tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, luglio 31, 2023


Si dice che delle cose è più facile parlar male che bene, e ripensando a quello che andrò a scrivere non mi sento del tutto libero di contraddire questa considerazione. Per quanto ogni angolo nasconda bellezza, e ogni vacanza abbia una storia a sé, dettata soprattutto dalle circostanze e dalla compagnia, anche in questo viaggio alcune cose mi hanno lasciato perplesso, facendomi per certi versi apprezzare ancor di più il mio paese e tutto quello che avevo abbandonato. Sono stato in Olanda, in bici. L’ho attraversata partendo dal suo lembo più meridionale, Maastricht, e sono arrivato ad Amsterdam, pedalando, con una chiatta come punto di appoggio, ristoro e riposo. È stato un itinerario semplice, rilassante, caratterizzato da giornate scandite da una routine sempre uguale a sé stessa, fatta di colazione alle 7.30 e cena alle 18.30, con nel mezzo tante ciclabili, natura e qualche break. Ma in questo vagabondare attraverso i paesi bassi, perso fra gli sconfinati prati e i miei pensieri, mi sono spesso domandato perché fossi lì. Erano diversi anni che volevo farlo, che sognavo di prendere la bici e lanciarmi all’avventura, nella terra che ai ciclisti ha riservato maggiori attenzioni e infrastrutture, seguendo uno dei fiumi che dall’entroterra si snoda alla ricerca di uno sbocco nel mare del nord, con un battello al seguito, ma ora che ero lì, e avevo tutto questo, volevo solo tornare a casa. Non so cosa mi aspettassi, e neanche cosa mi abbia tanto deluso, ma a distanza di settimane, ripensandoci, credo di aver capito, e questa consapevolezza mi potrà essere d’aiuto in futuro.

L’Olanda nell’immaginario collettivo è un paese in fiore. Mi sarei aspettato coltivazioni a perdita d’occhio, campi pittoreschi e colorati, ma non ho visto un tulipano, né nessun’altra pianta ornamentale. I mulini invece resistono. Sono rari e relegati a mera attrazione turistica, ma chi li possiede li custodisce gelosamente, tramandandone la storia. Negli anni si sono affiancate le pale eoliche, ma questo non ne ha sminuito il grande valore storico e culturale, anzi. Per il resto sono talmente consapevoli di vivere in un luogo piatto e noioso, privo di ogni attrattiva, da non prendersi neanche la briga di tradurre alcunché in inglese. Lo parlano tutti ma non troverai una parola differente dalla loro incomprensibile lingua. Quindi niente inglese, né sui cartelli né nelle info turistiche e sui menu. A proposito, avete mai sentito di un ristorante olandese? Ecco, vi siete già risposti da soli. Un paese che annovera fra le sue specialità l’aringa cruda e le liquirizie salate non può che non avere alcun peso nel panorama culinario / enogastronomico, e così in effetti è. Si reputano famosi per il loro formaggio, ma questa nomea non ha mai oltrepassato il confine, né convinto nessun’altro. Basti considerare che il loro rinomato guda da noi è ricordato come il formaggio fosforescente del discount. E poi vogliamo parlare della monotonia dei paesaggi, delle cittadine di campagna fatte di un mucchietto di case e una chiesa, con una via che li attraversa? Non mi crederete, ma in quei giorni ho percepito tutta l’inquietudine esistenziale di Van Gogh. E nonostante siano un paese moderno, tecnologicamente all’avanguardia, al di fuori delle grandi città nessuno accetta le carte di credito. I prezzi sono esorbitanti, e per quanto la cosa possa essere bilanciata da un elevato tenore di vita, per i poveri turisti la spesa può risultare assai salata, oltre che scoraggiante.


Direi che le ho raccontate quasi tutte, dico quasi perché ho tralasciato la questione castelli trasformati in ristoranti, e ville in hotel. Ma nonostante sia tutto vero, e sia convinto di quello che ho scritto, rileggendo mi sento un po' ingrato, perché alla fine nessuno mi aveva venduto niente di diverso, e se una incomprensione c’è stata si è creata tutta nella mia mente. E così alla fine mi sono focalizzato sugli aspetti negativi, mentre avrei dovuto avere la capacità di far emergere e prevalere il bello, lasciando andare tutto il resto. In questo senso ho molto da imparare da F. Se fossi stato più positivo, e meno lamentoso, vi avrei scritto che mi sono rilassato, viaggiando randagio dimentico di ogni cosa, libero da pensieri e obblighi. Che mi sono abbandonato al tranquillo scorrere del fiume, pedalando senza cognizione della strada e della meta, attento solo al paesaggio e alla guida. Che ho calcato ciclabili stupende, separate dalla strada, immerse nel verde, lontano dai centri abitati e dal traffico cittadino. Che sono stato costantemente baciato dal sole, che ho sentito forte la brezza mattutina, e l'irruenza del vento del nord. Che ho faticato, respirato intensamente, e che mi sono riempito gli occhi di tanti sorrisi. Che per rinfrescarmi dopo una giornata particolarmente afosa mi sono gettato nel fiume direttamente dalla barca. Che ho assaporato piatti esotici e inusuali, e che ho esplorato ogni supermercato scoprendo bibite e prodotti da forno eccellenti. E infine, dulcis in fundo, che ho cazzeggiato cercando in ogni paesino un angolo o uno scorcio che mi regalasse un’emozione. Vi avrei scritto che di tutto ciò sono grato a questo viaggio, se non fossi un malmostoso eterno insoddisfatto. y

cvxqp: dorata kobiela, hugh welchman - "loving vincent" 

p.s. se ho trovato la campagna olandese monotona e noiosa, priva di stimoli e attrazioni, così non è stato per le grandi città. Ho ammirato Amsterdam, così come Maastricht, e per quanto l’abbia trovata vittima degli stessi problemi di tutte le capitali europee penso che continui ad avere un grande fascino, e un’offerta culturale ampia e originale.

domenica, luglio 23, 2023

 


piccolo post per la mia bici, vecchio catorcio, rottame arrugginito, ammasso di ferraglia, e amica fedele.
amo fuggire con lei in scorribande domenicali verso i campi fuori città, dove ampie distese di grano si inchinano alla maestosa leggiadria delle pale eoliche, ma questo, credo, l'ho già raccontato. la novità di quest'estate è che la bici è diventata il mio mezzo di trasporto preferito per andare a lavoro: è la prima volta che accade con continuità, e mi sembra un vero peccato non averlo fatto prima. certo, arrivo al lavoro grondante di sudore, lascio le gambe su un paio di salite leggere ma subdole e mortifere, e spendo forze che sono probabilmente preziose per il prosieguo della giornata che mi attende, ma non mi importa, mi sono accorto che anche in questa occasione pedalare mi fa stare maledettamente bene, e che arrivo comunque al lavoro più leggero, in pace, felice del mio corpo, grato della possibilità di poterlo usare e muovere.
sono consapevole che poter andare al lavoro in bici è già di per sé un lusso, avere l'opportunità di colmare pedalando la manciata di chilometri che mi separano dal magazzino e lasciare che i miei pensieri si mescolino con il mio respiro e con l'aria fresca del primo mattino è davvero un privilegio di cui voglio approfittare il più possibile. lusso nel lusso, poi, è il fatto che gran parte del percorso si snoda su una pista ciclabile che scorre nel verde, fra gli alberi, nella placida tranquillità della natura, lontana dalle auto. si tratta dell'inizio della pista ciclabile che è stata teatro, qualche anno fa, della mia grandiosa, memorabile e del tutto incosciente impresa di arrivare in giornata, pedalando sotto un sole bruciante, fino in lussemburgo: non sarò mai grato abbastanza alla mia bici per non avermi abbandonato e avermi portato, nonostante inquietanti rumori di fondo, sferraglianti scatarramenti e ossessivi ticchettii, sano e salvo a destinazione.
rumori che peraltro non se ne sono mai andati, e fanno parte ormai del mio inseparabile ferravecchio, insieme al sellino squarciato, al portaborracce pericolante e a una tragica inefficienza di fondo che probabilmente mi fa sistematicamente faticare il doppio del necessario. nel negozio dove lavoro abbiamo a disposizione, a prezzi molto interessanti, alcune bici elettriche che tornano dal leasing, spesso usate pochissimo e in ottime condizioni, e qualche tempo fa mi è venuta la tentazione di prenderne una. ho accarezzato l'idea per molto tempo ma alla fine non ce l'ho fatta: ho pensato che sarebbe troppo facile e troppo comodo, che non sono ancora così vecchio da avere bisogno di assistenza durante la pedalata e che, irriducibile romantico che vede un'anima negli oggetti, non sono ancora pronto per tradire il mio adorato catorcio e la mia compagna di mille avventure. lo so, è stupido, ma arrivare a destinazione con lei al mio fianco mi rende sempre felice.
tornerà presto a farsi viva la pioggia, petulante e fastidiosa rompiscatole, e il freddo non tarderà a graffiare, obbligandomi a prendere di nuovo la macchina per andare a lavoro. ma finché si può salterò in sella, per muovermi, stancarmi, assaporare la fatica, e respirare a pieni polmoni: in quest'estate ho bisogno di questo, per sentirmi vivo. f

csxqp: will varley - "as for my soul"