tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, gennaio 30, 2023

 

 

qualcuno disse che è così che si diventa vecchi, a inseguire disperatamente i venerdì, a concentrare tutto nei sabati per poi stramazzare le domeniche. ci vorrebbe ogni giorno una cosa nuova, o una cosa vecchia da ripensare in una nuova luce, o una cosa che non sapevo, o avevo dimenticato: cose così, insomma. cose grandi da mettere in moto e cose piccole da osservare. non fermarsi mai, e allo stesso tempo sapere fermarsi meglio, soffermarsi. vorrei guardarmi di più intorno e mi spaventa il tempo perso spegnendo il cervello, telefono e computer che lanciano esche e io abbocco, abbocco sempre, chissà cosa arriva dopo, pura passività, e intanto passano le ore, uno spreco e un furto. forse dovrei iniziare a meditare. f

csxqp: nofx - "the big drag"

domenica, gennaio 29, 2023


Ma un viaggio in Lapponia in inverno non te lo vuoi fare?!?! Partire all’avventura verso una meta ignota, con la prospettiva di svariati voli, centinaia di chilometri in macchina, e di un capodanno in aeroporto dormendo sui divanetti, non è sempre stato il sogno di tutti?!?!

A essere sincero per chiudere questo 2022 e accogliere il nuovo anno avevo in mente qualcosa di diverso, un’altra meta, più a sud, e decisamente più calda. Ma come sempre accade ci siamo svegliati tardi, o meglio io neanche mi sono svegliato, visto che alla fine non ho fatto niente, se non pagare una quota. Così dopo mesi passati a fantasticare, senza decidere e prenotare niente, a inizio dicembre ci eravamo trovati a cena per fare il punto, e vedere cosa si poteva ancora fare delle nostre ferie. Navigando sul web era stato subito chiaro che molte mete non le avremmo raggiunte, troppo cari i voli, o troppo complicato trovare qualche struttura che accogliesse cinque persone in tre camere. E poi non avevamo tutto quel piglio e quelle energie per impegnarci in qualcosa di più di un viaggio stanziale. Cosi dopo ore di infruttuose ricerche ci eravamo salutati con un proposito, lasciare a Stefania l’ingrato compito di trovare un qualcosa sostenibile economicamente, non troppo lontano, culturalmente appetibile, con partenza il 31 dopo le 18 e rientro alla befana (per quest’ultima condizione dovevamo ringraziare Riccardo e la sua bramosia di ricchezza). Le speranze erano poche, ma a distanza di qualche giorno arrivò un vocale di conferma. Avevamo una meta, ed una serie di prenotazioni, noleggi e voli programmati. Sui dettagli Stefania rimase vaga. Sembrava non volerci dire tutto, forse per non fiaccare un morale già di per sé basso. Lato nostro invece avevamo il timore di sapere tutta la verità, così non facemmo domande. L’unica informazione trapelata chiariva che saremmo partiti verso l'estremo nord, nei tempi concordati, e avremmo avuto una casa confortevole. Personalmente accolsi l’annuncio con freddezza. Dopo tutto il gelo che avevo preso negli ultimi tempi l’idea di andare in un posto con temperature polari era una notizia dura da metabolizzare. Ma ormai era fatta, non si poteva tornare indietro. Le settimane che ci separavano dalla partenza passarono veloci, senza sentirci, né organizzare alcunché, ognuno perso nel marasma natalizio fatto di cene e visite ai parenti, regali e problemi lavorativi. Ci siamo rivisti direttamente il 31 in planetario, bagaglio alla mano, senza sapere esattamente quello che ci aspettava, felicemente ignari del programma che Stefania ci aveva amorevolmente (o sadicamente, a seconda dei punti di vista) preparato.
Lo ammetto, ero di pessimo umore, stanco e scoglionato. Non avevo nessuna voglia di partire, di stare in compagnia, di prendere freddo ed essere sballottato a destra e sinistra. Il morale non migliorò quando mi si disse che avremmo preso tre aerei, e che per la notte probabilmente ci saremmo fermati in aeroporto, cercando un giaciglio di fortuna, sempre che ci fosse stato permesso rimanere. Con queste premesse non potevo che odiare tutto e tutti. Ma più mi avvicinavo a Malpensa più entravo in un mood positivo, recuperando energie, voglia, entusiasmo. E così anche questa discutibile idea di andare al circolo polare artico per vedere l’aurora boreale non era più una cazzata strampalata, ma un'occasione irripetibile da cogliere e godersi. Non so come spiegarlo, ma arrivato all'imbarco è scattato qualcosa, mi sono trovato a mio agio, carico, felice, pronto per questa ennesima follia. 

Dopo molti ritardi, uno scalo a Zurigo, le corse fra i gate, diverse soste in bagno frettolose e tanti cioccolatini, abbiamo festeggiato il nuovo anno in un angolino dell’aeroporto di Stoccolma, da soli, in un contesto surreale fatto di monitor, distributori automatici e noi. Al mattino, dopo una notte trascorsa al freddo sui divanetti, ci siamo svegliati visibilmente distrutti, ma non abbastanza da perdere il sorriso e la voglia di scherzare. A malincuore abbiamo lasciato il nostro piccolo accampamento per riprendere la via, atterrare in un posto disperso fra le nevi, e percorrere in auto le ultime centinaia di chilometri, fino alla la nostra fantastica dimora. E così eccoci a Käbdalis, un paesino per sciatori sorto fra i boschi ai margini della statale. Qualche casa sparpagliata lungo il lago, un benzinaio con annesso mini market, e la natura selvaggia e sconfinata a farla da padrone. Un luogo dove la vita scorre lenta e rilassata, cristallizzata in un letargo dettato dall'attesa di tempi migliori. In giro non si vede nessuno, non si sentono rumori. Anche gli animali selvatici si nascondono ai nostri occhi. Tutto è coperto dalla neve, caduta copiosa negli ultimi giorni. Il sole sorge nella tarda mattinata, rimane basso all’orizzonte e dopo neanche tre ore tramonta. Quando iniziamo a pranzare fuori è buio. Viviamo senza orari, se non quelli dettati dalla fame e dal sonno. Sono giorni spensierati, di relax e leggerezza. Non abbiamo programmi, ne tabelle da rispettare. Ci svegliamo quando vogliamo, ognuno con i suoi tempi, e poi ci troviamo intorno al tavolo, per la colazione, o sul divano, per due chiacchiere sotto le coperte. Viviamo nell’attesa della sera, del momento in cui usciremo per volgere lo sguardo al cielo, in cerca di un bagliore. Bardati da cima a fondo ci avventuriamo titubanti nella notte artica, lungo il letto ghiacciato del lago, seguendo la via tracciata dalle motoslitte. Nella quiete della natura avanziamo speranzosi. Il freddo è violento, non possiamo mai dimenticarlo. Girata la collina abbiamo davanti un enorme spazio aperto, ed è qui che ci fermiamo, alzando il capo e scrutando l’orizzonte. Sono sempre rapide incursioni, a volte solitarie, a volte di gruppo. Spesso mi vesto ed esco, vado in avanscoperta, per sgranchire le gambe, ma anche per non perdere nessuna occasione. E se c’è attività solare la promessa è quella di tornare a casa e dare la notizia, cosicché tutti si possano unire allo spettacolo. E così è successo che dopo tanto scrutare abbiamo avuto la nostra occasione, e dei fievoli chiarori in lontananza si sono presto trasformati in un tortuoso e irruente fiume di luci. Sopra le nostre teste abbiamo ammirato estasiati lo scorrere ondeggiante di un nastro verde. Un bagliore che lentamente cresceva, si dimenava, fluttuava, cambiando intensità, forma e colore. È stato incredibile, emozionante, sorprendente. Con lo sguardo ci siamo cercati a vicenda, puntando il dito al cielo, chiedendo riscontro, per convincerci che non fosse un sogno, ma stesse accadendo davvero. E' stato un momento concitato, vissuto con l’entusiasmo e la foga di chi vuole cogliere l'attimo. Ci siamo riempiti gli occhi, l'animo ed i rullini, fino a quando la notte è tornata ad esser così come siamo abituati a conoscerla, immobile e buia.

A distanza di settimane guardo le foto e stento a credere a quanto vedo. Se non fossi stato lì fisicamente, e non conoscessi la loro vera natura, penserei a un fenomeno soprannaturale, divino, o al risultato di un'elaborazione grafica. È difficile usare un aggettivo per descriverle. Sono impressionanti e ammalianti. Incantevoli e inafferrabili. Il loro mistero è il loro fascino. Poterle ammirare, in quel contesto, è stato un dono stupendo, ma non potrei dire la stessa cosa se fossi stato da solo. La vera bellezza è stata l’essere li insieme, l’aver condiviso quel momento tanto speciale con gli amici più cari, e poterlo ricordare, adesso e per sempre. y 

csxqp: the smashing pumpkins - " tonight tonight"