tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, luglio 20, 2018



mi hanno detto ieri che sei partita, e che non torni; nessuno sa perché, ma non è davvero importante. non ne sapevo niente, e avrei voluto salutarti. ricordo che tu c'eri, per salutarmi, tutte le volte che sono partito io, ed ero contento che ci fossi. poi come sempre pigrizia, e corse verso i treni, e vaghe promesse, i viaggi, i progetti, i lavori, i speriamo, gli anni che volano, tutto affidato alla angusta brevità dei messaggi, e un prima o poi che rimane sempre un poi.
mi vesto ancora male, e uso ancora parole strane, non ti ho mai detto che mi piaceva il tuo gatto nero, e il modo in cui riuscivi a scrivere, e ti ricordi?, si, erano bei tempi. abbiamo riso, e sudato, e imprecato, e scherzato. ecco, forse è tutto qui, ma a pensarci bene è davvero moltissimo: abbiamo fatto un pezzetto di strada insieme, ed è stato bello. f

bob marley and the wailers - "lively up yourself"

domenica, luglio 01, 2018


ho viaggiato per molto tempo in solitudine, senza amici, semplicemente perché non ne avevo. ho ricordi che conservo solo io, esperienze che non ho potuto condividere, stati d'animo che nessun altro potrà mai comprendere fino in fondo, ma è stato inevitabile, perché partire era un'esigenza, anche se questo voleva dire affrontare tutto da solo, senza nessuno al fianco. è stato un periodo buio, difficile, come molti altri, ma formativo, perché mi ha aiutato a capire che qualcosa mancava, e così a cambiare, perché quei momenti potevano esser vissuti diversamente, regalandomi gioie e avventure inaspettate.
poi un giorno è arrivato Luigi, e dopo qualche anno Federico, e così è iniziata la mia seconda vita, quella di viaggiatore con "compagnia".

questa foto riassume quello che il viaggio in solitaria non potrà mai donarti. è la sintesi di mille esperienze, peripezie, vagabondaggi. è l'attimo che ti riconcilia con il mondo, che ti fa apprezzare il quotidiano, la sua semplicità. è l'emblema dell'amicizia che non ha bisogno di parole, dimostrazioni, gesti. è l'emozione dell'inatteso, la felicità della condivisione, la follia di un momento. è il risultato di chi, per vie traverse, si è trovato, e ha deciso che si poteva proseguire assieme, felicemente.
per noi prendere e andare significa alimentare il nostro animo vorace e sognatore. irrequieti, amiamo caricarci lo zaino in spalla e partire, senza troppi fronzoli, informazioni, senza un progetto, o programmi. è tutto in divenire: si cerca una piantina, si evitano i mezzi pubblici, e si cammina, cercando di vedere ogni cosa, fino allo sfinimento. poi se capita si mangia, dopo mille ripensamenti, dubbi, tentennamenti, finché qualcuno non si fa carico della decisione, assumendosi il rischio di una inevitabile reprimenda, nel caso la scelta si riveli sbagliata. in corsa ci adeguiamo agli eventi, e se qualcosa va storto (vedi Betlemme), ci si ingegna. niente drammi, recriminazioni o accuse, si fa tutto insieme, nel bene e nel male.

l'Andalusia mi ha restituito un amico, e mi ha fatto maledire la lontananza che ci divide. non avevo dubbi, ma ritrovare l'eterno sfaccendato con cui ridere, o la spalla su cui piangere, è stato confortante. si è confermato un degno avversario a ping pong, un pessimo farfallone, e un inguaribile ottimista. sferzante del pericolo si è mangiato un'arancia cresciuta fra i palazzi e l'asfalto. ha avuto la pietà di spazzolarsi tutte quelle lumachine che io non avevo più il coraggio di mangiare. si è quasi fatto intortare con un rametto di rosmarino potenzialmente miracoloso. si è esibito in uno stentato spagnolo cercando di vendermi la sua abilità. mi ha coinvolto in un'assurda camminata lato tangenziale per arrivare in una sperduta piazzetta intitolata ad una star del punk rock, salvo poi non trovarne traccia se non in una scritta sbombolettata. mi ha rifilato caffè macchiato per una errata convinzione su un certo vocabolo mal interpretato. mi ha costretto a decine di selfie e foto di cui già mi vergogno. ma mi ha anche abbracciato quando ne ho avuto bisogno. ha perseverato quando tentennavo, e mi ha sostenuto quando non volevo più proseguire. ha riso delle mie cazzate, ha taciuto delle debolezze, e non mi ha mai abbandonato ai miei persistenti tormenti. caparbiamente mi ha spronato, cercando di rendere questo viaggio unico e irripetibile, così come è sempre stato.
e poi tapas e sangria, piononos e jamon, le partite a scacchi sul cellulare, la coca cola, il cortado, la carbonara, la filosofia da bar sulle bustine dello zucchero, le caracoles… l'Andalusia è stato tutto questo, e molto altro.
grazie f.

clxqp: brian panowich - “come leoni”