tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

giovedì, agosto 29, 2013



basta un breve giro in germania, parlando con le persone che ci vivono e ci lavorano, per cogliere in tutta la sua limpida evidenza quella che secondo me è la vera essenza dello spread con l'italia, il fondamento cioè del divario, netto e in continua espansione, che divide questi due paesi e queste due culture. la verità, così semplice e così banale, è che questo divario si misura fondamentalmente intorno ad un unico concetto, quello di rispetto e applicazione delle regole.
non voglio dire che le regole siano qualcosa di intoccabile: spesso rompere una regola è il primo passo verso la creatività o una presa di coscienza, e combattere una regola sbagliata è non solo giusto, ma doveroso. però colpisce profondamente constatare come la differenza fra i due paesi sia probabilmente riconducibile tutta a questo punto: laddove in germania le regole sono un punto fermo della convivenza civile, qui in italia ogni regola è solamente il preludio ad una scappatoia.
e ciò, per altro, vale ad ogni livello, dal più basso (quando al semaforo scatta il rosso, ma non ci sono macchine in giro, noi ci sentiamo in diritto di attraversare la strada senza problemi mentre i tedeschi, irremovibili, senza battere ciglio, aspettano pazienti che torni il verde) al più alto (le recenti vicende del più famigerato uomo politico italiano sono difficilmente immaginabili mella germania di oggi, dove i ministri si dimettono quando vengono accusati di aver copiato una tesi di dottorato).
non so dire se sia una questione storica, culturale o politica, o com'è più probabile un misto di tutti questi fattori , ma va da sè che da questo punto si dipanano tutta una serie di situazioni che pesano moltissimo sul grado e sulla velocità di apertura della forbice che ci divide: la meritocrazia, l'efficenza generale, la sostenibilità economica del sistema (non solo i tedeschi ma anche gli italiani che lavorano in germania tendono, chissà come mai, a pagare le tasse) e di qui parecchi altri meccanismi virtuosi fanno si che in sostanza, grazie al rispetto delle regole, un paese funziona ed evolve, mentre l'altro, grazie al loro costante aggiramento, gira a vuoto e rimane sempre fermo.
l'italia è così tanto più bella della germania che soffro terribilmente per tutto questo spreco probabilmente irreversibile. ho il timore che il giorno che riusciremo a guardare appena più lontano del solito e capire quanto peso abbia la credibilità di una regola per il funzionamento di un paese, sarà comunque troppo tardi. f 

csxqp: ludwig van beethoven - "sinfonia n. 9 in re minore, op. 125"

martedì, agosto 20, 2013


dopo due settimane, a spasso, in un altro continente, fra catene montuose e monasteri, dal Kashmir al Ladakh, mi ritrovo a casa, felice, per quello che ho vissuto, e per quello che ho ritrovato, e che solo ora capisco quanto mi sia mancato…

la musica, avvolgente, onnipresente, ad alto volume, che mi allieta, come sottofondo o protagonista di giornata, stimolandomi a pensare, a coglierne il significato, o mi spinge a cantarne i versi, con violenza, scaricando stati d’animo ed emozioni…
il mio letto, con le lenzuola fresche, il cuscino morbido, e quella intimità che non ti permette di abbandonarlo, se non con grave sforzo…
la colazione, nella quiete, fatta di caffelatte e biscotti, brioches e savoiardi, fette biscottate e marmellata, un momento in cui riconciliarsi col mondo, con calma e tranquillità…
la bicicletta, lo strumento delle mie evasioni, fisiche e mentali, il mezzo che mi spinge ad uscire di casa ed esplorare la città, anche senza motivo, purché si vada…
gli amici, le persone che fanno parte della mia vita, che mi vogliono bene, con cui ho lasciato aperti discorsi e progetti… ci sono viaggi da organizzare, idee da condividere, impegni da perfezionare, attività da riprendere, lavori da sviluppare…

è bello partire, ma è anche bellissimo tornare. y

csxqp: manuel agnelli feat. vasco brondi - “oceano di gomma”

giovedì, agosto 01, 2013


Qualche tempo fa scrissi del senso di libertà che sa regalare la bicicletta, dell’emozione del vento sul viso e del sole sulle spalle, della leggerezza del suo incedere, della fisicità nel suo essere estensione del proprio corpo, della sua capacità di rivelarci il mondo ad una velocità adeguata alla vista, del suo potenziale, e del suo farti sentire, nella fatica, vivo…
adesso, a distanza di anni, qualcosa è cambiato, il rapporto si è intensificato, e ciò che prima era un semplice mezzo di svago ora è un fondamentale compagno di vita… tutto è iniziato con il “bike film festival”, una serie di cortometraggi, film, documentari, dedicati al mondo del pedale, del senza motore, e a ciò che ci gira intorno, come le gare amatoriali e l’abbigliamento, i raduni e l’associazionismo, il bike sharing e la mobilità urbana. Affascinato da questo microcosmo ho cercato di approfondire, iniziando dalle basi, la meccanica. La verità è che lavorando in ufficio, e vivendo in una metropoli come Milano, mi sono reso conto di sentire la mancanza della “manualità”, dell’avere un contatto fisico e diretto con la materia, così ho pensato che non ci fosse nulla di meglio che unire l’utile al dilettevole e riappropriarmi di questo aspetto frequentando un corso di ciclomeccanica… è stato un mese fatto di copertoni e camere d’aria, mastice e toppe, pedivelle e pignone, mozzo e cuscinetti, grasso e chiavi da 15mm, in un ambiente ristretto ma accogliente, una grotta di alì babà, dove trovare piccoli tesori dimenticati, anche sotto forma di pezzi arrugginiti, nonché assistenza e ricambi, una pasta con un bicchiere di vino, ma anche un luogo dove scambiarsi impressioni e opinioni, progetti e programmi, informazioni e consigli… e così ho incominciato a smanettare sul mezzo, ad apporre le prime modifiche, togliendo marce e orpelli, sostituendo il manubrio e i pedali, ungendo la catena, grattando via la ruggine… e poi ho macinato i miei primi chilometri, con costanza, giornalmente, affrontando i primi problemi, le forature, il traffico, le strade dissestate, ma pedalando sempre con gusto, con il sorriso sul volto, la mente leggera, e la musica nelle orecchie…


Approfittando della “bella” stagione ho deciso di non rinnovare l’abbonamento ai mezzi pubblici, ho tentato la sorte, affidando completamente la mia mobilità alla bicicletta… è stato un mese interessante, ricco di spunti, in cui mi sono fatto le gambe, e non solo… ho rafforzato alcune convinzioni, scoperto nuovi trick, capito il fascino profondo che sottende il pedalare… mi diverte scattare, sentire la bici sbacchettare, impennarsi per la velocità, per la spinta forsennata esercitata sui pedali, e rombare fermo al semaforo, facendo imbizzarrire il “cavallo”, stando in equilibrio su una ruota, cercando di tenerlo a bada, in attesa del verde, quando, a briglia sciolta, si scatena, con una sfuriata tanto breve quando incontenibile… ma adoro anche pedalare lentamente, guardandomi in giro, cercando lo sguardo delle persone, le particolarità dell'ambiente urbano, delle sue strutture, e inventarmi nuovi percorsi, incurante dei semafori, dei sensi di marcia, dei divieti… e così riscoprire la città, soprattutto la sera, quando la quiete si rimpossessa delle strade… allora mi capita di abbandonare le braccia, lasciandole penzoloni lungo il corpo, sfidando le sconnessioni dell’asfalto, l’imprevedibilità dei pedoni, e l’arroganza delle macchine… è una cosa che ho imparato recentemente, su cui mi sono esercitato, e che sto cercando di perfezionare, perché mi era sempre risultato difficile, per non dire impossibile… ma adesso, capito l’arcano, piano piano miglioro, acquisto controllo, prendo sicurezza, quella stessa che mi farà cadere punendomi per tanta superbia. E poi mi trovo a gareggiare, con l'autobus, le auto, i motorini, i ciclisti, me stesso… soprattutto ora, con l’i-phone, ed i mille programmi per calcolare distanze, velocità, tratti, così riscopro una città ricca di tracciati, piccoli circuiti, che grazie al satellite possono essere riconosciuti, catalogati, e tu entri a far parte di una classifica, cercando di migliorarti, di guadagnare posizioni, ambendo ad un piazzamento, magari a ridosso del podio… perché la bici è anche questo, una sfida, non solo metaforica, ma anche fisica, fatta di chilometri e minuti, o meglio secondi… così adesso mi lamento della scarsità del mio mezzo, poco performante, e vorrei averne uno migliore, per esprimere appieno il mio “potenziale”… e allora perché non pensare ad un nuovo acquisto, ho solo l’imbarazzo della scelta, perché è tutto un fiorire di negozi, rivenditori on-line, laboratori artigianali, fiere… quello che era un mondo di nicchia riservato a pochi intenditori cultori ora è un fenomeno di massa, che influenza e coinvolge tutti gli ambiti del sociale.
La cultura del pedale ha così generato una molteplicità di movimenti, anche di rivendicazione e protesta, e fra questi il critical mass... l'appuntamento è ogni giovedì sera alle 22.30, in piazza mercanti, e da lì si parte in gruppo festosi e chiassosi per invadere la città, occupandone le vie, bloccando all'occorrenza il traffico, facendo sentire la nostra presenza, esprimendo il nostro disappunto e dissenso, la contrarietà alla politica del petrolio... non dovrei dirlo, ma del critical mi piace soprattutto la forza, e la violenza che ne può derivare, perché è il momento in cui il ciclista, solito a soccombere nei confronti dell'automobilista, può rialzare la testa, tirare fuori il petto, e rispondere ai soprusi cui quotidianamente è soggetto... sorrido e gongolo nel vedere gli automobilisti incazzati, fermi in colonna, ad aspettare che noi si decida di proseguire, impotenti davanti alla massa, alla sua volontà... ci prendiamo gli insulti, i clacson, le maledizioni, i tentativi di investimento, col sorriso, ma fino a un certo punto, perché a tutto c'è un limite, e la massa può diventare (giustamente) cattiva, con chi esagera... su questo aspetto c'è spesso dibattito, ma io penso che in ogni contesto ci sia uno spaccato della società, e sulla strada, come nella vita, ci sono le più svariate tipologie di persone, con il loro carattere, la loro intelligenza o stupidità, che ne determina il comportamento... ultimamente mi è capitato di bloccare una macchina, per permettere il passaggio in tranquillità agli altri ciclisti... ho avuto la mia dose di stromabazzate e male parole, ma non ho mai distolto lo sguardo, mai accennato a rispondere, e tantomeno mi sono spostato, anche perché ho sentito l'abbraccio protettivo della massa, la sicurezza del suo appoggio in caso di difficoltà, e così ho atteso, imperturbabile. Ma a parte questo andiamo felici, dritti (o storti), per la nostra strada, anche se non esiste, perché non c'è un percorso, ogni sera è diverso, come diversi siamo noi, rincasando ben oltre la mezzanotte, soli...

Dopo aver definitivamente abbandonato la macchina, due anni fa, la bicicletta è diventata la presenza costante e imprescindibile della mia vita: che si tratti di andare al lavoro, a far la spesa, in biblioteca, di incontrare gli amici, o per il tempo libero, le cene, le gite fuori porta, l'attività sportiva, gli appuntamenti, le manifestazioni, gli acquisti, non uso altro mezzo che lei... sono così finalmente libero, non devo più fare affidamento su nessuno, niente autobus da aspettare, niente traffico da subire, niente semafori da rispettare, niente scioperi da considerare, niente di niente, solo io, le mie gambe e la mia forza di volontà…

la bici è gioco, divertimento, aggregazione, protesta, adrenalina, sudore, competizione, arte, cultura, conoscenza, lavoro, creatività, vita. y

csxqp: len - "if you steal my sunshine"