tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, febbraio 23, 2013



e così, non so se più per caparbietà o più per incoscienza, o per la consapevolezza improvvisa che forse un treno così non sarebbe ripassato più, alla fine in questo paese ci siamo andati, in barba ai potenziali pericoli e a chi ha provato a dissuaderci dall'affrontare questo viaggio: senza troppi timori ci siamo inoltrati in coloratissimi e affollati mercati e siamo saliti sugli autobus (fra l'altro proprio per colpa di un autobus sbagliato al check point sul confine con la cisgiordania ci siamo arrivati a piedi, non proprio un esempio di turismo prudente e responsabile). però ci siamo ben presto resi conto che i giovani soldati, i mitragliatori e i controlli ai raggi x da queste parti costituiscono una triste routine.
abbiamo camminato sulla lunghissima spiaggia di tel aviv fino al vecchio porto di jaffa, abbiamo oltrepassato i graffiti sul triste muro grigio che divide israele da betlemme e dalla palestina, e abbiamo arrancato sotto il sole cocente nel deserto di masada, inerpicandoci in canottiera e copricapi di fortuna fino alla cima della rocca e ammirando dalla vetta della fortezza le sponde depresse del mar morto.
ci siam fatti trovare impreparati di fronte allo shabbat e a tutte le stazioni chiuse alle quattro e mezza del pomeriggio, e abbiamo vagato in un'enorme autostazione semideserta in cerca di una qualsiasi informazione espressa nel nostro alfabeto, senza naturalmente trovarla, però siamo anche stati bravi ad arrangiarci rimediando un passaggio su un taxi collettivo.
gerusalemme è una città per certi versi incredibile, capace di mutare profondamente il suo aspetto e l'atmosfera che vi si respira nel giro di poche vie: marche occidentali e infrastrutture per turisti, bancarelle di cianfrusaglie e suq regno della più serrata contrattazione, dedali di scoscese vie di pietra e strade appena un po' più larghe, dove incontri solo i cappelli neri, le barbe e i riccioli degli ebrei ortodossi.
mi è piaciuto ascoltare i canti dei muezzin che dall'alto dei minareti abbracciano i tetti della città all'imbrunire, mentre passano furtivi ombre di gatti e odori di spezie portati dal vento. mi è piaciuto il profumo intenso che ti resta sulle mani dopo aver toccato la pietra della deposizione all'interno della basilica del santo sepolcro. mi è piaciuto il pane al sesamo che ti devi condire tu aprendo un pacchettino di sale e origano che ti vendono insieme, e l'aspra dolcezza del succo di melograno fra un felafel e l'altro.
ci siamo messi una kippah in testa e ci siamo avvicinati al muro del pianto, dove le cicatrici della roccia sono suturate dalle cicatrici umane. vi abbiamo appoggiato la mano e fra il dondolio sommesso degli ebrei in preghiera abbiamo lasciato anche noi un piccolo biglietto accartocciato.
ormai già più vecchi di lui abbiamo seguito i luoghi di gesù, la grotta, la via dolorosa, la crocefissione, il santo sepolcro. ma sicuramente il posto più bello legato alla sua vita è il monte degli ulivi: il panorama di gerusalemme visto da lassù è davvero uno spettacolo.
a betlemme, bisognosi di un bagno, abbiamo approfittato della gentilezza di un vecchio palestinese, che ci ha condotto a lungo, carico di borse della spesa, per le strade della città, bussando via via alle case di tutte le persone che conosceva per farci aprire: alla fine abbiamo trovato ospitalità nell'abitazione di un fornaio intento a preparare il pane.
mi ha colpito molto la spianata del tempio, la cui imponenza e ampiezza e spaziosità spiccano per contrasto rispetto al labirinto di piccole vie anguste che costituisce il cuore della città vecchia: la luce e la spoglia estensione del posto rendono improvvisamente difficoltoso tenere gli occhi del tutto aperti.
in definitiva questo viaggio, così ricco di fascino e situazioni suggestive, così avventuroso e così lontano dall'europa e dalle città a cui siamo abituati, mi è piaciuto un sacco. sono davvero contento di aver messo da parte rischi e dubbi ed aver colto al volo l'occasione di poterlo fare.
piccola riflessione laica e atea: gerusalemme è un affascinante crocevia di religioni, un centro nevralgico di mille fedi e devozioni diverse, e liturgie di cui spesso nemmeno sapevo l'esistenza: non solo ebraismo, islam e cattolicesimo, ma anche greci ortodossi, copti e apostolici armeni, rivestono di sacralità le sue strade di pietra. pur tuttavia non si ha mai la percezione di un punto di contatto: questi culti si osservano da lontano, provano a convivere, si tollerano, sono spesso vicinissimi, a volte perfino si sfiorano, ma l'impressione è che non riescano mai a toccarsi, a parlarsi, a comunicare insieme.
ciò che inoltre mi colpisce una volta di più è come la religione sembri fallire nel mostrare la luna: è sul dito che la indica che concentra tutte le sue attenzioni e tutti i suoi sforzi. troppi riti da compiere, e troppe rigide prescrizioni da osservare. in altre parole: i fedeli e i credenti adorano e venerano un sepolcro, un muro, un cubo nero, ma sembrano dimenticare così spesso la fratellanza, l'armonia e la pace che essi dovrebbero rappresentare.
così il vero miracolo che mi lascia a bocca aperta, e non smetterà mai di stupirmi, colmandomi sempre di fede nel mondo e devozione verso il futuro è dato dalle persone che riescono a parlarsi e a comunicare, a costruire legami e amicizie, a percorrere pezzi di strada insieme, a condividere un'idea, a entusiasmarsi per un progetto, a intraprendere un viaggio, a lasciarsi riempire dall'incredibile magia dell'essere innamorati. voglio dire: non c'è fede per me più grande, e non riesco a immaginare niente di più sacro, dell'energia che si sprigiona da tutto questo.
di fronte a questo mi inchino, mi inginocchio, mi prostro: non ho bisogno di dei, profeti o messia, nè di reliquie o segni del loro passaggio, per essere consapevole della meraviglia di quanto mi circonda. f

csxqp: fabrizio de andrè - "smisurata preghiera"

sabato, febbraio 02, 2013



vadano a quel paese i guerrafondai di ogni tempo, convinti che il dolore altrui possa essere in grado di lenire il proprio. vada a quel paese ogni pietra, ogni bomba, ogni missile. vada a quel paese la religione, che mai come in questo caso si è dimostrata qualcosa di profondamente inutile e impotente. vada a quel paese chi pensa che costruire un muro che divide le persone possa essere una soluzione.
vadano a quel paese i palestinesi islamici, che instillano terrore permanente nella quotidianità di una cosa così semplice come salire su un autobus o fare la spesa al mercato. vadano a quel paese gli israeliani ebrei, che hanno dimenticato così in fretta cosa voglia dire essere perseguitati e subire la prepotenza. e vadano a quel paese i cristiani d'occidente, d'europa e d'america, che non hanno capacità e volontà di risolvere la questione.
ed io, che in questo paese ci vorrei andare, osservo con rassegnata speranza i bollettini della farnesina e le notizie dei telegiornali, in cerca di una sicurezza che forse non ci sarà mai.
una terra così bella merita sicuramente ben altra sorte. f

csxqp: ska-p - "intifada"