tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, dicembre 18, 2016



due espressi macchiati, due caffè normali.
dopo il gelato, il caffè. non è la fine del menu turistico al ristorante dietro l'angolo, ma la successione dei capitoli della mia indubbiamente poco decifrabile vita professionale: da qualche mese (e purtroppo ancora per poco) sto lavorando in uno dei miei negozi preferiti di aachen, una via di mezzo perfettamente riuscita fra una bottega di commercio equo e solidale e una torrefazione, situata all'ombra del duomo (beh si, ogni tanto anche qui c'è il sole).
un caffè normale, un milchkaffee e una cioccolata calda.
ho iniziato facendo il commesso e gestendo la merce in entrata nel piccolo magazzino, circondato da oggetti provenienti dai più disparati e remoti angoli dell'orbe terraqueo. poi, dopo un breve addestramento, mi sono ritrovato a fare, praticamente a tempo pieno, il barista: ho imparato a destreggiarmi fra un latte macchiato e un cafè au lait, e acquisito la maestria necessaria a preparare un perfetto cappuccino, non solo da un punto di vista tecnico (montare il latte e creare una schiuma adatta è cosa meno banale di quanto si pensi) ma anche da un punto di vista estetico, affrontando i primi rudimenti di quella che si chiama latte art (ovvero l'arte di dipingere con il latte montato figure e arabeschi sulla tela bruna di un caffè). il cuore qualche volta mi riesce bene ma i miei tentativi di disegnare una foglia di solito finiscono miseramente in improbabili pollock in bianco e marrone.
due tè, un latte macchiato, un espresso doppio.
sembra niente, ma riuscire a trovare un buon espresso da queste parti non è impresa da poco. ho scoperto che i tedeschi fanno il caffè in quattro o cinque modi diversi, tutti però ugualmente acquosi e tremendi (non solo hanno macchine con vari tipi di filtri, ma ci sono perfino quelli che versano semplicemente, orrore orrore, l'acqua calda sopra il caffè): perfino il migliore caffè tedesco è veramente imbevibile ed è di gran lunga peggiore del peggiore espresso che si può bere in italia. per fortuna nel negozio dove lavoro si fa uno dei migliori espressi che mi sia mai capitato di gustare, non solo in germania, e sto approfittando della possibilità di berne a volontà durante le ore di turno. (dico espresso perché se ordinate un caffè qui vi portano la loro brodaglia, siete avvertiti).
un café au lait, una trinkschokolade, un espresso macchiato.
il gruppo di lavoro in cui mi sono inserito è davvero affiatato, e sono stato accolto veramente a braccia aperte. la necessità di interagire tutti i giorni con persone madrelingua ha migliorato notevolmente il mio tedesco, e grazie al cielo non solo i colleghi ma anche i clienti possiedono la giusta dose di spirito e una pazienza che avrebbe fatto invidia a gandhi di fronte alle mie perduranti insicurezze linguistiche.
devo quindi dire che questo lavoro, così avvolto dal profumo inebriante del caffè appena macinato, mi diverte molto. al di là dell'idea già di per sé entusiasmante di aver imparato una cosa che non sapevo fare, ho trovato molto affascinante la possibilità di approfondire tutte le sfaccettature e le fasi di produzione di un prodotto così importante (e per molti versi così fondamentale per la nostra cultura di italiani: è davvero strano aver scoperto tutto questo in germania), dall'aprire un sacco di iuta pieno di caffè verde al conoscere le impostazioni di torrefazione di una macchina tostatrice, dallo scegliere il livello di macinatura adatto ad ogni tipo di caffè al saper distinguere le differenze di aroma e composizione fra i chicchi etiopi e quelli boliviani, o fra quelli della tanzania e quelli dell'ecuador.
tre espressi di cui uno macchiato, due latte macchiato di cui uno con latte di soia e uno con espresso doppio, due tè e quattro caffè normali (aiuto!).
ho scoperto che dietro ad un caffè, come del resto dietro ad un gelato, se fatto bene, ci sono scienza, passione e arte. c'è veramente un mondo, vasto e complesso, dove anche i parametri apparentemente più insignificanti non vengono lasciati al caso, e dove ogni dettaglio (la scelta del latte per esempio, o la forma della tazzina, o persino la qualità del pressino) concorre a rendere il più possibile piacevole il momento del consumo, che a volte è semplice e puro relax, a volte opportunità di ricarica, a volte occasione di socialità. la verità è che il caffè, come il gelato, mi sembra qualcosa di vivo, perché è una piccola grande gioia quotidiana, e perché vive sono le persone che lo producono, lo preparano e lo consumano: essere una parte di questo processo mi piace, ed è uno dei motivi per cui mi trovo maggiormente a mio agio in questo tipo di lavori rispetto ad altri.
un espresso.
ecco, forse la mia storia professionale resterà per sempre qualcosa di estremamente indecifrabile, ondivaga e senza una qualsiasi parvenza di direzione. ma la piccola meraviglia di potermi cimentare con cose nuove e inaspettate e di trovarmi a contatto con le persone è qualcosa che a suo modo trovo estremamente stimolante e gratificante. f

csxqp: bob dylan - "one more cup of coffee (valley below)"

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