tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, giugno 05, 2021


Sono felice di aver ripreso a frequentare la montagna con regolarità, e di avere un amico con cui condividere questa passione, con cui potermi confrontare e avventurare ovunque le gambe siano capaci di andare. Lorenzo è più allenato, preparato e impavido di me, e per quanto ami camminare e faticare, con lui ho trovato pane per i miei denti, oltre che una grande sintonia e un affidabile socio.

La meta finale è sempre un’incognita, e spesso i sentieri sono semplicemente una traccia, meglio se isolata, ripida ed esposta, ma in un modo o nell'altro si arriva sempre a una vetta, di cui immancabilmente dimentico il nome. Dalle ultime uscite mi è parso di capire che voglia “innalzare il livello”, voglia portarmi oltre timori e insicurezze, accompagnarmi lungo passaggi meno agevoli e scontati, insegnandomi a tenere le emozioni (e la paura) sotto controllo. La prudenza non mi abbandona mai, ma sto prendendo dimestichezza, lentamente, a piccoli passi, uscendone a volte con successo, superando l’ostacolo, a volte con un fallimento, quando improvvisamente le gambe e il cervello, fiutando l’insidia, vanno in corto circuito. In quei momenti rischi non solo di non andare più avanti, ma anche di non tornare indietro. Immobilizzato dal pericolo alzi bandiera bianca, sai che dovrai ripercorre i tuoi passi, in senso inverso, rinunciare alla cima, ma non sarà comunque facile. Per muoverti dovrai guardarti dentro, controllare il respiro e fare affidamento sull’ultimo barlume di lucidità che ti è rimasto, cercando di trovare equilibrio e sforzandoti di tornare padrone dei tuoi movimenti, per andare al sicuro, o a quello che il tuo cervello reputa tale. È tutta una questione mentale, razionalmente sai cosa devi fare e come farla, ma vai in tilt e non riesci più a procedere. Qualcuno potrebbe pensare che con il tempo la paura si possa addomesticare, ma non è esattamente così. Questa sensazione è insita in ogni essere, umano e animale, è un'arma di difesa, volta a preservarci, e quindi destinata ad accompagnarci sempre. Prima degli episodi dell'ultimo anno l’avevo già sperimentata diverse volte con l’arrampicata, altra disciplina che recentemente si è riaffacciata nella mia vita, mostrandomi come il tempo possa demolire certezze e sicurezze. Così, per questo innato istinto di conservazione, a settembre è sfumata la vetta della Presolana, tanto per dirne una, ma ripensandoci non posso che accettare la sconfitta e accogliere quella giornata come un’esperienza necessaria, da cui trarre insegnamento. La prossima volta sarà diverso, o forse no, l’importante sarà essere lì di nuovo, con l’obiettivo di fare un passo in più.

Questa volta il giovane Messner mi ha proposto un’escursione che ci ha portato sul “campioncino”, un bel punto panoramico su un massiccio dalle sembianze dolomitiche. Ma visto che era troppo presto per pranzare, e noi troppo freschi per fermarci, ha voluto conquistare anche il monte “campione”, e assaporare la brezza dei suoi 2.174 mt (e la sua spessa coltre di neve). Alla fine si è rivelata una meta più agevole del previsto, ma non per questo meno appagante e gratificante, non solo per lo splendido paesaggio ma anche perché per una volta abbiamo potuto godere della presenza di un rifugio, e della sua grappa: salute! y

csxqp: aerosmith - "livin’ on the edge"