tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, giugno 07, 2009



C’è stato un tempo in cui non esistevano né sabati né domeniche, né feste né amici, né viaggi né mostre, ma solo lo studio. Non mi capita spesso di ripensarci, a quei momenti, ma ogni tanto si ripresentano, soprattutto nel dormiveglia, o nei fine settimana, quando la mente, libera da impegni, può divagare, e abbandonarsi alle più disparate riflessioni.
Non vi nego che sono felice di essermi lasciato alle spalle quegli anni bui, in cui i giorni avevano tutti la stessa cadenza, in cui le mattine e i pomeriggi erano fatti solo di libri, e la mia unica speranza era di raggiungere, il più velocemente possibile, una data, quella dell’esame, che mi avrebbe finalmente liberato, nel bene o nel male. Si trattava di giorni, settimane e mesi in cui smettevo di vivere, in cui la scrivania era l’unico orizzonte della mia giornata, e la quotidianità era scandita da un’inflessibile programma fatto di studio e cibo, studio e sonno. E così sono trascorsi cinque anni, in questo psico-incubo, che ora mi fa rabbrividire, lasciandomi perplesso, a sospirare, sull’utilità del mio agire, sul metodo, sulle privazioni, sulle fatiche e pressioni a cui mi sono sottoposto. Credo soprattutto di aver spinto il mio fisico oltre un limite che il solo ripensarci ora mi scombussola, lasciandomi un diffuso senso di angoscia. Non voglio oltremodo drammatizzare quello che è stato, ne sono così presuntuoso da pensare di essere il solo ad aver vissuto certe situazioni, ma sono stati dei giorni difficili, ed il sapere che non si ripresenteranno più mi fa sentire bene, sollevato. Non riuscirei più a sostenere quell’impegno, né vorrei, come mai e poi mai lo augurerei a qualcuno. Studiare a memoria interi libri tanto da saper indicare per ogni pagina la prima e l’ultima parola, gli spazi e la posizione delle immagini; ripassare mentalmente ogni singola riga, in ogni possibile momento della giornata, in macchina, in bagno, sull’autobus, la sera prima di addormentarmi, tormentandomi, mettendomi continuamente alla prova, per poi lanciarmi in maratone di ripasso nei fine settimana, fino ad arrivare ai giorni prima dell’esame, quando raccoglievo tutte le energie per compiere quello sforzo mentale che ora descriverei come trascendentale ma che allora era solo il sinonimo della fine di un periodo travagliato. Un incubo, insomma.

Ora rido, grazie a Dio quel Johnny Mnemonic che sono stato è a riposo, e secondo gli ultimi studi ci sono buone possibilità che il cervello riesca a rigenerarsi, perché molte cellule temo di averle bruciate, in quegli anni. Oggi è domenica, sono sereno, sdraiato sul letto, a leggere, mi sono goduto la giornata, come del resto mi godo la settimana, perché, timbrato il cartellino, sono finalmente libero, e mi rallegro, come mai in passato, di essere il padrone assoluto del mio tempo. y*

clxqp: jonathan carroll - “ciao Pauline!”

p.s. non so perché ho voluto raccontarvi tutto questo, in fondo c’era già in pista un altro discorso, ma oggi è andata così, è stato un momento di riflessione, sul tempo, sprecato (molto) in passato, e dissipato (più o meno) felicemente, ma liberamente, ora.

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