tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, dicembre 12, 2014



da queste parti l'estrema imprevedibilità del tempo a volte è quasi insostenibile, stelle limpide come solo nei deserti o nei fumetti, pulviscoli umidicci, inaspettati squarci d'azzurro, nuvole in fuga da chissà che cosa, cieli impressionisti, improvvise piogge subdole, il sole delle nove di mattina che sembra già tramontare: non sai mai cosa ti aspetta ed è un bel modo di vivere. è un periodo di quelli che non riesco a scrivere, forse nemmeno a pensare, incipit sparsi di post che non vedranno mai la luce si affastellano con disordinato vigore, mesi di cose, ansie e novità che vorticano troppo veloci per poterle tradurre in parole, figuriamoci in frasi contorte e affannate che incespicano su troppe virgole superflue, (dopotutto credo io, che ciò, che vivendo sto, affascinante è), ho le tasche piene di verbi che alla fine, suppongo, mi torneranno utili, e mi accontento come al solito di pochi concetti inconcludenti, come questo post: è tutto rapido, e intenso e colorato, nuove persone e sensazioni, come nei sogni, che quando ci si sveglia non si riesce davvero mai a metterli in ordine. la vita da studente parecchio fuori corso è strana, mi chiamano secchione e non era mai successo, mi sveglio presto, bevo la nostalgia in piccoli sorsi scuri, l'alba fa l'appello e i miei difetti rispondono sempre presente, non bigiano mai quegli stronzi. e ce ne andiamo in una città a mille chilometri, veniamo tutti da climi bellissimi ed economie disastrate, come se ci fosse un nesso, quando si vive all'estero ci si accorge ben presto che l'estero è solo una condizione mentale, cadono i muri, cambiano le certezze, e non si capisce mai se ha più coraggio chi parte o chi resta. odio ancora il natale, santissima festa della coca cola, abeti morti e sana misantropia, un altro cordiale fanculo, come in quella vecchia canzone. spero che alcune tristezze siano biodegradabili, e non restino sospese fra lo spiegare e il capire, faccio la raccolta differenziata delle lacrime, separo quelle inutili da quelle sprecate, da quelle altamente inquinanti, e spero di riuscire a buttarle via, un giorno. 
non mi resta che tenere aperta la finestra, spalancata, e respirare forte fino a farmi sanguinare il naso. f

csxqp: i folkabbestia - "la fuga in fa"

lunedì, dicembre 01, 2014


mi guardo intorno e mi domando dove stiamo andando, se la nostra cultura si sta evolvendo, se siamo in un momento di stallo, o se ahimè stiamo regredendo... me lo chiedo perché vedo un mondo che mi imbarazza, in cui non mi ci ritrovo, e non riesco a capire come sia stato possibile, cadere così in basso... non parlo delle grosse questioni, di guerre e fame, di diritti umani e libertà individuali, ma di quello che mi circonda, di chi mi sta affianco… tutti cuffie nelle orecchie, cellulare, ipad, ossessionati dai social media, impegnati a farsi i selfie, lobotomizzati da un display.
Siamo diventati una società perennemente on-line, che condivide ogni attimo della propria esistenza, ma tremendamente individualista, nichilista, edonista, superficiale, fredda. Vorrei invece vedere una generazione partecipativa, che colleziona esperienze e non likes, che condivide momenti e non post, che recuperi la fisicità dell’esistenza, il contatto con la natura, aprendosi al dialogo, al confronto, alla riflessione, costruendosi così un bagaglio di idee opinioni conoscenze che vanno oltre il mero twittato/shared/piaciuto.
In verità capisco e apprezzo le potenzialità degli smartphone, di internet e di tutte quelle app che ci gravitano intorno, e comprendo come il tempo fornisca alle diverse generazioni degli strumenti di espressione e comunicazione nuovi rispetto al passato, ma cazzo, i selfie non contribuiscono ad aggiungere nulla se non un’immagine di pochezza e povertà intellettuale. Atto di puro autocelebrazione, li trovo insopportabili, espressione di una società alla deriva.

forse sono troppo categorico, o forse sono semplicemente vecchio, e come tale lamentoso e insofferente. y

csxqp: nirvana - “you know you’re right”