tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

mercoledì, settembre 01, 2021


È domenica mattina, il cellulare mi squilla, lo schermo indica Stefania e Riccardo. Considerando l’ora, sono le dieci e trenta, e i loro ritmi, penso che mi chiederanno se voglio unirmi a loro per colazione, per quella che sarà la mia seconda, visto che una è già stata fatta, poco dopo le otto, comodamente a letto, ascoltando il radiogiornale in sottofondo. E invece no, non hanno intenzione di invitarmi a fare due chiacchiere al bar, non questa volta. Hanno un’idea che vogliono condividere, un tarlo che li tormenta e non li lascia tranquilli, che li spinge a voler fare un qualcosa, per il quale io potrei dare un contributo. Una persona di loro conoscenza è scomparsa in montagna. Aveva in programma di fare un percorso ad anello da cui non ha fatto ritorno. Si doveva trattare di una semplice camminata, di un paio di ore, che l’avrebbe riportato a casa per pranzo, ma così non è stato. Questo è successo a metà settimana, giovedì per l’esattezza, mentre oggi è domenica. Due giorni di controlli non hanno prodotto nessun risultato, e le ricerche hanno costantemente bisogno di volontari, preparati, che possano contribuire al setaccio di sentieri, boschi e crepacci. Gente esperta che sia pratica della zona e sappia come muoversi in montagna. Il caso vuole che tutto questo stia succedendo a Zoldo, lì dove sono nati i miei nonni paterni, dove vive mia sorella, e dove ho passato le ultime quaranta estati della mia vita. La richiesta è semplice, accompagnarli. Reagisco ammutolito e spiazzato, non me l’aspettavo. Anche se è una vicenda di cui siamo a conoscenza, e di cui abbiamo già parlato, per la sua drammaticità, e perché per una volta un fatto di cronaca ci tocca così da vicino, non pensavo di poter esser coinvolto in prima persona. Ho chiesto loro tempo, li avrei richiamati non appena vista l’agenda, per capire se avevo impegni o riunioni inderogabili, se potevo prendere il lunedì di ferie, se se se… tanti se, quasi a voler trovare a tutti i costi una scusa per non assecondarli.

Non sempre, ma spesso, è semplice “girare la testa dall’altra parte”. Ignorare un gatto randagio, un mendicante, una richiesta d’aiuto, succede costantemente. Rimani indifferente, lo accetti, guardi avanti e continui a vivere senza particolari patemi, più o meno in pace con la coscienza. Anche in questo caso mi si è posta davanti la possibilità di scegliere: fare qualcosa o desistere? Avrei potuto dire che avevo un meeting aziendale, cosa fra l’altro vera, ma sarebbe stato solo un pretesto, che non volevo usare, per rispetto nei confronti di quello in cui credo e penso di me, e per il rapporto di affetto stima e riconoscenza che ho nei confronti dei miei amici. Già qualche settimana addietro avevamo parlato della possibilità di aiutare i profughi afgani, di poterli ospitare, trovandogli una soluzione abitativa temporanea, perché credevamo fosse doveroso. Approfondendo i dettagli avevamo poi accantonato l’idea, erano sembrati progetti affrettati e fantasiosi, a cui difficilmente era possibile dare seguito nella realtà. Ma questa volta era diverso, potevamo concretamente dare un supporto. Avevamo gli strumenti, i mezzi e le conoscenze. L’unica cosa che ci voleva era la volontà, la volontà di dare una mano, sacrificare qualcosa di sé, del proprio tempo, spendendosi in modo disinteressato per il bene di qualcun'altro. Sarebbe stato sicuramente impegnativo e faticoso, ma perché non farlo? Rifiutando il mio contributo sarei stato disumano, e non avrei mai potuto accettare di riconoscermi in quella persona. La decisione non poteva quindi che essere una. Li ho avvisati di preparare la borsa. Saremmo partiti quella sera stessa, dopo l’ultima conferenza al planetario. Mia sorella ci avrebbe ospitato la notte, e l’indomani mattina, alle sette, ci saremmo presentati al punto di raccolta dei volontari. Il rientro a Milano sarebbe avvenuto il giorno stesso, verso mezzanotte, dopo un’intensa attività di ricerche. Questo era il programma sulla carta, quanto ci eravamo prefissati, e così è stato, anche se ci sarebbe piaciuto un epilogo diverso, accompagnato da buone notizie, cosa che al momento non è ancora avvenuta. Le ricerche continuano. y

csxqp: eddie vedder - "long nights"