tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, giugno 19, 2016



gioco perennemente fuori moda, da locali fumosi, per perdigiorno incalliti, il biliardo ha periodicamente fatto la sua comparsa nella mia vita. nei primi anni di liceo, complici alcune inspiegabili apparizioni televisive, io e i miei amici ci siamo appassionati a questo gioco, e abbiamo passato molti pomeriggi cimentandoci nella versione all'italiana, quella con cinque o nove birilli, bevendo sicuramente più punti che birre. poi qualche anno fa, a new york, avendo a disposizione un tavolo nella sala comune della nostra casa, ricordo un'epica sfida durata tre mesi alla meglio delle cento partite con il mio compagno di viaggio, in quella che impropriamente viene chiamata carambola ma che è la specialità all'americana, con le piene, le mezze e la maledetta otto, che finisce spesso in buca prima del previsto e ti fa perdere la partita. ed ora qui in germania, felice riscoperta, è un'ottimo modo per affrontarne le serate del lunghissimo inverno (si, siamo a giugno, ma qui è ancora più o meno inverno), sorseggiando una scura fra un colpo e l'altro. del biliardo mi piacciono i piccoli riti, il gesso sulla punta della stecca prima di ogni spaccata, l'ordine disordinato delle biglie nel triangolo, la strategia che sta dietro alla scelta di ogni colpo, il calcolo sempre impreciso del rimbalzo sulle sponde, gli effetti che non riescono mai, l'alternanza quasi perfetta di colpi straordinari e colossali cappelle che nemmeno michelangelo.
che poi. che poi a dirla tutta la verità è che scrivo di biliardo per non scrivere d'altro, e che il biliardo è uno dei modi che ho escogitato di questi tempi per tenere occupato il cervello, e non lasciarlo pensare troppo. mi obnubilo d'immenso, perché sono le mie ansie quelle che rotolano sul tavolo, e a volte mi sento come se il tavolo fosse troppo grande, la stecca troppo corta, come se non ci fossero buche o birilli e insomma niente, sono fumoso e fuori moda, un perdigiorno incallito, e sto sempre a lamentarmi. f

csxqp: daniele silvestri - "idiota"

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