tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, aprile 22, 2019



e così alla fine è successo, dopo aver passato moltissimo tempo insieme e dopo esserci corteggiati a lungo, io attraverso poetiche e appassionate dichiarazioni d'amore, lei confortandomi e standomi sempre vicino nei momenti davvero difficili, ci è sembrata una cosa quasi ovvia e naturale dare al nostro rapporto, finora rimasto sempre nei binari di una tenera e profonda amicizia, la possibilità di evolversi e di fare un decisivo, seppure inaspettato, salto di qualità. i sentimenti che provo per lei sono davvero grandi, e mai in cuor mio avrei creduto che potessero essere a tal punto ricambiati da fare questo passo insieme, e intrecciare così profondamente le nostre vite e la nostra quotidianità.
ok, la faccio breve: da un po' di tempo a questa parte io e la bicicletta, da semplici compagni di scorribande e avventure, siamo diventati veri e propri compagni di lavoro: è lei il fulcro della mia nuova, ennesima, esperienza professionale.
la cosa ancora mi stupisce molto, mai avrei pensato che mi sarebbe un giorno capitato di lavorare con una delle cose che più mi piacciono e mi appassionano, e che per svariati motivi ha lasciato un'impronta così indelebile sulla mia esistenza. eppure ormai da qualche mese gestisco in tutto e per tutto il magazzino di un enorme negozio di bici, il più grande che mi sia mai capitato di incontrare, un posto che probabilmente solo in questo preciso punto, dove la germania e l'olanda si incontrano, ha ragione di esistere con queste dimensioni.
l'estensione del negozio (e il suo fatturato) mi lascia in effetti ancora a bocca aperta: nei vari team in cui è suddivisa la sua attività (vendita, amministrazione, officina, premontaggio e montaggio) ci lavorano una quarantina di persone, e la sua superficie è talmente vasta che le comunicazioni avvengono molto spesso via telefono. il magazzino, dove in trepidante attesa di incontrare qualcuno che le faccia sfrecciare lontano riposano letteralmente alcune migliaia di biciclette, è il cuore pulsante del negozio, e mio ruolo, ho scoperto ben presto, è davvero cruciale perché tutto funzioni correttamente (ok, suona un po' egocentrico e presuntuoso, ma possiamo metterla così: le mie efficienze e le mie inefficienze si ripercuotono a cascata in modo davvero tangibile su quasi tutti i reparti del negozio).
il lavoro mi piace, c'è una considerevole componente organizzativa e sistematizzativa che ovviamente è il mio forte, e mi stimola la sfida non banale di provare a mettere ordine là dove normalmente il caos e l'entropia sono abituati ad avere la meglio. in più la possibilità di lavorare sostanzialmente in completa autonomia, e potermi gestire da solo il mio tempo, decidendo come e quando fare le cose (al netto dello stress di avere a volte troppe cose da fare contemporaneamente) è una cosa decisamente molto piacevole.
di contro è un lavoro complessivamente abbastanza faticoso, un po' perché alcune biciclette sono maledettamente pesanti (quelle elettriche, che qui sono veramente molto diffuse, e mi portano ogni volta irrimediabilmente a imprecare contro l'idea irragionevole e innaturale di mettere un motore in una bici), e un po' perché il magazzino si dipana su quattro piani, naturalmente senza ascensore (quello che che c'è è purtroppo solo per le biciclette, e già alla fine della prima rampa di scale comincio sempre a invidiare intensamente questa loro esclusiva): devo ancora capire se queste otto ore di palestra giornaliera e di allenamento fisico costante mi stiano facendo diventare muscoloso e atletico oppure smunto ed emaciato (più la seconda, mi sa).
inoltre il magazzino soffre di una malattia in stadio ormai avanzato: una snervante e cronica mancanza di spazio dovuta spesso a ordinativi disordinati e sregolati, eccessivi perfino per un negozio così grande. molto spesso troppi scatoloni di biciclette e accessori arrivano contemporaneamente e si accumulano senza sosta, eludendo e mettendo a soqquadro qualunque mio tentativo di pianificazione, quasi irridenti di fronte ai miei vani sforzi di ottimizzare l'esiguo spazio disponibile.



al di là di queste difficoltà trovo però molto interessante poter scoprire un sacco di cose sull'universo bici di cui prima ero all'oscuro: non solo la quantità e la varietà di accessori e relative personalizzazioni è incredibile, ma alcune configurazioni di base del mezzo, forse perché in italia sono poco diffuse, mi erano completamente sconosciute, e ci sono alcuni meccanismi di cui ancora ignoro del tutto la funzione. mi hanno chiesto di imparare la nomenclatura completa delle componenti della bici in tedesco, e mi sono accorto che per molti pezzi non avrei saputo dare un nome preciso nemmeno in italiano.
l'ambiente mi pare nel complesso estremamente rilassato (ma è una caratteristica che finora ho riscontrato ovunque abbia lavorato qui in germania), i colleghi sono molto simpatici, molti di loro si sforzano di imparare qualche parola in italiano e benedico continuamente la loro pazienza con il mio ancora un po' traballante tedesco. e poi, dulcis in fundo, sono molto contento di poter dare un piccolo modesto contributo alla diffusione della mobilità sostenibile.
e così ecco un'altra tappa, un altro giro di giostra, un altro lavoro. ricordo che mi è capitato molte volte, in passato, quando i libri stavano iniziando a diventare una compagnia stabile e imprescindibile della mia vita, di leggere le biografie di alcuni scrittori, incastrate fra la prefazione e l'inizio del romanzo, e di essere rimasto affascinato dalla quantità di lavori diversi che molti di loro si trovarono a fare per sbarcare il lunario. certo non sono, né probabilmente sarò mai, uno scrittore, ma non è questo il punto: il fascino che esercita su di me una vita professionale liquida e movimentata è rimasto immutato, e in qualche modo mi piace l'idea di poterla sperimentare in prima persona. a volte, ripensandoci, mi stupisce questa mia adattabilità e apertura all'imprevedibile, non fosse altro per il fatto che in ogni posto dove mi sia capitato di lavorare mi sono divertito moltissimo. ecco, la verità è che tendo a considerarla più come l'opportunità avventurosa di vivere molte esperienze diverse che come il rimorso di non essermi saputo costruire una carriera, e finché questa stramba sensazione dura va bene così (probabilmente fra qualche anno maledirò con forza questo mio svolazzare irrequieto da un mestiere all'altro), e devo dire che in qualche modo ci sto prendendo gusto: sono già adesso davvero curioso di sapere cosa farò dopo, al prossimo giro.
piccola nota a margine (visto l'inizio romantico del post ci voleva una conclusione adeguata): so che ve lo state chiedendo, e che state attendendo la risposta con grande trepidazione, ma nonostante lavori in un negozio di bici, e nonostante diventerà presto un passo inevitabile, non ho alcuna intenzione di comprarne una nuova: ne abbiamo passate così tante insieme che voglio restare fedele al mio adorato catorcio arrugginito, alla sua malconcia ma fiera eleganza vintage (vintage è un eufemismo perfetto quando non vuoi dire decrepito), e al profondo e inossidabile affetto che ci lega. f

csxqp: frankie hi-nrg mc - "pedala"

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