tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, novembre 30, 2007





mi sarebbe piaciuto dilungarmi a descrivervi nei particolari la magia di un concerto di bruce springsteen. avrei voluto raccontarvi che una delle cose che mi piace di più è l'affiatamento della e street band: tipo quando bruce e steve van zandt schitarrano uno difronte all'altro e poi si mettono a cantare nello stesso microfono, o quando gli basta un cenno impercettibile per comunicare con il batterista, o che mi piace un sacco quando il boss per un attimo si mette in disparte, e il palco viene riempito dall'enorme massa nera di clarence clemons e dal suono avvolgente del suo sassofono. avrei voluto dirvi che vabbè le canzoni nuove, vabbè quelle di the rising ma è quando parte il piano per introdurre she's the one che per me si comincia a fare sul serio. volevo vantarmi della mia militanza di fan accanito, giunto ormai al suo sesto concerto (e prossimo al settimo: chi viene il 25 giugno a san siro?). avrei voluto dirvi tutto questo, in questo post. invece, guarda un pò, mi tocca raccontare che verso la fine del concerto sono collassato per il classico calo di zuccheri. ebbene si: springsteen era lì che faceva born to run, la sua cadillac era lanciata a folle velocità sulla highway 9, wendy era sul sedile di fianco col vento nei capelli, e io cascavo per terra come un imbecille, come la classica vecchietta sulle tribune. svenuto, semplicemente, per qualche lunghissimo secondo, dopo un improvviso e rapido oscuramento della vista e le braccia che proprio non ne volevano sapere di star su a battere le mani. l'ultima cosa che ricordo è uno dei miei amici che mi vede barcollare e mi offre la bottiglia d'acqua, dopodichè ho solo la vaga e indistinta sensazione di venire sollevato di peso, per riprendere conoscenza solo qualche metro più avanti, all'interno del pit, dove quelli dello staff prima mi chiedono se sono italiano (ormai mi sono rassegnato all'equazione capelli biondi uguale straniero) e poi, devo ammettere con molta efficenza, mi portano acqua e zucchero.
che dire? una strana esperienza, che mi ha lasciato un pò spiazzato. è probabile che sia stata la stanchezza di svariate ore passate fermo in piedi, davanti ai cancelli (al freddo) e davanti al palco (al caldo sempre più soffocante della folla), unita alla frugalità di una cena a base di cracker. vero è anche che questi ultimi due mesi sono stati per me di forte intensità e accelerazione, di sonni e pasti irregolari, di sensazioni energia interazioni raccolte a piene mani, di cose che addirittura vorrei fare in più e non ho tempo (e dire che non lavoro!): può succedere che lanciando una cadillac a tutta velocità sul nastro di catrame della vita (bella questa, eh...) senza aver voglia di fermarsi, questa resti improvvisamente in panne o senza benzina. e se così è, mi sta bene, sono contento di questo periodo disordinato, in tutti i sensi, della mia vita. quello che conta è che nella foto qui sopra, da qualche parte, ci sia anch'io, e che quella magia che volevo dilungarmi a descrivervi l'abbia vissuta.
ad ogni concerto che vado da quattro anni a questa parte, con discreta dose di paranoia, mi porto sempre dietro due sacchetti di plastica per avvolgere, in caso di pioggia, il telefono e il portafoglio, memore del concerto di springsteen di quattro anni fa a san siro, inzuppato sotto un incredibile nubifragio (e memore delle ore passate dopo con il phon in mano per cercare di salvare il salvabile). d'ora in poi mi sa che il kit da concerto comprenderà anche due bustine di zucchero. f

csxqp: bruce springsteen - "born to run" (non l'avreste mai detto, eh?)

domenica, novembre 25, 2007





giocare a scacchi è davvero divertente, c'è qualcosa di molto affascinante in questo gioco. in quelle sessantaquattro caselle c'è più passione che in una tragedia shakespeariana: battaglie, duelli, delitti, sacrifici, vendette, lotte per il controllo del potere, alleanze, cospirazioni, attentati, fughe, rovesciamenti di fronte, trappole, e poi ancora valorosi alfieri, cavalli imbizzarriti, castelli impenetrabili, eserciti di soldati di ventura e al centro di tutto, come protagonisti più importanti della vicenda, un re e una regina, nobili amanti a capo di un regno messo sotto assedio.
vabbè, a parte questa interpretazione del gioco forse un pò troppo fantasiosa, ciò che indubbiamente rende gli scacchi così divertenti è il fatto che possiedano la perfetta razionalità di una complessa equazione matematica, e che allo stesso tempo abbiano bisogno, per essere giocati bene, di imprevedibilità e creatività: quasi sempre si porta a casa la partita chi riesce a intuire le soluzioni meno ovvie e convenzionali, chi vede cose che l'avversario non vede ed è capace di sorprenderlo laddove meno se l'aspetta. è un gioco che si fonda sul concetto di equilibrio, perchè ogni mossa crea opportunità e impedimenti per te e allo stesso tempo per il tuo avversario, e ogni pezzo, se piazzato bene, è potenzialmente capace di attaccare e difendere nello stesso momento. bisogna sapere dosare al punto giusto gli slanci di conquista e le costruzioni difensive, e non è facile. decisamente no, non è un gioco per gli impulsivi.
in definitiva mettere in azione la perfetta miscela di strategia, tattica e forza, tenendo conto di chi si ha davanti e di una situazione in continua evoluzione, e riuscire a dare scacco matto, è un arte.
ok, ormai avete capito che, come direbbe jj, mi ha preso la scimmia: scacchiera sempre nello zaino gioco (e perdo) volentieri ovunque capiti, che sia in biblioteca, a teatro o perfino da mcdonald, e sono pure diventato un frequentatore (quasi) abituale dell'accademia, un posto dove si aggirano maestri internazionali, campioni ceceni interpreti di kasparov, e vecchi baristi un pò andati che ti danno scacco matto mentre giurano ossessivamente di non saper giocare. inoltre fra una settimana farò il mio primo torneo (fra l'altro con l'orologio, aiuto!), dove però per avere speranze di fare strada devo augurarmi di incontrare solo quel genere di principianti che muove la torre in diagonale e fa l'arrocco con la regina.
vista questa mia recente passione per gli scacchi mi è venuta voglia di lanciare una sfida e proporre un esperimento. la sfida è quella riprodotta nell'immagine qui sopra: il bianco dovrebbe dare matto in tre mosse (presupponendo ovviamente per il nero mosse forzate, o comunque non svantaggiose). è un quesito che ultimamente ha dato a me e ai miei compagni di gioco parecchio filo da torcere, e muoio dalla voglia di sapere la soluzione: lo giro dunque con speranza ai lettori di questo blog, se avete voglia cimentatevi, e se lo risolvete vi offro una pizza. l'esperimento che vorrei lanciare è invece quello di una partita via blog, nei commenti di questo post: se qualcuno accetta attendo volentieri la sua prima mossa! f

csxqp: francesco de gregori - "scacchi e tarocchi"

mercoledì, novembre 21, 2007


ho notato come da un po’ di tempo a questa parte i ritrovi al TFC abbiano uno scopo terapeutico; come dietro alla marea di parole, battute, doppi sensi, volgarità, riflessioni, progetti, consigli e prese in giro ci sia l’esigenza di evadere, di leggerezza, di avere una valvola di sfogo, una camera di decompressione cui attingere, una via di fuga che ci faccia rifiatare dopo una giornata vissuta nella mediocrità… e così sento di poter essere eccessivo, baraccone, cinico, sfrontato, pedante, sopra le righe, oltre i limiti del buon gusto… si va a briglie sciolte, senza direzione, senza freni, senza guida, dando libero sfogo ad ogni idea. Qualsiasi cosa pensi sembra così avere liceità di essere detta, sia essa una verità scientifica o una madornale cavolata, e ogni pretesto diventa buono per costruirci sopra storie e tormentoni, fino a notte fonda.
Io ne dico tante, e se inevitabilmente vi porto allo sfinimento scusatemi, ma era tanto che non mi divertivo così, che non avevo la mente sgombra quasi non ci fosse un domani di cui preoccuparsi, almeno per una sera. y*

lunedì, novembre 19, 2007


non ero molto convinto, di scrivere, di raccontarvi del concerto degli Interpol, di parlarvi di una serata così, senza infamia e senza lode, ma visto che poco ne sapete mi sembrava giusto quantomeno darvi qualche dritta, perché non sono malaccio, e non tutto è da buttare, ma se martedì siete stati a casa forse non avete avuto del tutto torto. Brevemente vi posso dire che hanno suonato bene, acustica pulita, voce chiara e netta, niente sbavature, solo un repertorio un po’ floscio, ripetitivo, per certi versi monocorda, e un atteggiamento asettico, incapace di coinvolgere il pubblico, giusto un grazie ogni tanto, e via una canzone filata all’altra.
E così ho trascorso due ore a chiedermi se stessero suonando ancora lo stesso brano o se l’aperol preso al bancone fosse farcito, se il chitarrista non avesse un caldo terribile in camicia, giacca e cravatta, se la “rossa” due file più avanti fosse anche carina oltre ad avere un fisico mozzafiato, se l’impianto di aerazione fosse guasto, se a casa avrei trovato del latte…
A prescindere da quanto successo vi consiglio di ascoltare “Antics”, il loro secondo album; “Evil”, “Slow Hands” e “Narc” sono delle vere perle, e se non fosse stato per loro a quel concerto neanche ci sarei andato. y*

giovedì, novembre 15, 2007





ho di recente scoperto un posto, a due passi da san babila, che è un piccolo concentrato di servizi intelligenti, utili, pratici, e soprattutto gratuiti, dunque accessibili a tutti. ospita incontri su svariati temi, organizza mostre, corsi di lingue, dibattiti, ma ci si può anche andare semplicemente per sedersi a leggere un giornale. soprattutto si può usarlo per mettersi in contatto con le associazioni di consumatori, oppure ottenere, sempre in modo gratuito, consigli e consulenze legali su certi temi. si chiama negozio civico, ed è una bella definizione: distribuisce idee, occasioni di partecipazione, spazi di confronto, aiuto: in breve, civiltà. faccio questa specie di spot perchè a scoprirli, certi posti, diventano una piccola preziosa risorsa, un pò come le biblioteche. e poi perchè le cose belle vanno pubblicizzate, e non mi va di parlare solo di cose brutte, in questo post.
già, veniamo al dunque: vi ricordate la mia busta paga da -53 euro? ormai risale a circa un anno fa, ed era al centro di una piccola storia ignobile che all'epoca su queste pagine ispirò ben tre post, carichi di rancore e dubbi. vi promisi un quarto e conclusivo capitolo della saga per chiudere il tutto, e per vari motivi arriva solo oggi, perchè solo qualche giorno fa ho avuto l'opportunità di mostrare quella busta paga ad un avvocato, esperto di diritto del lavoro, che fa volontariato gratuito nello spazio che vi ho raccontato prima. e così mi ha confermato senza ombra di dubbio che una cosa del genere semplicemente non può esistere, non si può andare in negativo, è una busta paga palesemente non corretta: non si possono applicare ad un giorno di lavoro le trattenute di un mese. l'avessi impugnata avrei probabilmente ottenuto un risarcimento, ma in quel periodo avevo altri pensieri cupi per la testa, dunque non me ne rammarico. ma la consapevolezza di avere ragione non è tanto una consolazione, quanto piuttosto l'occasione per constatare che da allora è passato un anno di un governo che si professa di sinistra e ancora sul tema della precarietà non è cambiato niente. era una priorità, non ci hanno nemmeno provato. e vista la precarietà stessa di questo governo dubito che mai ci proveranno, ed è un'occasione persa per ridare la parvenza di un futuro a questo paese. che delusione. f

csxqp: ska-p - "e.t.t.s"

martedì, novembre 13, 2007





ho scritto poco ultimamente, anche per me: capita di restare a bocca aperta di fronte alla densità e alla lunghezza di un mese (e mezzo, ormai) improvvisamente traboccante di cose, persone, situazioni, nuove amicizie. capita di riconoscere in ciascuna pienezza la meraviglia di una sorpresa. capita di spalancare le finestre per fare entrare tutta l'aria e la luce possibile, di affacciarsi per voltare le spalle e non vedere il disordine nella stanza, e di non avere risposte per il grande mistero che governa la frittata. capita di andare sempre ostinatamente a caccia della poesia, trovarla in tutto questo e sapere che è carne, farina e zucchero. f

csxqp: giovanni allevi - "panic"

mercoledì, novembre 07, 2007


dopo averci pensato più e più volte, a distanza di mesi, ho infine preso forza e coraggio, e mi sono deciso: è necessario che il blog parli di sua eccellenza Dave Grohl, che ci sia un post che racconti delle gesta di questo musicista, del suo genio (e sregolatezza). Ai più sembrerà strano, ma non posso esimermi dall’ammettere tutta la mia ammirazione per chi ha fatto parte di una delle band più significative degli ultimi vent’anni, chi ha saputo superare a testa alta la fine di un gruppo e riprendere la via della musica con un progetto nuovo e originale, chi è stato capace di reinventarsi spiazzando tutti, chi non si è venduto per due soldi speculando sul passato, chi lavora con dignità e serietà, chi vive senza prendersi troppo sul serio divertendosi. Tutto questo è Dave, membro dei Nirvana, fondatore e leader dei Foo Fighters, ideatore e batterista del progetto Probot, nonché percussionista nel miglior album dei Queens of the Stone Age. E dire che non era stato “amore” a prima vista, ai tempi in cui condivideva il palco con Kurt Cobain e Krist Novoselic non era nient’altro che uno dei tanti, bravino, ma niente di più. La svolta si è avuta dopo, nel momento più difficile, quando era importante prendere in mano le redini con forza, assumendo decisioni difficili. E così è saltato fuori come non ce lo si aspettava, scanzonato, istrionico, creativo, musicalmente ineccepibile, animale da palco. Video incredibili, voce da vendere (ho assistito a due concerti), rock a palate.
Giusto per solleticarvi la memoria, vi ricordate “footos”, la parodia delle caramelle Mentos. E che dire di “Learn to Fly” ed “Everlong”? semplicemente spettacolari!!! Canzoni come "Monkey Wrench", "My Hero" e "Best of You" non entreranno negli annali di storia, ma hanno energia da vendere. Infine, se non ne avete ancora avuto abbastanza e volete farvi un’idea sul personaggio guardatevi la sua partecipazione agli EMA '07, e allora capirete, non potrete che essere concordi, è un genio. Lunga vita Dave! y*