troppe cose da raccontare e troppo poco tempo per farlo: so già che non riuscirò a mettere ordine, da nessuna parte. non ci provo nemmeno, e forse è meglio così, che le parole sfuggano al mio perenne maniacale bisogno di elencare, catalogare, e incasellare, che se ne vadano per conto loro seguendo il proprio ritmo, descrivendo con salti e giravolte l'inaspettato e incontrollabile fluire delle cose che succedono, senza nessuna pretesa di esaustività, nella magnifica irrilevanza di questo post retrodatato.
c'è stato un viaggio, ad esempio, il tfc di nuovo in movimento a raschiare il fondo delle mete possibili, zaini, ostelli e capitali balcaniche, palazzi distrutti e le ferite ancora infette di un'europa che per ultima ha conosciuto la guerra e ha avuto troppo poco tempo per dimenticarla. c'è stata un'impresa in bicicletta, così assurdamente epica, testarda e incosciente che ancora mi chiedo come diavolo abbia fatto a portarla davvero a termine, una quantità per me inimmaginabile di chilometri in solitaria, sole cocente, campagne a perdita d'occhio e il mio scatarrante catorcio che stoicamente resiste fino a destinazione. e poi ancora innumerevoli avventure, una nuova consapevolezza al lavoro, l'eterno conforto degli amici, il ribollire tenero e caotico dei sentimenti.
il mio ultimo post, visto da qui, sembra lontano anni luce: non c'era cera, su quelle ali. ribollono dunque, intensamente, i sentimenti, e portano con sé il profumo e il sapore delle cose preparate in casa, sono l'acqua, il lievito e la farina, e il delicato e stupefacente equilibrio di circostanze che li trasforma in pane.
sono il filo, fragile e tenace al tempo stesso, che nel suo apparire e sparire, nel suo incessante andirivieni, unisce due pezzi di stoffa diversi: due scampoli sperduti, due tessuti dalle trame complesse cuciti insieme in qualcosa di più grande.
sono il dondolio sferragliante dei treni che con paziente fatica si lasciano indietro le distanze, il loro ritmo obliterante fatto di arrivi, ripartenze e orari che si rincorrono, il tempo che si sfalda nelle attese per poi accelerare improvvisamente in vampate sempre troppo brevi e abbracci nelle stazioni come in lontani film in bianco e nero che ormai nessuno guarda più.
sono il colore infuocato e rosseggiante delle albe accese in una città ancora sconosciuta, un trionfo di arancione timido e sfacciato allo stesso tempo, che gioca ad arroventare le case e le strade nascondendosi dietro i campanili delle chiese.
sono più forti dei dubbi e delle incertezze, sono la saggezza delle parole scritte, sono gratitudine, cioccolata, caffè e musica.
sono un libro ancora tutto da scrivere le cui pagine nessuno può strappare. f
csxqp: daniele silvestri - "le navi"