tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

giovedì, giugno 27, 2019



in quest'ultimo periodo ho pensato spesso che mi piacerebbe averla, quella capacità di indossare un'armatura e sapersi proteggere il cuore di fronte alle grandi frane e ai piccoli smottamenti dell'esistenza. quell'istinto insomma che porta a preservarsi dalle delusioni attraverso difese spesso drastiche ma efficaci: ostentando indifferenza e disinteresse verso la possibilità di credere e riuscire in qualcosa, oppure astraendosi, ed evitando di lasciarsi coinvolgere dalle emozioni e dai sentimenti. mi piacerebbe averla perché mi sono reso conto che è, un po' come il senso pratico (e probabilmente c'è una correlazione), una di quelle qualità che a me sono da sempre clamorosamente mancate.
forse è colpa di un periodo molto grigio, che più grigio non si può, in un passato per fortuna ormai passato, che mi ha lasciato in eredità questa strana urgenza di vedere tutto a colori, non lo so, il fatto è che incurante delle vertigini mi sorprendo sempre a volare, volare maledettamente alto per giunta, e a osservare la meraviglia del mondo accarezzando il cielo, inseguendo testardamente, con questa allegra e dissennata imprudenza, la variopinta policromia delle cose. il problema è che poi mi sorprendo anche inevitabilmente e regolarmente a cadere, senza nessun paracadute, senza possibilità di appiglio, e a spiaccicarmi fragorosamente contro il freddo e duro pavimento della vita reale.
così in un accanito e ormai perdurante saliscendi mi libro in aria, e precipito, con la stessa imperterrita e spericolata intensità, icaro ingenuo e ostinato.
a volte vorrei sapermi arrendere, e finirla una volta per tutte con questi reiterati, velleitari e goffi tentativi di staccarmi da terra. ma non tanto per il timore del rovinoso impatto con il suolo, quanto piuttosto per manifesta e palese incapacità, come se tutto questo forsennato sbatacchiar d'ali alla fine non fosse buono che per schiantarsi e basta, e non servisse davvero ad arrivare da qualche parte.
vorrei sapermi arrendere ma probabilmente non lo farò, perché non sarei più io se lo facessi, perché sono fatto così, (male, ne sono consapevole, ma così), perché ho bisogno dei colori, e non mi importa se il rischio, alla fine, è che ci possa essere il nero a disegnarne l'ombra in spessi tratti impietosi che fuoriescono dai margini. così se quella c all'inizio finisce per diventare una d, beh pazienza, in fondo è anche questo un modo per sentirmi vivo, e mi tengo stretto ogni cicatrice e ogni bernoccolo, ogni burrasca, ogni frana e ogni smottamento, e ogni maledetto schianto.
quell'istante di incanto, e di stupore per le cose, vale sempre la pena. non voglio rinunciare al prossimo volo, e ad ammirare dall'alto, anche solo per un momento, questo meraviglioso, spettacolare, pazzo casino. f

csxqp: maldestro - "abbi cura di te"

2 Commenti:

Blogger tabacchi fc ha detto...

emotivi e idealisti, sognatori e romantici, non possiamo rinnegare noi stessi, e così siamo costretti a patire, come dei dannati in un girone dantesco. non abbiamo scampo, ma spero che prima o poi ci ribelleremo a questo nostro destino e volteggeremo alti e felici. y

4:25 PM

 
Blogger Valentina ha detto...

l'armatura non si indossa: ci si nasce, con l'armatura. O si cerca di raggiungere il nirvana, se non arriva la vita a mettere un disturbatore sul tuo cammino. Tu (ma anche Maldestro, e pure Brunori) sei convinto che ne valga sempre la pena e io pensavo lo stesso fino a qualche tempo fa. Me ne andavo ripetendo "il cuore è elastico" e mi chiedo se ci credessi davvero. Forse è la vita ad essere elastica: si tende, tu ti tendi e protendi verso qualcosa di nuovo ma poi torna tutto al punto di partenza. E via da capo...

11:00 AM

 

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