tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, ottobre 17, 2022

 

 

l'ultima volta che ti ho vista, mia cara vecchia amica, ho fatto fatica a riconoscerti. eri bella ed elegante come sempre, il trucco impeccabile, il solito passo veloce e deciso di chi sa sempre cosa fare, e gli occhi che sanno guardare lontano. eppure ti ho visto addosso per la prima volta un velo di stanchezza che probabilmente hai sempre avuto e che prima, forse, non volevo, o non ero mai stato capace di notare. mi è venuto in mente all'improvviso che è la prima volta che vedendoti non ti faccio nemmeno una foto.
certo, non per questo smetterò di volerti bene, ma faccio sempre più fatica a comprendere le tue contraddizioni e l'assurdità delle tue scelte recenti. forse è colpa del rumore di fondo, che inesorabile riempie e intasa ogni interstizio di comunicazione, o forse invece è per via della luce accecante che scaraventi costantemente addosso a tutti, come se dovessi sempre giudicarci, o farci sentire in competizione. e poi c'è sempre quella patina grigia che si appiccica ad ogni tuo gesto, appesantendolo: pretendi molto e non regali mai niente, e anzi, spesso mi viene il sospetto che tu preferisca sprecare, persa anche tu nella tua competizione col mondo. ma chi l'ha detto che per farsi ascoltare bisogna sempre per forza urlare?
devo confessarti mia cara vecchia amica che ultimamente mi sento più vecchio, e forse con l'avanzare inesorabile del tempo e dell'età ho imparato ad apprezzare quella sobrietà che non ti è mai appartenuta. sono stato tanto tempo lontano: chissà se sei tu, ad essere diversa, o io, ad essere cambiato. f

csxqp: alessio lega - "straniero"

sabato, ottobre 01, 2022


A fine agosto mi sono trovato a Palermo per un meeting aziendale, uno di quegli eventi che di solito evito come la peste, ma a cui quest’anno ho voluto dare un’opportunità. È stata una decisione sofferta, frutto di mille riflessioni, tentennamenti, che alla fine ho abbracciato quasi con rassegnazione, non potendo più evitare. Sono occasioni stancanti, che implicano una continua interazione sociale, ma mi piaceva l’idea di vedere una città di cui avevo solo sentito parlare. Ero consapevole che avrei avuto poco tempo libero, e che sarei rimasto deluso dalla frettolosità della visita, ma era comunque un’occasione da sfruttare, anche solo per gettare le basi di un futuro ritorno. Così sono partito e a distanza di qualche settimana posso dire di aver trovato una città attraente e multietnica, ma anche sporca e decadente, che vive nel ricordo di un nobile passato. Al turista si presenta indolente e annoiata, fatalista e strafottente, di una bellezza indiscutibile ma perversa. Ho attraversato vie fatiscenti e scorci pittoreschi, aree verdi silenti e mercati chiassosi. L’ho trovata affascinante nei suoi contrasti e nelle sue contraddizioni. Ma oltre al ricordo della città una delle cose più belle e inaspettate che mi sono portato a casa è stata la rinnovata voglia di ballare, il redivivo amore per la dance e le serate in compagnia. Tutto è nato da uno degli eventi aziendali, una cena all’interno di una antica tonnara a Mondello, a cui è seguito un party con dj set e open bar. All’inizio non ero molto convinto, tanto da aver chiesto a più riprese a che ora sarebbero partiti i transfer verso l’albergo. Ma dopo un po' di incoraggiamento, e qualche drink, mi sono lasciato coinvolgere. Ho iniziato in sordina, timidamente in disparte. Ma canzone dopo canzone ho preso coraggio, fino a rompere ogni indugio e scatenarmi così come non succedeva da molto tempo. È stato un dolce amarcord. Ho rispolverato tutto il mio repertorio, frutto di decenni di serate e di prove davanti allo specchio. Ho ballato da solo ma anche in compagnia, con colleghi che mai mi sarei aspettato. Ho saltato abbracciato con chi ero solito uscire in passato, ma anche con chi neanche conoscevo. Ho mosso incessantemente le braccia verso il cielo e cantato a squarciagola i brani più noti. Ho incrociato lo sguardo di tante fanciulle, e di alcune ho raccolto la sfida ballandoci insieme. È stato un bel momento, di quelli che vorresti durassero in eterno. Ma verso le due si sono accese le luci e siamo stati gentilmente invitati a lasciare la struttura e prendere il pullman. Eravamo tutti stanchi, ma anche felici e sorridenti. La festa era finita, ma nessuno era veramente intenzionato a chiudere lì la serata. In circolo c’era troppa energia per mettersi sotto le coperte, per spegnere tutto e dire arrivederci. Così ci siamo ritrovati davanti all'hotel, per decidere il da farsi, per capire dove poter continuare. Alla fine abbiamo optato per un baracchino poco distante, per due chiacchiere davanti a una birra e un panino, per permettere all’adrenalina di scendere, e assaporare ancora per qualche minuto la magia della serata, prima di rassegnarci davanti alle prime luci dell’alba.

Da quel giorno mi è rimasta la voglia di ballare, di fare serata e divertirmi. In questi anni non ho mai perso la passione, ma si era sopita, soffocata dalla penuria di occasioni e dall’incedere dell’età. I pochi amici che mi assecondavano hanno messo su famiglia, cambiato interessi, o semplicemente si sono adeguati al loro status di adulti. Per troppo tempo mi era mancata la possibilità, ma l’esperienza di Palermo mi ricordava che sotto la cenere ardeva ancora la brace, e non ero ancora pronto a darmi per vinto. Così, forte di questo redivivo entusiasmo, ho pensato che sarebbe stato un peccato non provarci, non dare un seguito a quell’uscita di fine estate. Vivendo a Milano era solo una questione di volontà. Cosi mi sono dato da fare. Ho approfittato di un aggancio che avevo in una discoteca appena fuori città. E visto che le serate più belle sono quelle in compagnia ho chiesto ad un collega se voleva venire. Il sabato sono passato a prenderlo e armati dei migliori propositi ci siamo diretti verso il locale. È stato come fare un salto indietro di vent’anni. Ho ritrovato tutto quello che avevo lasciato: il parcheggio a pagamento, le giacche nel portabagagli, i buttafuori all’ingresso, la tessera per le consumazioni. La musica era decente ma il locale era pieno di ragazzini, interessati più a farsi selfie e video che altro. Io avevo voglia di ballare, immergermi nella musica e lasciarmi andare, e così ho fatto, incurante dell’ambiente circostante. Ho cercato di divertirmi, di godermi il momento, e creare quelle condizioni che oltre un mese prima mi avevano reso tanto felice e spensierato, ma mancava il contesto, e per una volta mi sono sentito fuori luogo. La gioia e l’entusiasmo iniziale si sono spenti come le candeline sulla torta di chi stava festeggiando il suo diciottesimo compleanno. Non era la serata che mi aspettavo. Ho bevuto un drink, mi sono scusato con il mio collega, e salutata l’amica dietro il bancone sono tornato a casa. È stata indubbiamente una serata fallimentare, carica di aspettative insoddisfatte. Sono stato sciocco. Ho avuto la presunzione di rivivere un qualcosa per cui forse non ho più l’età, in un ambiente che non mi appartiene più, di cui vorrei fare parte ma di cui non mi sento parte. Sono rimasto deluso, ma non mi sento sconfitto, e neanche rassegnato. Sono inciampato in una brutta serata, ma non sarà l’ultima. Ci saranno altre occasioni, altri locali e altre persone. Devo solo realisticamente trovare il contesto giusto per me, per la persona che sono adesso, evitando forzature e aspettative irrealizzabili.

Amo la musica dance, il revival anni 90, la truzzaggine e le magliette “essenza” attillate. Non mi stancherò mai di ascoltarla, di ballarla e cercarla, almeno fino a quando mi sentirò vivo. y

clxqp: haruki murakami - “dance dance dance”
csxqp: gala - “freed from desire” 
cvxqp: hannes stohr - “berlin calling”