tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, novembre 29, 2010


"la verità è un'opinione condizionata dal tempo, dal luogo, dagli interessi, e sforzarsi di prenderla al laccio è più assurdo che acchiappare il vento.”

mi piacerebbe rendere omaggio ad una grande scrittrice, una giornalista che colpevolmente ho scoperto solo di recente, e che gradualmente ho iniziato ad apprezzare, scardinando l'ingannevole immagine che di lei avevo colto dai media, ma temo di non renderle giustizia, perchè una figura così complessa e sfuggevole meriterebbe ben altra menzione...

"qualsiasi cosa è vera solo in parte, falsa solo in parte, e il giusto e l'ingiusto si mischiano, e coloro che rispetti possono deluderti, coloro che disprezzi possono commuoverti.”

...vedo immagini di lei al seguito delle truppe americane nel Vietnam, la vedo armata di registratore mentre intervista i potenti della terra, la vedo piangere delle umane debolezze, la vedo polemica discutere col padre, la vedo a Città del Messico falciata da una raffica di mitra, la vedo a colloquio con Pietro Nenni e Willy Brandt, la vedo a Cape Kennedy scambiare battute con gli astronauti, la vedo interrogarsi sulla fede e sul significato della vita e della morte, la vedo correre bambina in una Firenze sventrata dalla guerra, la vedo staffetta partigiana schivare le bombe, la vedo insegnare ad amare la vita, la vedo esule a New York, la vedo corrucciassi davanti alle questioni esistenziali, battersi per i valori in cui crede, arrabbiarsi per l'ottusità del potere... la vedo, o forse solo la immagino, perché era molto riservata, o così mi è parso di intuire, perchè là dove le parole pesano come macigni non c'è bisogno dell'immagine, perchè la penna fa più male della spada, e un protagonismo eccessivo rischia più di distogliere che di focalizzare l'attenzione.

"non si viene al mondo solo per fabbricare formaggio, cioccolata, orologi. Si viene per vivere orgogliosamente il miracolo d'essere nati, e per ribellarsi ai privilegi, alle ingiustizie, alle schiavitù.”

E' quattro anni che è morta, e qualche ignorante sicuramente se ne rallegrerà, qualche ottuso integralista farà festa, ma a me spiace, perchè anche se si può non essere d'accordo con le sue idee è anche vero che non le si può non riconoscere una ricchezza espressiva senza eguali, una franchezza e libertà di pensiero frutto di una vita appassionata di ricerca, un convincimento profondo che è anche consapevolezza di sé e del mondo. Con questo non voglio dire che non abbia titubato, che non si sia costantemente interrogata, che non abbia cercato un confronto, ma aveva maturato una certa visione del mondo, che non coincide necessariamente con quella comune, ma nella quale credeva profondamente, perché nel mondo aveva vissuto, perché la guerra l'aveva prima subita e poi cercata, perché comprendeva i meccanismi del potere, perché della storia era stata un testimone diretto. Forse è proprio questo che mi piace di lei, il fatto di aver vissuto tutto in prima persona, intensamente, rigettando l'opzione più semplice, andando a cercare il fronte, il contatto diretto, la realtà degli eventi, la verità, sporcandosi le mani, vivendo pericolosamente, scontrandosi col potere, per capire.

"io sono qui per capire gli uomini, cosa pensa e cosa cerca un uomo che ammazza un altro uomo che a sua volta lo ammazza. Sono qui per provare qualcosa a cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre. Sono qui a spiegare com'è ipocrita il mondo quando si esalta per un chirurgo che sostituisce un cuore con un altro cuore; e poi accetta che migliaia di creature giovani, col cuore a posto, vadano a morire come vacche al macello per la bandiera. E' da quando sono al mondo che mi rompono l'anima con la bandiera, la patria, in nome di queste sublimi sciocchezze mi impongono di uccidere, essere uccisa, e nessuno mi ha ancora detto perché uccidere per rapina è peccato, uccidere perché hai un'uniforme è glorioso.”

E' stata una donna che ha saputo vivere la grande storia al fianco dei protagonisti: nel momento topico dell'avventura dell'uomo nello spazio è stata per oltre un anno al fianco degli astronauti, nella crisi indio-pakistana ha cercato di comprendere le ragioni dell'una e dell'altra parte incontrando Alì Butto e Indira Gandhi, ha affrontato la questione palestinese intervistando Golda Meir, Arafat e Hussein di Giordania, ha vissuto l'atrocità della guerra del Vietnam illustrandone le dinamiche con le parole di Henry Kissinger, Nguyen Van Thieu e del Generale Giap, ha seguito il suo compagno nel movimento di resistenza contro il governo dei colonnelli, ha documentato la rivolta studentesca in Messico scampando miracolosamente alla morte, ha partecipato alla guerra del golfo al fianco delle truppe alleate...

"perché ci vieni, alla guerra? potrei dire perché credo nel mio mestiere, nell'aspetto morale del mio mestiere. Sarebbe una risposta, e in fondo lo é. Potrei dire perché voglio spiegare la guerra a quelli che non la conoscono. Sarebbe un'altra risposta, e in fondo lo é. Ma la ragione ultima è una ragione egoista: sono alla guerra perché voglio capirla. Si é sempre attratti dalle cose o dalle persone che non si capiscono.”

in quest'ottica l'immagine che ho di lei è quella di una persona che documenta e si interroga, ci interroga, spronandoci a comprendere, a farci un'idea, un'opinione, perché forse non c'è peggior cosa dell'ignorare. E' in questo senso che vanno interpretate le sue interviste, i suoi articoli, i suoi libri, sono uno strumento per capire, o almeno così è stato per me, perché nei suoi scritti ho colto più di quanto si possa trovare nei libri di storia, perché affianco all'esposizione dei fatti c'è anche un continuo interrogarsi che dovrebbe spingere noi, i lettori, a porci domande cui forse non avremmo mai pensato.

"a cosa serve nascere a cosa serve morire? serve ad essere uomini anziché alberi o pesci, serve a cercare il giusto perché il giusto esiste, se non esiste bisogna farlo esistere, e allora l'importante non è morire, è morire dalla parte giusta.”

Spero di avervi insinuato il dubbio, avervi aiutato a capire, avervi indotto a riscoprire una donna, una scrittrice, una giornalista della quale si è tanto parlato ma della quale forse poco si è letto. Grazie Oriana. y

"il dubbio è la qualità che ammiro maggiormente nell'uomo, diceva Karl Marx. E lo dico anch'io. Su quello ci troviamo d'accordo, io e lui. Anche su qualcos'altro, forse. Ma, di certo, su quello."

clxqp: oriana fallaci - "niente e così sia"

domenica, novembre 21, 2010





probabilmente non raccoglieremo premi, nè mieteremo riconoscimenti, nè tantomeno faremo incetta di palmizi, leoni o statuette dorate. eravamo no budget (suona molto meglio di squattrinati!) e con grande probabilità lo resteremo. probabilmente non susciteremo applausi o lunghi minuti di standing ovation ma, quando si accenderanno le luci, solo ciglia aggrottate, fronti corrugate, sguardi perplessi e disorientati, espressioni esterrefatte su volti di malcapitati spettatori.
credo sia tuttavia una piccola impresa degna di gloria l'aver portato a termine questo cortometraggio, colmando con passione ed entusiasmo evidenti limiti di mezzi e competenze, ed essere riusciti ad apporre la parola fine su un progetto durato, fra mille fatiche e difficoltà, ormai un anno e mezzo (in realtà mentre vi scrivo è ancora sotto limatura di montaggio e bisogna correggere alcuni piccoli problemi tecnici, ma insomma, siamo in dirittura d'arrivo). spinti dalla curiosità di vedere come funziona la macchina cinematografica, abbiam provato a metterla in moto, con totale sfrontatezza, per vedere cosa succede, e abbiamo ora qualche piccolo callo sulle nostre mani da artigiani, sicuramente un pò più pratiche a maneggiare i ferri del mestiere. dove porterà tutto questo non lo so ancora, l'associazione culturale, i bandi dei festival, altri cortometraggi, chissà, sono tutte incognite che affido al futuro, resto curioso e aperto ad ogni svolta.
ma la cosa che conta di più è che a fare tutto questo ci siamo divertiti davvero un sacco: spero di esser riuscito a restituire un po' dell'atmosfera giocosa che si respirava sul set con questo piccolo backstage in cui fanno capolino un pò tutti, anche y con cerone bianco e bombetta, a stemperare in un sorriso la tensione dopo un incoraggiamento lanciatogli dagli spalti.
in qualità di aiuto regista e direttore di produzione sono quindi lieto di invitarvi in via ufficiale alla prima proiezione pubblica di quest'opera (d'arte non lo azzarderei, è una parola grossa), il prossimo 3 dicembre, a castellanza. per chi volesse tutti i dettagli qui c'è la cartolina dell'evento.
vi aspetto dunque numerosi. e mi raccomando niente lanci di pomodori! f

csxqp: dire straits - "sultans of swing"

domenica, novembre 14, 2010


"ci sono grandi amori che rimangono unici e ti restano dentro per il resto dei tuoi giorni, a volte facendoti star male, altre lasciandoti in pace, ma sempre lì pronti a saltar fuori e a rovinarti la vita nel caso le cose cominciassero ad andarti meglio"

c'è un non so che di verità in questa frase, perché certe ferite stentano a rimarginarsi, ma non è necessariamente sempre così, perché spesso ai grandi amori se ne sostituiscono degli altri, e così il loro ripresentarsi diventa un dolce ricordo, perché si è sereni nell'animo, si è fatto un passo avanti, si è andati oltre, e quindi non possono più turbarti... io l'ho sempre vissuta così, e anche se adesso ho il mio bel scheletro nell'armadio, che ancora mi spaventa, e mai vorrei rivedere, come mai vorrei sapere della sua vita, perché questo vorrebbe dire ricadere nel baratro, in un futuro potrei cambiare idea, non solo perché il tempo allevia le pene, ma perché provando un sentimento per un'altra persona la mente smette di torturarti permettendoti così di vivere lasciando il passato al passato. Forse è brutto da dirsi, ma credo veramente che sia così, finché non si volta pagina, finché qualcosa non subentra a quel vuoto la testa tenderà sempre ad andare lì, facendoti penare... forse crogiolarci nel dolore è un qualcosa che inconsciamente ci piace, ma forse anche no. y

clxqp: martin millar - "io, suzy e i led zeppelin"

martedì, novembre 02, 2010





grandinava. i colpi secchi sul vetro spesso della finestra sembravano l'assolo di un batterista ubriaco. jack era da solo nell'ufficio, solo con svariati cumuli di carta, documenti e scartoffie ingialliti, una sedia e una scrivania. sulla scrivania c'erano solo una bottiglia di wild turkey, una penna, un telefono e un foglio di carta, non altro. sul foglio di carta c'era solo quest'indirizzo: 152, westdolber road, e un enorme punto interrogrativo alla fine dell'indirizzo.

type type type type type... rieccomi improvvisato scrittore. volevo scrivere un racconto a quatto mani con fau e quasi per gioco ho buttato giù al volo queste righe, senza un soggetto preciso o un'idea di dove potessero portare, così tanto per avere un'inizio su cui lavorare. poi però non sapevamo bene cosa far fare al malcapitato jack, con le sue scartoffie, il suo whiskey e il suo interlocutorio indirizzo, così alla fine l'abbiamo abbandonato lì, solo nel suo ufficio, optando per un altro soggetto. solo che quest'incipit non mi sembra poi malaccio, va sicuramente limato e migliorato, ma è pieno di potenziali snodi drammaturgici, e mi spiace buttarlo via. perciò mi rivolgo allo spirito narrativo che si nasconde dentro di voi e vi chiedo: qualcuno ha voglia di aiutarmi a portarlo avanti? f

csxqp: the velvet underground & nico - "the black angel's death song"