tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, ottobre 14, 2023

 


sotto di noi scorreva un fiume, impetuoso di allegria, modernità e passione civile. i ragazzi ci guardavano e sorridevano, alcuni ci salutavano, sorpresi di vederci lassù, altri davano di gomito a quelli vicino a loro e ci indicavano, e giù applausi, e risate. avevamo riesumato per l'occasione una vecchissima bandiera e affacciati alla finestra, io e v, un lembo a testa, la sventolavamo per loro. i colori dell'arcobaleno erano più o meno sempre quelli, e in mezzo, fiera, la scritta pace, in italiano. l'avevo tenuta esposta sul balcone, molti anni fa, venti che sembrano ormai un secolo, quando ancora protestare non era fuori moda: era un'altra guerra, ma la stessa ottusa stupidità del mondo.
ho pensato che è stato bello, anche solo in questo modo così piccolo e marginale, dare il mio sostegno alla causa lgbt+: amo la patata, ma supporto la parata, e lì per lì mi ha fatto stare bene esserci e dare il mio contributo per dei diritti che ritengo sacrosanti, anche se non sono i miei, e non mi toccano da vicino. che poi, a pensarci bene, che stupidaggine, è un modo davvero semplicistico di considerare le cose: quei diritti in fin dei conti sono tanto miei quanto loro: un mondo in cui l'amore non ha distinzioni, e in cui nessuno ha paura di camminare per la strada, è un mondo migliore, più rilassato e più sicuro, per tutti, anche per me, ed è anzi un dovere pretenderlo.
negli ultimi tempi questa città vibra di impegno e partecipazione, ed è bello quando riesco a intercettare e fare mie queste sue vibrazioni, assecondandole.
mi è capitato di nuovo un paio di settimane dopo. c'era una piazza vuota, incorniciata dalle transenne e dalla polizia. in un angolo un piccolo palco: l'afd, il partito di estrema destra tedesco, vuole tenere un comizio. è chiaramente uno sfregio, nel giorno in cui la città celebra le persone che hanno preso la cittadinanza e che proprio qui hanno deciso di ricostruire le proprie vite, ritrovando una casa. a volte ci si dimentica che fuggire dal proprio paese non è un capriccio, ma una necessità obbligata. intorno alle transenne un sacco di gente: poche bandiere, tanta passione civile. c'erano studenti e famiglie, mi ha fatto molto sorridere un gruppo di anziane signore, la scritta "nonne contro le destre" sulle magliette. poi al momento giusto tutti hanno cominciato a ululare, a gridare a squarciagola, a battere i mestoli contro le pentole, a soffiare nei fischietti. mani intorno alla bocca ci siamo uniti anche noi al baccano, argine sonoro all'intolleranza. un unico slogan: l'intera città odia il vostro partito. il messaggio non potrebbe essere più chiaro: non qui, non si passa, le vostre lugubri idee andate a berciarle altrove, urleremo finché non ve ne andrete. è così alla fine è stato, il comizio non si è tenuto, sono stato davvero fiero della città in cui vivo.
alla fine di tutto, completamente inaspettata, bella ciao. strimpellata lì, in mezzo alla piazza riconquistata, cantata in coro, le strofe italiane alternate ad un adattamento in tedesco, una canzone non più usurpata da una serie tv, ma nel pieno del suo significato originario, a rivendicare resistenza. ma pensa te, chi l'avrebbe mai detto: mi ha fatto uno strano effetto sentirla cantare, ottant'anni dopo, proprio in una piazza tedesca, un assurdo cortocircuito. che poi, a pensarci bene, che stupidaggine, è un modo davvero semplicistico di considerare le cose: non è mai stata contro i tedeschi, ma contro le lugubri idee che si portavano dietro, e che vanno combattute, ora come allora.
così la sensazione che mi resta è che sensi di colpa e cicatrici profondissime qui abbiano prodotto anticorpi formidabili, e che quelle lugubri idee, qui, in questa parte della germania almeno, non riescano a sfondare. noi invece, pesci rossi senza più memoria, permettiamo scelte e governi scellerati perché quegli anticorpi lì, purtroppo, è davvero troppo tempo che non ce li abbiamo più. f

csxqp: giorgio canali e rossofuoco - "lettera del compagno lazlo al colonnello valerio"

domenica, ottobre 01, 2023

 

 

mi ha fatto uno strano effetto rivedere stagnola dopo tutto questo tempo.
qualche settimana fa, come alcuni fra voi innumerevoli lettori già sanno, il nostro corto è stato proiettato qui ad aachen nell'ambito di un festival dedicato alla mobilità alternativa, (probabilmente perché il protagonista, in effetti, non fa altro che girare a piedi e prendere il tram), in quella che, a distanza di dieci anni dalla sua realizzazione (meglio tardi che mai), è stata la sua prima assoluta.
alla fine della proiezione mi hanno teso un'imboscata e mi è toccato raccontare, in tedesco e davanti a tutti gli spettatori (quattro gatti, per fortuna), qualcosa riguardo al corto. ho avuto la riprova che non sono affatto capace di parlare in pubblico, vado completamente nel panico, sudo e biascico, incapace di mettere una parola dietro l'altra in modo sensato. insomma non un bello spettacolo, poveri spettatori, ho pensato, come se non fosse bastato il nostro film, ecco il colpo di grazia. alla fine sono riuscito chissà come a blaterare un paio di cose sulla genesi del progetto, sulla canzone delle luci, sul significato del titolo e sul finale. se qualcuno ha capito qualcosa, non saprei dirlo con certezza.
ma rivederlo mi ha fatto una strano effetto, dicevo, perché in realtà devo confessare che mi è piaciuto, in un modo che non mi aspettavo. a parte la qualità delle immagini, dolorosamente imbarazzante, che rendeva ogni movimento sullo schermo quasi una tortura per l'occhio, e al netto dell'atmosfera amatoriale che per forza di cose pervade tutto il corto, alcune scene, alcune inquadrature e alcuni raccordi li ho trovati a loro modo davvero creativi e il risultato complessivo per nulla banale. meglio di come lo ricordavo, insomma, forse perché il tempo ha distorto la percezione, e per la prima volta non l'ho visto con gli occhi di chi l'ha vissuto e assemblato, ma con più distacco.
le reazioni degli spettatori alla fine della proiezione, quelli che almeno sono venuti a raccontarmele, sono state interessanti, e sono a ben pensarci le uniche che contano: c'è chi è rimasto colpito e sgomento per la scena del ponte, c'è chi ha apprezzato la svolta positiva del finale, e c'è chi ha fatto congetture sui personaggi. a qualcuno alcune scene per forza di cose proprio non sono piaciute, e c'è chi ne ha apprezzato l'atmosfera malinconica, e lo sguardo sulla città. una ragazza ha trovato molto interessanti le inquadrature in cui si vedono solo i piedi del protagonista, mi ha detto che da tempo le piacerebbe girare un corto solo con quel tipo di inquadrature, le ho detto che potrebbe essere una buona idea, più che altro perché non mi sembra troppo complicata da realizzare, chissà che magari non si possa girare insieme.
che roba, non l'avrei mai detto: già mi sembrava completamente assurdo e stupefacente che siamo riusciti a realizzarli, questi nostri cortometraggi, ma pensare che tutti abbiano avuto una vera proiezione, che siano stati visti da veri spettatori, e che a qualcuno siano perfino piaciuti, beh mi sembrerà sempre una cosa meravigliosamente incredibile. f

csxqp: luca barbarossa - "come dentro un film"