tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

mercoledì, agosto 30, 2006


07.08.06
è lunedì, sono a Brusadaz, l’ora è giunta, si tratta di partire, è dura, il groppo allo stomaco si fa sentire, la colazione è una inevitabile routine, mi guardo in giro, assorto nei pensieri fisso il vuoto, mio padre mi riporta alla realtà, il treno mi aspetta… è inutile, ogni volta è così, prendere armi e bagagli è triste, mi aspettano giorni di mare e sole, feste e bevute, risate e avventure, ma quello che voglio ora è solo restare qui, dove fa freddo, la pioggia cade battente, i funghi tardano a venire e le giornate passano nell’ozio più totale fra un pisolino e la lettura del giornale. È duro abbandonare quella quiete che tanto si maledice ma che in fondo tanto si ama.
Là dove tutto si conosce, dove ci si sente al sicuro, liberi e parte di una storia con radici lontane non si può che essere “felici”, anche se le nubi stentano a diradarsi… che il tempo si fermi, che l’estate attenda, ritornerò, rinunciarvi non è possibile. y*

oggi ho visto delle foglie volare davanti alla mia finestra. non voglio dire che sia già arrivato l'autunno, ma insomma, adesso ho appena portato fuori il cane e mi sono accorto che piove, e fa freddo. purtroppo mi sa che è definitivamente finita l'estate. anche l'altro ieri ho avuto molto freddo, ma è stato perchè mi sono immerso nel lago alla ricerca di un perduto anello d'argento, ma questa è un altra storia, il freddo di stasera è proprio freddo da estate finita. comunque, a proposito di estate, tremiladuecentosedici chilometri di viaggio e non abbiamo ancora scritto una riga. niente su carcassonne che sembrava disneyland, niente su di noi turisti fai da te ahi ahi ahi che senza prenotazioni ci è toccato campeggiare di straforo arrampicandoci di notte sui prati di una collina a picco sull'oceano non lontano da bossoli di contadini potenzialmente incazzosi, niente sul fatto che avremmo dovuto capirlo già in francia quando abbiamo dormito nel parcheggio di fianco ai cavalli, niente su quella assurda lingua che è l'euskera ovvero un'accozzaglia incredibile di zeta e di kappa di suoni dolci e suoni aspri adagiati su un letto di erre e di smodati dittonghi in ea e oa, niente sul campeggio far west "c'è posto se lo trovate" che ci ha permesso di soggiornare finalmente con tranquillità nei paesi baschi e sulla bella ragazza del saloon cioè volevo dire della reception che ha fatto gli occhi dolci a y, niente sui menu turistici o platos kombinatuak che ci hanno permesso di mangiare alla grande e spendere poco anche se con qualche incomprensione dovuta alla stupidità dei camerieri non certo alla mia incapacità di padroneggiare lo spagnolo, niente sulla quantità spropositata di maiale e patatine fritte che questo tipo di piatti mi ha permesso di ingurgitare, niente sulle discussioni filosofiche a mutriku sul cioccolato bianco e sul contesto che accompagna le cose, niente sulle strane ma affascinanti installazioni del guggenheim a bilbao dove fra l'altro ho anche incontrato una ragazza che conoscevo come dire c'è una donna che conosco in ogni posto dovunque vado, niente sulla grandiosa sfida a ping pong dove io sono ancora convinto di essere molto più forte ma purtroppo ha vinto y e su questo potrei riflettere a lungo, niente sulla avventurosa camminata lungo le strade malfamate della bilbao vecchia fino allo stadio dell'athletic, niente sulle scabre rocce della spiaggia di saturrarran che simili a grossi dinosauri addormentati e fossilizzati sono state teatro di un epico partitone a calcetto finito otto a sei per me in mezzo ad un oceano di altre partite finite regolarmente sette a tre per y, niente sulla cena a deba dentro una piazza trasformata in un arena per la corrida, niente sul freddo opprimente della notte di pamplona che mi ha costretto a dormire in macchina, niente sull'unica notte comoda passata in ostello a saragozza nella piazza principale davanti ad una cattedrale che ha fatto carriera diventando basilica, niente sulla pioggia che decide di accoglierci al nostro arrivo a barcellona esattamente come l'anno scorso e inzuppando abbondantemente l'interno della nostra tenda ha costretto stavolta y alla notte in macchina, niente sull'eccezionale pollo arrosto con patatine fritte mangiato a mani unte sulla spiaggia di castelldefels ancora umida di pioggia, niente sullo spettacolare e devastante pranzo dal mitico "eat all you can" nei pressi di plaza catalunya dove se avessi provato anche la stramba zuppa di anguria sarei letteralmente scoppiato spargendo brandelli di stomaco e budella per tutta la rambla, niente sulla cena a base di pizze in un appartamento nel centro di barcellona ospiti delle amiche di y e dei loro amici gay, niente sulla mia armonica che risuona alle due e mezza di notte per le strade di barcellona mentre y mette giù il cappello e prova a raccattare qualche soldo tanto l'autobus non passa, niente sul fatto che abbiamo finito la vacanza uno con febbre e mal di gola l'altro zoppicando e che come ha previsto y ci è voluta una vacanza per riprenderci da questa vacanza. così l'estate è definitivamente finita. fatemi controllare... per fortuna almeno ha smesso di piovere. f

martedì, agosto 29, 2006


Quando ai tempi del precariato più estremo mi ripetevo “ci volete precari, ci avrete ribelli” speravo in un cambiamento radicale, uno scatto d’orgoglio, una sommossa popolare, una mobilitazione delle folle, e invece nulla, testa china e avanti così, nessun problema, tranquilli, per noi è tutto a posto. Mentre in Francia montava la protesta, si alzavano le barricate e i giovani lavoratori iniziavano la loro personale lotta con le istituzioni nella difesa di quel minimo di dignità proprio della civiltà umana, noi affrontavamo il baratro col sorriso in faccia, inermi dinnanzi allo scempio, incapaci di ogni replica, rassegnati al nostro destino. Vergogna! Ora finalmente qualcosa si muove, purtroppo ancora una volta nulla è partito dal basso, ma sembrano esserci buone notizie. Qualcuno si è avventurato in quei territori selvaggi, ha voluto affrontare il problema, evidenziare le contraddizioni di una legislazione iniqua e ricca di disparità, alzando la voce. Quello che vi chiedo è di non perdere l’occasione e lottare (rage). A parte il fervore rivoluzionario è bene che se ne parli, che il dibattito riprenda e lo scandalo finisca. y*

lunedì, agosto 07, 2006

domani finalmente è il gran giorno, si parte. mi piacciono i momenti prima della partenza, l'idea stessa di viaggio mette in moto energia, accelera entusiasmo, scatena fame di avventura, provoca aspettative, tutte cose da mettere in valigia, insieme ai calzini. l'occorrente è pronto: un ottimo amico, una macchina affidabile (perlomeno, non ci ha ancora tradito: speriamo non lo faccia), una mappa, una tenda. la nostra rotta sarà un imprecisato ovest. forse bilbao, forse pamplona, forse oviedo. magari la coruna, o addirittura il portogallo, o madrid sulla strada del ritorno, se la buona sorte ci assisterà e i soldi ci basteranno (ma è meglio non fare troppo affidamento sui soldi e sulla buona sorte, loro sì che tradiscono spesso). è bella anche l'idea di partire così, senza vincoli e prenotazioni, senza sapere quando tornare, decidendo dove andare in base a intuizioni o capricci del destino. del resto siamo viaggiatori, mica turisti. è davvero un bel modo per dire libertà. f