campi, e colline, e un cielo improvvisamente enorme.
complice di questa evasione è un inaspettato caldo autunnale, illogico, incongruente e insensato per questi tempi a queste latitudini. un po' assurdo, più o meno come tutto il resto.
non ho mai fatto mistero del mio rapporto estremamente controverso con la natura (il mio giardino sembra la piana di austerlitz subito dopo la battaglia), né della mia inattitudine ad abitare lontano dalla comodità insalubre delle città, eppure qui mi sento a mio agio, come se fossi a casa, e il cuore, già troppo pieno di troppe altre cose, mi si riempie di pace.
sembra che in pochi conoscano questi luoghi, e io e la mia bici non incontriamo quasi mai nessuno quando veniamo qui. a volte a farci compagnia c'è una mucca pigra, il volo apparentemente senza meta di un corvo, un albero solitario, un'onda che scivola leggera sul mare giallo della colza.
inseguo con lo sguardo i confini per fortuna invisibili che attraversano le colline, felice di poterli soltanto intuire. lontano, si stagliano i profili slanciati delle turbine eoliche, a scandire uno sterminato orizzonte. il vento mi sussurra all'orecchio: libertà!, così, con il punto esclamativo, scompigliandomi con fare scanzonato capelli e incertezze.
alla fine è tutto qui, e non serve altro. forse per venire a capo del caos tumultuoso di grandi sentimenti c'è semplicemente bisogno della tranquilla serenità di grandi spazi. f
csxqp: claudio baglioni - "via"
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