tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, dicembre 16, 2019



gli amici ridono sempre di gusto, quando vengono a sapere che sul mio cellulare ho da tempo installato l'app del televideo e che la consulto quotidianamente con estrema soddisfazione. al di là del fatto che il televideo resta un piccolo capolavoro ineguagliato di completezza e concisione, un'invenzione a tutt'oggi incredibilmente sottovalutata che non esiterei a definire una sorta di internet ante litteram, per la semplicità e la rapidità con cui garantisce l'accesso a informazioni sempre aggiornate e ben organizzate, a parte tutto questo, dicevo, ammetto in effetti di essermi accorto negli ultimi tempi, con crescente consapevolezza, di offrire al progresso, in particolar modo a quello tecnologico, una strenua e tenace resistenza, e di essere in molti piccoli gesti del vivere quotidiano ancora ancorato a schemi e comportamenti non esattamente al passo con i tempi.
non si tratta tanto di un rifiuto aprioristico verso l'innovazione tecnologica (che, anzi, in realtà mi incuriosisce e mi affascina), e nemmeno una nostalgia ad oltranza verso un passato che non esiste più (tipo la libertà di essere perennemente irraggiungibili), quanto piuttosto il gusto un po' rétro (o forse meglio: retrogrado) di tenere in vita azioni che mi paiono ancora dotate di un loro valore estetico, e che mi pare un peccato vadano perse, triturate dall'impietosa praticità e dalla convulsa immediatezza del progresso.
credo si possano leggere in questo senso la mia fedeltà incondizionata alle mappe cartacee, nonostante il mio senso dell'orientamento davvero scarso me le faccia spesso e volentieri tenere al contrario, con l'aria costernata di chi non riesce proprio a raccapezzarsi ma non ammetterà mai di essersi perso, e dovrebbe in realtà essere solo grato di poter farsi prendere per mano e accompagnare a destinazione dal navigatore sul cellulare. oppure il mio irriducibile affetto verso i cd, che continuo imperterrito a collezionare, pur riducendosi sempre di più sia il tempo a disposizione per ascoltarli che lo spazio per metterli. trovo ancora estremamente romantico regalare delle compilation (e non uso le musicassette solo perché sono diventate introvabili e sostanzialmente irriproducibili, visto che i mangianastri sono letteralmente scomparsi, e molto probabilmente anche i masterizzatori di qui a poco faranno la stessa fine) e per quanto ci abbia provato non riesco proprio ad arrendermi alla supposta, e in definitiva falsa, onnicomprensività di spotify, a quel poter avere tutto e subito che ha un po' la stessa consistenza e lo stesso sapore del non avere niente.
a tutto questo si aggiunge la mia idiosincratica e trogloditica sfiducia verso i pagamenti elettronici, i libri elettronici, i biglietti elettronici e le tastiere estese (ebbene si, non riesco a scrivere sul cellulare se non con una tastiera 3x3 col t9, abitudine ormai sempre più rara ma molto in voga nel tardo pleistocene).
a volte mi chiedo se questa mia arretratezza, intesa come incapacità di riaggiornare i miei schemi e adeguarli alle mutate condizioni del mondo circostante, non sia altro che un sintomo inoppugnabile di una vecchiaia incipiente (o quantomeno di una freschezza mentale decisamente in fase calante), oppure se questa mia resistenza non funga piuttosto da antidoto all'iperconnettività smodata, frenetica e dilagante degli ultimi tempi, che ci vuole sempre più social, tracciabili e rintracciabili, sempre più intimamente legati ad un computer, sommersi dagli account, e a questa perenne bulimia di stimoli, novità e cambiamenti che non lascia più il tempo di digerire le cose per godersele appieno.
forse è semplicemente la pigrizia, nella sua forma più pura, che mi rende così poco incline al progresso. oppure sono io, che come al solito ho i tempi di reazione di un bradipo stanco. o forse ancora è solamente bisogno di certezze, e il fatto di poter trovare il calcio alla 201, gli altri sport alla 260 e le notizie alla 103, esattamente come facevo da bambino, è un piccolo ma tenace appiglio che mi fa sentire meno esposto alle intemperie di un mondo sfuggente e in perenne mutazione, che gira sempre più vorticosamente e da cui, ogni tanto, sento il bisogno di scendere.

csxqp: daniele silvestri - concime