aprire il vasetto,
metterci un po' d'acqua,
aspettare.
beh, sembra davvero facile, mi son detto, ce la potrei anche fare, l'idea di veder crescere una pianta da zero mi ha sempre affascinato, e così, animato dalle migliori intenzioni ho seguito le istruzioni alla lettera:
ho aperto il vasetto,
ho messo un po' d'acqua,
e ho aspettato.
e aspettato.
e aspettato ancora.
ho aspettato un sacco di tempo ma niente da fare, solo terra bagnata. terra bagnata e crescente delusione. ho provato anche a rileggere le istruzioni, nel caso avessi sbagliato qualcosa, ma avevo incredibilmente fatto tutto giusto. però ad abbattere quasi del tutto le mie speranze ha provveduto una nota scritta in piccolo, proprio sotto le istruzioni, che diceva testualmente: nessuna garanzia di successo. lo so, è una cosa ovvia, si tratta di una costante naturale che fa parte dell'ordine delle cose, di tutte le cose, ma a vederla così esplicitata suonava più o meno come: lascia perdere, davvero, ti illudi e basta, vai a sprecare il tuo tempo da un'altra parte. soprattutto considerando questa circostanza, spiegazione più che probabile del mio insuccesso: le piante mi odiano. perché è inutile girarci intorno, diciamolo, ho il pollice decisamente verde. verde perché come il resto delle mie mani si è macchiato della clorofilla che ho fatto versare negli anni a centinaia di povere piante innocenti, assetate dalla mia pigrizia (oggi non ho voglia, ma di sicuro domani le bagno, promesso) o affogate dalla mia premura (diamogli un bel po' d'acqua, ma si, un altro po', abbondiamo, così per un po' di tempo stanno a posto): insomma, una strage silenziosa e inesorabile, roba che attila in confronto era uno stimato botanico.
così avevo già preso la decisione di buttare via tutto, il vasetto, la terra bagnata, la delusione e i semini mai germogliati, e destinare alla pattumiera quest'ennesima conferma di un periodo sconclusionato che non sta girando esattamente come dovrebbe. ma siccome fra il prendere una decisione e metterla in pratica di solito faccio passare dalle due alle tre ere geologiche ecco che il vasetto, malinconico, solitario e disabitato, è rimasto ancora parecchi giorni sul davanzale della finestra. una piccola parte di me, di certo molto più piccola di un semino, non voleva saperne di rassegnarsi all'idea di rassegnarsi, così ogni tanto ci buttava dentro un'occhiata speranzosa e un altro po' d'acqua, ma in realtà più per irrazionale testardaggine che per effettiva convinzione.
beh, la faccio breve: dopo un altro bel po' di tempo prima uno, poi due, poi un intero manipolo di sparuti, fragili e sottili fili verdi è affiorato dalla superficie bruna, dapprima timidamente, poi prendendo sempre più coraggio, stendendosi e stiracchiandosi, arrampicandosi e sporgendo la testa a spiare con curiosità le meraviglie del mondo oltre gli argini del vasetto. che poi non so nemmeno bene che tipo di pianta sia (aneto? ma cosa diavolo è l'aneto?), ma alla fine non è così importante, sono solo felice che sia viva, e voglio prendere questa vicenda come una piccola grande lezione sul non gettare mai la spugna.
e poi niente, è un periodo così, mi emoziono davvero con poco. f
csxqp: tankus the henge - "cakewalk"
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