tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

martedì, aprile 25, 2017


Berlino, Londra, Parigi, Madrid, Bruxelles, tutte capitali europee, metropoli, ma anche città che ho visitato, più di una volta, che ho attraversato in lungo e in largo, soprattutto a piedi, e dove mi sono felicemente rilassato, ammirandone l'unicità, confondendomi fra la gente, cercando di coglierne le tradizioni e la cultura, assaporando il cibo, e apprezzandone la diversità. Ma anche città che recentemente sono state vittime di attentati, come San Pietroburgo, a cui penso ormai da anni, come meta di un prossimo viaggio, e da cui solo la burocrazia mi tiene lontano.
Questi eventi, il loro ripetersi, la drammaticità, le morti, le testimonianze, le immagini, hanno iniziato a lasciare un segno. Non sono più una tragedia lontana, difficile da contestualizzare, in un paese sconosciuto, ma una realtà ben presente, in luoghi che ho visto, dove sono stato, e dove probabilmente mi piacerebbe tornare.
È difficile rimanere indifferenti, continuare a vivere come se nulla fosse, e non pensare a quanto sta accadendo. Rifletto su come la mia generazione abbia avuto un'esistenza spensierata, come non abbia sperimentato le atrocità della guerra, i bombardamenti, le perquisizioni, i soprusi, le violenze. Come in questi decenni l'Europa abbia potuto godere di un lungo periodo di pace, permettendo ai suoi cittadini di vivere senza paure, e come invece ora tutto sembri messo in discussione.
Stiamo fronteggiando un nemico invisibile, senza una logica d'azione, in un campo di battaglia indefinito. Questo ha creato incertezza e preoccupazione, in me, ma anche nella società che eravamo abituati a conoscere. Mi domando se è questo che abbiamo seminato, costruito, promosso. Se stiamo ricevendo indietro ciò che abbiamo esportato. Se ci siamo illusi di agire nel giusto o se effettivamente è stato così. Se intervenendo in contesti stranieri non si sia operato in modo sbagliato.
Vivo a Milano, prendo la metro, l'autobus, frequento luoghi sensibili, sono un potenziale obiettivo, in una città che oggi più che mai è un centro culturale ed economico internazionale… occidentale e cristiano. L'essere dichiaratamente destinatari di questo odio, gli attacchi, il loro verificarsi nella quotidianità, la casualità delle vittime, l'apparente normalità dei carnefici, mi ha reso insicuro, instillando il dubbio di non poter più vivere come sempre ho fatto. Non sono ancora riusciti a farmi cambiare, a farmi desistere dal proseguire sulla mia strada, ma stanno iniziando a far vacillare le mie sicurezze, facendo emergere nuovi pensieri, timori che mai mi ero trovato a fronteggiare.

Mi auguro che questo scritto non sia premonitore di eventi futuri, ma il non pensarci, e non affrontare la realtà, sarebbe come nascondere la testa sotto la sabbia, sperando che tutto passi senza lasciare traccia. y

csxqp: goran bregović - "kalashnikov"

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