tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, novembre 30, 2018



a volte mi spiazza e mi lascia interdetto, questo frenetico cliccare di tutto, per accontentarsi di niente. sono un astronomo dilettante e il firmamento mi affascina, ma forse per via della pioggia, della mia proverbiale pigrizia, o dell'inverno che si avvicina minaccioso a grandi falcate, mi ritrovo spesso a cercare le costellazioni, invece che sulla volta celeste, sul mio cellulare, scorrendole a destra e a sinistra con rapidi movimenti del pollice. così tutto si riduce a piccole vampate sul monitor, a un freddo crepitare di pixel, in un'esasperata mediazione della tecnologia che a volte mi mette a disagio, e a volte mi pare una solenne presa per il culo: le foto del cielo notturno hanno per forza di cose una risoluzione sempre troppo bassa, perché è davvero difficile fotografare una stella rendendo giustizia al modo in cui si illumina. ma è colpa mia, in fondo l'unica risoluzione possibile dovrebbe essere questa: strati di maglioni e di pazienza, sfidare gli schiaffi del freddo e i dispetti dell'inquinamento luminoso, schivare i fendenti delle luci cittadine, camminare a lungo nel buio, affidare al caso la speranza spesso vana di una sorpresa.
sarà che sono io che non so usarla, la tecnologia, o sarà forse che l'immensità del cielo è semplicemente troppo, beh, ecco, immensa, nel bene e nel male. senza considerare che ci sono sempre le nuvole, da qualunque parte rivolga lo sguardo, e poi io non so mai da che parte guardare: ma non è questo il punto. o forse si, e non voglio ammetterlo. ho affidato desideri effimeri a meteoriti impassibili e indifferenti, e al loro bruciare fugace a contatto con l'atmosfera, e ho osservato i percorsi ellittici di pianeti su cui vorrei abitare, così vicini e così lontani allo stesso tempo.
al di sotto delle stelle c'è il solito caos, mucchi di foglie, tanto caffè, l'annosa ed eterna questione del saper vendersi bene, il passato in cornice, il ritornello di una canzone che qualcuno non ha ancora scritto, we're wasting time, and time won't come again. e ancora altri viaggi, altri abbracci, e il fermo proposito di abdicare al pensiero, o perlomeno al goffo correre senza direzione dei miei due neuroni col fiatone. mi pare che le stelle, in qualche modo, abbiano un influsso profondo su questo caos sotto di loro, intorno al quale mi ostino a orbitare: a volte riescono a dargli una parvenza di ordine, a volte lo condannano ad un'entropia assoluta e senza scampo.
la verità è che ultimamente sento un bisogno intenso di uscire, strati di maglioni e pazienza dicevo, e di cercare con urgenza la sagoma familiare del grande carro, l'orsa con i tre cuccioli, e prolungare con lo sguardo le stelle più esterne fino a ritrovarla, luminosa e splendente più che mai, con immutata meraviglia. è la stella intorno alla quale ruotano tutte le altre, l'unica che sia in grado di fornire una direzione, punto di riferimento e cardine irremovibile del mio senso dell'orientamento messo a dura prova dalle burrasche della navigazione in mare aperto. a che serve avere le tasche piene di bussole se non si sa trovare la stella polare?
già, lo so cosa state pensando, ecco un altro post sconclusionato in cui nemmeno io capisco bene cosa voglio dire: un confuso cianciare di tutto, per raccontare di niente. ogni tanto vengono fuori post così, ormai lo sapete, ci avrete fatto il callo. forse è per via di questi post che il blog ha sempre meno lettori (anche se i pochi che ci sono dimostrano un affetto sorprendente, grazie di esserci), ma insomma, c'era novembre da riempire, e questo è quello che passa in convento.
ho ancora e sempre il naso per aria, inciampo, e sbatto le testa contro i lampioni. f

csxqp: i cani - "san lorenzo"

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