tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

mercoledì, dicembre 30, 2015



f: (bussa)
b: (apre la porta) ah, sei tu. eccoti qui, finalmente. beh, dove cazzo sei stato?
f: ehi aspetta un attimo con l'interrogatorio. lasciami prima entrare, almeno.
b (guardandolo storto): no. ora tu mi dici dove cazzo sei stato tutto questo tempo o di qui non passi.
f: guarda che non hai nessun diritto di fare così, vorrei ricordarti che questa è anche casa mia.
b: per l'ultima volta: dove sei stato?
f: non rompere, ho avuto un periodo un po' complicato. diciamo pure di merda. non devo certo dare spiegazioni a te.
b: certo che devi. te ne sei andato via a giugno, te lo ricordi? dicevi che era per poco tempo, che tanto aveva già scritto qualcosa y, che prestissimo saresti tornato. ti ho aspettato, ma niente: sei sparito, volatilizzato, eclissato. sono passati più di sei mesi, e sono stato in pensiero, te ne rendi conto? che ti costava scrivere due righe, lasciare un commento, almeno per dare tue notizie?
f: avrei voluto, credimi, ma non riuscivo proprio a concentrarmi. voglio dire: posso anche essere in burrasca io, anzi, i post migliori nascono dalle più violente burrasche interiori, ma intorno a me ho bisogno di bonaccia, per scrivere, come per fare qualunque cosa. e bonaccia, ti dirò, proprio non ne ho avuta. ho avuto troppi guai, a intasarmi il cervello come sabbia e a contrarmi l'anima, e fiotti di nervosismo, coagulati in bestemmie. ora però voglio provare a lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare a scrivere.
b: si vabbè, che bel discorsetto del cazzo, fanculo a te e alla bonaccia. tutte scuse. meno male che c'era y, altrimenti sarei soffocato di solitudine, polvere e ragnatele. sai che ti dico? sei peggio del tuo compare, quello che non scrive mai e che non si fa più vedere da anni.
f: questo è un colpo basso, e ingiusto. come vedi, sono qui.
b: visto che sei qui, puoi spiegarmi questo (gli tira addosso un quaderno).
f: e questo dove l' hai preso?
b: (alzando la voce) ho frugato nei tuoi cassetti, va bene? sei uno stronzo. ho trovato un sacco di appunti. sei uno stronzo farabutto fedifrago.
f: non capisco dove vuoi arrivare. il mio blocco almeno non si lamenta. che cosa vuoi da me?
b: (sguardo torvo) dillo, che hai un altro blog.
f: (ride) non è vero, che scemenza. lo sai che non ti tradirei mai. questa roba è, pensa un po',  solo per te. ho provato nonostante tutto, a scrivere, scarabocchiando frasi e pensieri sconnessi nei pochi e brevi momenti tranquilli. non volevo tornare a mani vuote, e ti ho portato una manciata di post, rigorosamente da retrodatare, per non lasciarti mesi scoperti. certo, viste le circostanze non sono post di prima qualità, ma dovrai accontentarti.
b: beh come sempre. (accenna un sorriso).
f: dai, lasciami entrare. cercherò di fare il bravo, e non volatilizzarmi più così a lungo. diciamo che è un proposito per l'anno nuovo.
b: puoi promettermelo?
f: posso prometterti le buone intenzioni, solo quelle. il mio cervello resta comunque ingolfato.
b: e tu resti un fancazzista. beh, quanti post mi hai portato?
f: non saprei, ho solo qualche frase, non li ho ancora scritti come vorrei. (timidamente) due... andrebbero bene?
b: me ne scrivi cinque. o qui non entri.
f: facciamo tre?
b: facciamo piuttosto quattro. ultima offerta, prendere o lasciare.
f: (sospira) che fatica. va bene, vada per quattro.
b:  quattro più questo, sia ben chiaro. comunque non so se ti perdono. sappi che ti tengo d'occhio. (porta l'indice e il medio della mano destra dai suoi occhi a quelli di f, e lo osserva un momento per essere sicuro che abbia capito bene. poi apre del tutto la porta). te lo devo dire: svegliati. fai, agisci, non perdere tempo e non cercare scuse. fa' tesoro di tutti i fiori nati in mezzo a tutto questo letame e guai a te se non la smetti di piangerti addosso.
f: ma chi diavolo sei tu, il mio blog o la mia coscienza?
b: (ride sornione) tutti e due, come sempre.
f: (entra, si toglie la giacca, piega la testa da un lato e dà un paio di colpi, dall'orecchio fuoriesce una piccola cascata di polvere. si siede davanti al computer. inizia a scrivere e a pubblicare). f

csxqp: fred buscaglione - "teresa non sparare"

mercoledì, dicembre 23, 2015



camminavo. notte. freddo. chilometri di nulla. aria di vetro. vidi un corpo riverso. anche lui ubriaco, pensai. gli tirai un calcio. non si mosse. un altro. non un fremito. intorno solo vento. periferia ghiacciata. nessuno e niente. fuggite altrove le stelle. il buio un coperchio immobile. niente portafogli. la slitta rovesciata. fame. scartai un pacco. ipad 7. lo lanciai lontano, nella neve. non udii tonfo. urlai una bestemmia. non udii eco. proseguii. ebbi un'esitazione. mi fermai. tornai indietro. lo stufato di renna è eccellente, pensai. f

clxqp: friedrich dürrenmatt - "weihnachten"

martedì, dicembre 01, 2015


quando credi di non aver nulla da perdere, quando pensi di aver toccato il fondo, allora è il momento di decidere, o ti annulli o spingi al massimo. non basta più esser forte, e tantomeno tenere duro, perché non hai nulla a cui ancorarti. per salvarti, e abbandonare questo stato di perdizione e disperazione, devi fare un passo, che da solo, però, non riusciresti mai a compiere. hai bisogno di un incentivo extra, un acceleratore, una scossa. è il momento di sperimentare il "rischio". lo so, può suonare pazzesco, ma è lì che, inconsciamente, ricominci, riprendi a respirare, riemergi dall'abisso, e nuoti per riconquistarti la costa…
per combattere il mio male non è stato sufficiente convincermi che la vita è troppo breve per perdersi dietro a chi non ti vuole, ma ho dovuto osare, uscire dalla zona di confort, e così mi sono spinto oltre, con l'arrampicata, i viaggi, le relazioni. paradossalmente credo che quando non hai più voglia di andare avanti, quando perdi l'amore di vivere, puoi sfruttare questa situazione come strumento di rilancio. non tenendo più alla tua misera vita ti esponi, fai cose che normalmente avresti evitato, e così piano piano ti rimetti in gioco, finché non trovi una nuova via, verso cui indirizzare la vita. ma per fare tutto questo è necessaria una spinta, quella che io chiamo fuoco. cerchi di bruciarti, e invece rinasci. non è semplice, ne da spiegare ne da mettere in pratica, ma è quello che ho sperimentato. ho avuto bisogno di emozioni forti per uscire dal torpore, per riprendermi, e ridare valore all'esistenza. e tutto questo non sarebbe stato comunque possibile senza gli amici, vera forza di questa ripresa. non mi hanno abbandonato, non hanno voluto lasciarmi alla deriva, nonostante tutti quei silenzi, quel distacco, quei no, e mi hanno accolto nella loro casa, permettendomi di lenire le ferite, impedendomi di pensare, almeno per qualche ora. mi hanno voluto vicino quando non volevo nessuno. non sono stato facile, ne simpatico, e tantomeno sorridente, ma a loro non interessava, perché conoscevano chi ero, anche se in quel momento non c'ero più. poi il tempo ha fatto il resto.

quest'anno sento che qualcosa è cambiato, credo di aver chiuso il cerchio, o almeno c'ho provato, perché ero lì, pronto, per due giorni ho lavorato dove lei lavora, ho pranzato negli stessi luoghi, ma il destino ha voluto che non ci incontrassimo. ero presente, avrei affrontato i miei demoni, e forse questo mi basta, per guardare oltre. y

csxqp: the whitest boy alive - "burning"