tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

giovedì, giugno 28, 2007


"farsi un tatuaggio è come attaccare le tende,
stendere un tappeto
o piantare il primo chiodo nell'intonaco nuovo:
è decidere che hai traslocato." y*

domenica, giugno 24, 2007




cazzo, jj, è passato un anno.
certe cose io non le capisco.
il lavoro, gli impegni, le scadenze da rispettare, lo svegliarsi sempre presto, lo stress, le serate in ufficio che non finiscono mai, la stanchezza, l'alienazione: tutta roba che non conosco ancora e non mi appartiene, e che appunto non posso capire.
ma non riesco neanche a capire perchè sia passato un anno dall'ultima parola che ci hai fatto l'onore di lasciare su questo blog. alla fine, se proprio scrivere è impegnativo, bastava solo un commento tipo bel post questo, bella cazzata hai scritto, cose così, per dire "ehi, ci sono!". cinque secondi della tua vita ogni tanto per farci sapere che questo blog è anche tuo, e non solo perchè sei tu che hai avuto l'idea di crearlo.
ma forse cinque secondi sono troppi.
e io non riesco proprio a capire. f

sabato, giugno 23, 2007




al tabacchi non ci andiamo più da un pezzo, questo blog si è un pò fermato, giugno non ha ancora avuto l'onore di un post. così, giusto per riempire il vuoto e rompere gli indugi, eccomi a ticchettare forsennatamente sulla tastiera senza sapere dove andrò a finire, ancora un'altra notte e scrivo, non so nemmeno io per che motivo, forse perché son vivo, e voglio in questo modo dire "sono!" o forse perché è un modo pure questo per non andare a letto (vabbè, grazie guccini). la stanza è affollata di buio caldo e silenzio, la testa di pensieri svagati e sconnessi: ci sono dunque tutti i pretesti e i presupposti affinchè le parole disegnino rotte inconcludenti, come nei bei vecchi post di una volta, senza niente da dire in realtà se non il fatto di voler dire qualcosa, dove è il viaggio che conta e non l'approdo, che alla fine il vagare è sempre dolce, e non fa male subito. in un blog normale direi scusate l'assenza, visto che è un pò che non scrivo, ma questo non è un blog normale, che mi scuso a fare, probabilmente nessuno leggerà mai queste righe. comunque, dicevo, è un pò che non scrivo, non è colpa mia, è che ho avuto parecchie cose da fare in questo periodo (ah ah ah, cose da fare). perchè c'è stata la pioggia, le canzoni sotto di essa, il passato da prendere a pugni, l'equilibrio in cielo senza la certezza della terra sotto i piedi, i vecchi amici diventati grandi, i loro mattoni, i dubbi di qualunquismo (vabbè, ancora), l'immaturità, il violinista pazzo, le solite incrollabili incertezze sul futuro, gli abbracci, bologna, l'olimpia, il suo imperterrito sprecare occasioni, la curva, mio padre, la nutella, il mare, il sole sulla pelle, le cazzate varie, le albe, le ansie, le belle ragazze, quella che non si sa com'è entrata, quella in cui mi ci sono perso, il buco nello stomaco, le voglie prepotenti, i nuovi amici, i progetti, le birre, il pensiero lucente e purissimo come il diamante (vabbè, oggi va così), le solite illusioni, il teatro, le prove, gli applausi. tutta roba che se mi volto dico oh, va che non ho combinato un cazzo, nemmeno stavolta. però alla fine mi sono divertito, e va bene così.
va bene così?
il fatto è che non bisognerebbe voltarsi.
chi insegue è meglio che guardi avanti.
la settimana prossima porta con sè un bel carico di promesse (ah ah ah, le promesse). f