tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, agosto 17, 2018



qualche tempo fa ho scoperto per puro caso che la macchina fotografica che apparteneva a mio padre, una vecchissima pentax risalente alla fine degli anni settanta (beh dai, a pensarci bene, non poi così vecchia), non era del tutto inerte e priva di vita come invece avevo sempre pensato: premendo a metà corsa il tasto per fare le foto mi sono accorto guardando nel mirino (si dirà così?) della comparsa di una luce rossa, che alcune volte, girando a casaccio qualche rotella sull'obiettivo, riuscivo a far diventare verde. insomma per farla breve: le pile che alimentavano tutte queste lucine funzionavano ancora ed essendo le vecchie macchine fotografiche degli oggetti sostanzialmente meccanici mi è venuto il pensiero che potesse in effetti funzionare ancora.
qui occorre fermarci un attimo prima di continuare il post per inserire una sorta di disclaimer: so che la stragrande maggioranza dei lettori accertati di questo blog (tre su quattro, insomma) sono appassionati di fotografia: chi da lungo tempo ne ha fatto una passione di vita e conosce non solo tutti i segreti ma anche tutti gli interpreti di quest'arte, chi ha fatto dei corsi e ha appreso molti trucchi che gli hanno permesso di ottenere risultati spesso molto lusinghieri, e chi ha da poco comprato una macchina fotografica e ha già imparato un sacco di cose, affacciandosi con sincero entusiasmo alle mille potenzialità espressive offerte da questa disciplina.
perciò cari appassionati mi appello alla vostra clemenza e rifiuto ogni responsabilità per mal di pancia o fitte al cuore derivanti dalla lettura di questo post, in cui si fa sfoggio non solo dell'eterna dabbenaggine del neofita, ma anche di un'imperizia clamorosa nel padroneggiare i termini tecnici di questo mondo che, seppure molto affascinante, resta irrimediabilmente complesso per uno fondamentalmente pigro e superficiale come il sottoscritto.
dov'ero rimasto? ah si, insomma avevo conservato questa macchina fotografica perché mi ricordava tantissimo mio padre (ci era davvero molto affezionato, e da che ho memoria non c'è viaggio fatto insieme in cui non l'abbia usata, e probabilmente l'aveva comprata proprio per documentare la mia nascita) e mai più speravo che funzionasse davvero, vista la veneranda età della macchina (ma no, ripeto, non così veneranda, dai) e soprattutto visto il fatto che da molti anni, credo con rammarico, nemmeno lui l'avesse più utilizzata. perciò una volta viste le lucine mi son detto: proviamoci: visto il rapporto sentimentale davvero profondo che mi lega a questo oggetto mi piacque davvero moltissimo l'idea di poterlo rimettere in funzione. ho comprato un rullino in bianco e nero (mi sembrava una bella idea, viste le circostanze, provare a fare foto dal gusto un po' rétro) e mi sono fatto aiutare da qualcuno che ne capisce più di me a inserirlo e agganciarlo correttamente. poi per ben cinque mesi, da febbraio a luglio, mi sono portato dietro la macchina fotografica, andando a zonzo, a piedi o in bici, fotografando tutti i posti di questa città che amo e che hanno per me un significato particolare, e quelli dove vado a meditare quando ho bisogno di schiarirmi le idee: il duomo e la piazza che ho descritto qualche post fa, i campi di grano, le pale eoliche, il quartiere che sembra di essere in un'altra città, i campi da basket, il ponte sulla ferrovia, la torre panoramica sulla collina, i boschi, le strade. ho fotografato alcuni di questi posti quando erano pieni di gente, perché mi piaceva poterne restituire l'essenza di luoghi vivi e di passaggio. ho fatto foto a qualche amico che si è lasciato immortalare per quest'esperimento, e ho fotografato pure un tramonto, benché consapevole che sia probabilmente del tutto insensato farlo con una pellicola in bianco e nero.
ho provato a cercare sempre le inquadrature più interessanti, e a giocare con la prospettiva e la messa a fuoco, meravigliato e affascinato dagli effetti che si riescono ad ottenere: trovo molto interessante poter avere a fuoco qualcosa in primo piano e allo stesso tempo completamente sfocato lo sfondo, o viceversa, e chissà perché nelle foto che ero abituato a fare è sempre tutto incredibilmente nitido. documentandomi qua e là ho imparato, e colpevolmente subito dimenticato, per via di una cronica scarsezza di neuroni disponibili ad assimilare concetti pratici, che le innumerevoli leve e rotelle distribuite sulla macchina hanno in effetti una precisa ragione d'esistere, che sono in stretta relazione fra loro, e che è abbastanza dispersivo cercare di indovinare la giusta combinazione per ottenere la luce verde, e il via libera allo scatto, muovendole di fatto a casaccio. detto questo mi sono ancora oscure le relazioni fra iso (o asa?), tempi e diaframma, e come questa sacra trinità di impostazioni vada a influire sulle lucine (l'esposimetro?): a me pare sempre che la macchina sia del tutto umorale e lunatica, e che le impostazioni di base consigliate sui manuali non funzionino praticamente mai.
ma non importa, ho scattato (quasi) sempre con il verde, e così, finiti i trentasei scatti disponibili, forte dell'entusiasmo di aver fotografato tutto quello che avevo voglia di fotografare, ho rimosso il rullino (mi ci è voluto un tutorial di youtube per riuscirci) e pieno di speranze e aspettative l'ho portato a sviluppare.
ci volevano dieci giorni perché fossero pronte (mi piace questa cosa, che le cose di altri tempi abbiano ancora bisogno di tempistiche di altri tempi) così ho ingannato l'attesa, come mio solito, riempiendola di fantasie: non che mi aspettassi di essere osannato come il nuovo cartier-bresson, ma nemmeno di aver partorito soltanto macchie sfocate e informi nembostrati dalle più disparate tonalità di grigio: insomma ero fiducioso, almeno qualche foto sarebbe certamente venuta più o meno bene, e incorniciata avrebbe abbellito le pareti ancora disadorne di casa mia.
poi ho ritirato le foto, ho aperto con trepidazione il pacchetto e, beh, non so come dirlo dopo tutta questa lunghissima sbrodolata, ci provo, vengo al dunque, insomma: non c'era nulla, le foto non c'erano, c'era solo una stampa bianca con un'inequivocabile scritta "empty" e tante strisce di pellicola mai impressa.
forse la macchina davvero non funziona più, o più probabilmente ho fatto casino io.
questo è uno di quei periodi in cui le cose non è che mi vengano proprio tutte benissimo, così l'epilogo di questa breve ed emblematica storia triste è fatto di generiche invettive e di varie patetiche recriminazioni scagliate contro il cielo, tanto stupide quanto inutili. ma la verità è che questo post non voleva affatto essere la cronaca di una delusione quanto quella di una cosa che, seppure con esiti disastrosi, mi ha divertito molto fare: nonostante tutto è stata una bella esperienza, del resto la fotografia è un cimento che non può mancare alla mia collezione di cimenti, quindi sappiate che in qualche modo prima o poi ci proverò di nuovo, farò indagini su cosa non ha funzionato (i lettori di questo post che ho citato prima possono volentieri dami una mano a scoprirlo) e poi, siete avvertiti, tornerò a scattare, il dado è tratto, non mi arrendo certo così facilmente. f

csxqp: loudon wainwright III - "therapy"

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