tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, aprile 29, 2023


Come sapete a ottobre ho iniziato un corso di ping-pong. Dopo un primo periodo travagliato, che mi aveva portato a chiedere il cambio di insegnante, avevo ripreso ad allenarmi con trasporto e passione, tanto da raddoppiare i giorni di pratica. Avevo trovato in Gohar il riferimento che tanto andavo cercando, il mentore a cui affidarmi per plasmare e indirizzare il mio entusiasmo. Ma in tutto questo, lasciando da parte l’ambito agonistico / sportivo, mi era rimasta una curiosità, che credo a questo punto sia sorta anche a voi: sapere l’origine di quel nome tanto esotico e inusuale, che non conoscevo e mai avevo sentito pronunciare. Ma non essendo abbastanza sfacciato da chiedere direttamente all’interessata avevo ripiegato sulla soluzione più semplice, ma anche approssimativa, ossia internet. Il risultato della ricerca non aveva dato un responso univoco, ma era emerso come fosse un nome di origine presumibilmente persiana, diffuso nel Caucaso, ma anche in Pakistan e negli Stati Uniti. Queste informazioni potevano essere indicative come fuorvianti, perché anch’io ho un nome russo nonostante  origini completamente differenti, ma erano un indizio di cui tenere conto. Non avendo possibilità di verificare mi ero tenuto il dubbio, nella speranza che prima o poi qualcosa saltasse fuori, che durante la pratica ci fosse un qualche discorso che chiarisse l’arcano. Così ho continuato ad allenarmi, due sere la settimana, con impegno e dedizione, senza più pensare a nulla che non fosse migliorarmi. E alla fine è arrivato un mercoledì di aprile, una lezione come tante altre, se non fosse per l’audacia dimostrata, nel momento in cui Gohar, rimproverandomi una certa mancanza di scioltezza nei movimenti, ha detto che dalle sue parti i bambini con la mia stessa rigidità venivano allontanati dalla pratica agonistica. Non potevo avere assist migliore, e così ho chiesto timidamente dove fossero queste “parti” che tanto assomigliavano alla Sparta dei tempi classici. Nonostante l’imbarazzo, la mia baldanza alla fine ha pagato, ho avuto risposta, e la storia è uscita fuori, non senza difficoltà, soprattutto emotive. Dapprima titubante, poi sempre con maggiore enfasi, ci ha raccontato l’epopea famigliare, la vita nell’ex unione sovietica, l’Armenia, il conflitto con l’Azerbaijan e l’emigrazione. Ma anche di sua madre, campionessa mondiale di ping-pong a Monaco ‘68, degli onori a lei riservati dallo stato, della nascita a Baku, e dei drammi della guerra. Ero stupito, non mi aspettavo questo epilogo, anche perché conosco bene quei territori, ho presente la storia e i drammi, al cui studio, nella stesura della tesi di laurea, ho dedicato sei mesi della mia vita. Ascoltando quel fiume di parole non ho potuto che provare una grande vicinanza e comprensione nei confronti di questa donna e della sua famiglia. Ma non era tutto. Lo stupore è stato ancora maggiore quando ci ha detto che il venerdì successivo avremmo incontrato sua mamma, che l’avrebbe sostituita nella lezione a cui non sarebbe stata presente.

Tempo due giorni è stato venerdì. Mi sono presentato regolarmente in palestra e come preannunciato Gohar era assente. Al suo posto la madre, la campionessa del mondo, una signora minuta e schiva, dai capelli brizzolati e l’occhio attento. Inizialmente austera, di poche parole, e ancor meno sorrisi, prendendo confidenza ci ha rivelato il suo lato più ironico, empatico e protettivo. Contrariamente da quanto previsto si è fermata anche alla nostra lezione, osservando in disparte, per poi prenderci uno alla volta, per correggere i movimenti e allenarci su sequenze specifiche. La prima cosa che mi ha detto è che stavo impugnando la racchetta in modo sbagliato. Non male come inizio, un anno di lezioni buttate al vento! Giocando capivo che qualcosa non andava, ed è bastata una sua occhiata per risolvere l’arcano e correggermi. Questa novità, per quanto inaspettata e difficile da metabolizzare, non mi ha demoralizzato, anzi, mi ha dato fiducia, rafforzando la convinzione che fosse un’occasione irripetibile, da sfruttare. Ho così raccolto e registrato ogni spunto, ogni suggerimento, ogni smorfia. Ho cercato di prestare la massima attenzione, assimilando ogni indicazione. Tanto materiale su cui riflette, da interiorizzare, e su cui allenarmi. In poco più di un’ora ho avuto tanti input da poterci lavorare un anno intero, e di questo non posso che esserle grato. Ma non c’è stato solo studio della tecnica, correzione di errori, e partite. C’è stato anche tempo e modo di scambiare qualche battuta. Mi ha strappato un sorriso sostenendo di non aver mai visto un mancino non bravo (prima di conoscermi ndr). Ed in un momento di difficoltà linguistica ha sottolineato come i pelati siano più intelligenti, perché capiscono al volo, anche senza che ci sia il bisogno delle parole.
È stata una serata interessante, costruttiva, illuminante, e al termine della lezione non ho potuto che ringraziarla, semplicemente, ma in maniera sentita: grazie Rita!

Ma dopo tanto scrivere e blaterare credo sia arrivato il momento di far parlare il campo… f preparati, sto arrivando! y

csxqp: cccp - “io sto bene”

domenica, aprile 16, 2023

 


ho appreso dai mezzi di informazione e dalla loro smania di etichettare le cose (cose che a loro volta, ribelli, inventano ogni giorno nuove sfumature per sfuggire a queste pretestuose catalogazioni), ho appreso, dicevo, di essere diventato negli ultimi tempi flexitariano: sono cioè fra coloro che hanno ridotto enormemente il consumo di carne, senza per questo però rinunciarvi del tutto.
le ragioni alla base di questa scelta possono essere diverse, e nel mio caso ciò è avvenuto più che altro per motivi ambientali: la carne ha un impatto molto forte sull'ambiente e sul cambiamento climatico e mangiarne di meno mi sembra semplicemente una decisione saggia e doverosa. la cosa, a pensarci bene, è già di per sé incredibile, e del tutto imprevedibile fino a qualche anno fa, quando insaccati e kebab rappresentavano una percentuale consistente della mia alimentazione dissennata, ma ancora più imprevedibile è che ho sviluppato un'insolita curiosità nei confronti dei cibi alternativi, tipo il ragù di soia o la pancetta vegetale, che fino a non molto tempo fa consideravo soltanto vuote manie prive di senso e capricci dettati dalla moda. in realtà è davvero tutt'altro che una moda: il consumo di questi prodotti sembra essere diventato, almeno qui in germania, una realtà importante, e da parecchio tempo in tutti i supermercati, nessuno escluso, il settore dedicato alle carni vegetali diventa ogni giorno sempre più esteso. così spinto da questa curiosità ho scoperto che alcuni di questi prodotti non sono affatto male, e anche se non riescono per forza di cose a replicare il sapore originale della carne animale non hanno nemmeno un gusto così diverso o artificiale come invece ci si potrebbe aspettare. una menzione particolare meritano i bastoncini di pesce: sono delle riproduzioni talmente fedeli che mi hanno sorpreso, e sfido chiunque a distinguere quelli vegetali da quelli veri.
ma sto divagando, non voleva essere questo il tema del mio post: repliche e riproduzioni non sono poi così importanti e lasciano il tempo che trovano, perché sono ben altre le vere alternative. quello che dunque voglio fare è dedicare questo secondo capitolo della trilogia delle nuove abitudini ai legumi, rendendo omaggio a quelli che, forse ancora più della frutta e della verdura, sono diventati i re indiscussi della mia dieta con poca carne (e il merito va riconosciuto soprattutto a v, che sa cucinarli in modi cari agli dei). da alimento completamente sottovalutato quando ero in italia (dove mi capitava di mangiare fagioli solo ogni tanto, le lenticchie giusto a capodanno perché porta bene, e i ceci veramente quasi mai), si sono trasformati negli ultimi tempi in una vera e propria passione, coltivata comprandone enormi quantità (parliamo di svariati chili) in negozi specializzati il cui assortimento comprende non solo una moltitudine di varietà differenti per gusto, forma e colore, ma anche diversi calibri fra cui scegliere: il fine intenditore si accorge presto che i ceci da dodici millimetri, ad esempio, hanno una resa molto superiore e danno molta più soddisfazione al palato rispetto a quelli da nove. ok, d'accordo, forse sto un po' esagerando (in realtà nemmeno troppo), ma è davvero una (ri)scoperta che consiglio a tutti. sono minuscoli granelli essiccati di speranza, da mettere a mollo nel caparbio convincimento che quella speranza non sia del tutto vana: sicuramente non sono ancora pronto a rinunciare del tutto alla carne, che in molte occasioni rimane qualcosa che mi dà indubbiamente un enorme piacere mangiare, ma cercare di dare il mio piccolo contributo alla salvaguardia del mondo sostituendola con i legumi, almeno nella quotidianità spicciola, devo dire che non mi pesa affatto, anzi, è proprio dei legumi che ora non riuscirei più a fare a meno.
post sui pasti dunque, e largo alle novità nel campo dell'alimentazione. f

csxqp: beans on toast - "the chicken song"