tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, febbraio 26, 2007

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Forecast and Conditions for Amsterdam, Netherlands[CUR]
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Aggiornato: 11:25 AM CET del 26 febbraio 2007Observed at Amsterdam,
Temperatura
46 °F / 8 °C
Raffreddamento da vento
39 °F / 4 °C
Umidità
81%
Punto di rugiada
41 °F / 5 °C
Vento
NW a 20 mph / 32 km/h
Pressione
29.71 Pollici / 1006 hPa
Condizioni normali
Mostly Cloudy
Visibilità
6.2 Miglia / 10.0 Chilometri
Nuvole
(FEW) : 1800 ft / 548 m Nubi sparse (SCT) : 2300 ft / 701 m Molto nuvoloso (BKN) : 3000 ft / 914 m
Alba
07:34 AM (CET)
Tramonto
06:13 PM (CET)
La Luna Sorge
11:37 AM (CET)
La Luna Tramonta
05:17 AM (CET)
Fase lunare
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Forecast as of 01:00 AM CET del 26 febbraio 2007

VenerdìNubi sparse. Massima 44° F. / 7° C.
Venerdì nottePossibilità di pioggia. Minima 41° F. / 5° C.
SabatoParzialmente nuvoloso. Massima 48° F. / 9° C.
Sabato nottePossibilità di pioggia. Minima 44° F. / 7° C.
DomenicaCoperto. Massima 50° F. / 10° C.
Domenica notteCoperto. Minima 46° F. / 8° C.

giovedì, febbraio 22, 2007




riflettere come ho fatto nell'ultimo post sul senso della scrittura mi ha portato irrimediabilmente a riflettere sul senso dello scrivere su questo blog. avevo così già pronto un post in cui annunciavo la mia uscita dal nostro contenitore di pensieri, uscita ovviamente temporanea, ma pur sempre uscita, dovuta a questioni di partecipazione: è un problema solo mio, nel senso che mi sembra di partecipare troppo, e nel farlo mi sento un pò idiota, voglio dire, un pò più idiota di quanto non mi senta normalmente. nel post non vi chiedevo, perchè sarebbe stato sciocco farlo, di scrivere di più: se aveste qualcosa da dire, e il tempo per scriverlo, so che pubblichereste immediatamente. semplicemente accade che a far le cose da solo non mi diverto, e ultimamente su questo blog ho l'impressione, a torto o a ragione, di essere un pò solo, e il tutto influisce anche su ciò che scrivo e sulla scelta dei post da pubblicare, e la cosa non mi piace. forse, pensavo, mi serve una pausa. insomma, non la faccio lunga: avevo già pronto questo post in cui spiegavo per filo e per segno le ragioni di questo gesto altamente provocatorio ma poi si è dimesso prodi, mannaggia, mi ha rubato l'idea, e la scena. una crisi alla volta, mi sono detto: così ho deciso di non uscire (ancora) dal blog. mi spiace per voi, ma vi toccherà sorbirvi ancora per un pò le mie nevrosi e le mie baggianate assortite. f

lunedì, febbraio 19, 2007




mi chiedo spesso se ciò che scrivo esaurisca il suo senso e la sua ragione d'esistere nell'essere scritto oppure abbia bisogno, per avere senso, di essere letto. so di scrittori e poeti che tengono molte cose nel cassetto perchè il loro fine sta tutto nell'averle scritte, e pubblicarle è un gesto inutile che non aggiunge nè toglie nulla al piacere (anzi, di più, alla necessità urgente) che hanno provato nello scriverle. per altri invece scrivere è un qualcosa che non serve assolutamente a nulla se non nel momento in cui raggiunge un pubblico, piccolo o grande che sia. perciò a volte mi chiedo se in quello che scrivo prevale la semplice e piacevole urgenza di concretizzare emozioni in parole, e dunque di mettere in ordine il caos che passa nella mia mente, oppure il bisogno di condividere queste emozioni, stupide o profonde non importa, con gli altri. in altre parole mi domando se nella scrittura sia più forte la sua valenza di terapia o quella di comunicazione. la verità, come in molte cose, è che non ci sono verità: dipende soprattutto da quello che si scrive. così ho scritto molti post che giaceranno forse per sempre nel mio computer, e ne ho scritti altri che avevo fortemente bisogno di pubblicare. ma mi vengono in mente due considerazioni aggiuntive, due ulteriori ragioni di esistere della scrittura. il primo senso è quello dato dal rileggere, a distanza di tempo, quello che si è scritto, per vedere come si era, cosa si pensava, come si è cambiati: la scrittura è come la musica, rivela davvero molto di ciò che siamo, attraverso non solo gli argomenti ma anche la scelta delle parole, delle costruzioni e delle citazioni consapevoli e incosapevoli. il secondo è il senso dell'interpretazione: se una cosa suscita in chi la legge sentimenti diversi, anche se in origine era pensata senza sfumature, allora forse non era una cosa banale da scrivere, e proprio per questo andava scritta: se non fosse stata pubblicata avrebbe perso il valore aggiunto, e quindi il senso, datole dalle senzazioni diverse di chi l'ha letta. volevo cancellarla, perchè non capìta, e dunque cattivo esempio di comunicazione, ma mi sono accorto che non avrebbe avuto senso farlo perchè si era arricchita di interpretazioni: cosa aspetti a farti trovare, ragazza che non ho? era una frase pensata così come è stata scritta, una domanda immediata senza una coloritura particolare, semplice nero su bianco. se voi ci avete visto il blu della malinconia, il rosso di una buona idea, e un beige disperato e patetico (e magari qualcun altro ci potrebbe vedere il verde della speranza, o il giallo della ricerca) allora scriverla ha avuto un senso e siete voi, i miei tre lettori, che gliel'avete dato. f

mercoledì, febbraio 14, 2007




cosa aspetti a farti trovare, ragazza che non ho? f

mercoledì, febbraio 07, 2007

piccolo saggio, se così si può chiamare, sulla sanità italiana, scritto in notturna su un intercity bologna - milano. forse è solo un fiume di parole sproloquianti, dettato dall'ora, dalla necessità di far passare il tempo e dalla frustrazione reale di una situazione un pò complicata. o forse c'è qualcosa di sensato, non so dirlo. lo affido a questo blog, e alla pazienza di chi avrà voglia di sorbirselo.




la sanità italiana non è un granchè. ciò che balza più clamorosamente agli occhi di tutti sono i topi nei corridoi degli ospedali e le pinze dimenticate nelle panze dei pazienti. sono problemi gravi certo, anzi gravissimi, ma in fin dei conti facilmente risolvibili: dove c'è sporco si può pulire, dove c'è manifesta incapacità del medico lo si può licenziare (o, meglio sarebbe, evitare di assumerlo). ciò che non viene mai evidenziato dai mezzi di informazione è invece una cancrena ben più profonda e difficilmente estirpabile: la sanità italiana soffre di una grave forma di disorganizzazione acuta. ad esempio i medici non si parlano fra loro, specialmente i medici di strutture diverse; se si parlano o non si fidano l'uno dell'altro (e ognuno fa ripetere al paziente gli stessi esami che ha appena fatto altrove) o si parlano in modo incomprensibile (possibile che la calligrafia dei medici sia illeggibile anche per i medici stessi?). e in ogni caso si parlano in modo incompleto: mi sembra di riscontrare una forte mancanza di comunicazione interna e la mancanza di un flusso naturale e prestabilito di informazioni, non solo da medico a medico ma anche da medico a paziente/parenti. e ancora: possibile che nessun medico sia d'accordo con il proprio collega? è mania di protagonismo quella che spinge medici diversi a dare ogni volta un'interpretazione e una soluzione diversa alla stessa patologia? è schizofrenia quella che spinge un medico a cambiare idea dopo pochi giorni senza motivo, tenendo o dimettendo il paziente a seconda del proprio umore? (ma spesso in questi casi subentrano motivazioni che non hanno molto a che fare col giuramento di ippocrate: liberare un letto passando il paziente a qualcun'altro significa migliorare le statistiche di rendimento, e migliorare le statistiche significa maggiori finanziamenti dalla regione: gli ospedali sono aziende, nè più nè meno). è possibile che nessuno abbia mai un quadro unitario di una patologia (o perlomeno abbia la possibilità di averlo), che dati cause e progressi fornisca diagnosi e soluzioni? e se possibili tentativi di soluzione ci sono perchè nessuno è in grado di suggerirli? per ignoranza o per altri motivi meno giustificabili? io non ne capisco molto della sanità e dei suoi meccanismi, ma ho avuto la sfortuna di averci molto a che fare negli ultimi anni. mi sento dunque di fornirle un paio di possibili suggerimenti, che possono essere parte di una valida terapia per curare la sua disorganizzazione: digitalizzazione e standardizzazione.
la prima idea mi sembra talmente ovvia che mi chiedo perchè debba essere io a proporla da un blog con quattro lettori. voglio dire: perchè un qualsiasi psichiatra o neurologo deve scarabocchiare sgorbi incomprensibili al mondo su un pezzo di carta quando potrebbe scrivere il suo referto sul computer e salvarlo su file? la trasmissione delle informazioni sarebbe non solo più chiara ma anche più semplice. tanto più che il grosso delle analisi sono ormai computerizzate: tac, ecg, ecografie, è tutto fatto con l'ausilio di pc. restano le radiografie, ma non credo che sia così complesso scannerizzarle in quache modo: voglio dire, abbiamo la tecnologia: implementiamola e usiamola in modo utile. ccd: sembra il nome di un partito di avanzi della prima repubblica invece potrebbe essere una possibile soluzione: cartella clinica digitale. sono il medico curante e devo trasmettere informazioni ad uno specialista? gli mando il file via mail. lui lo aggiorna e me lo rimanda indietro. il paziente dimesso vuole la documentazione? gli mando il file via mail. oppure glielo stampo in tempo reale. facile no? non come ora che da quando richiedi la cartella clinica a quando effettivamente te la danno possono passare da trenta a quaranta giorni (40 giorni per 20 fotocopie? fottuta burocrazia). di più, si potrebbe salvare tutta la storia medica di un paziente sul tesserino sanitario, quello nuovo tipo carta di credito. c'è una specie di chip stampato sopra, non so che memoria abbia, o se ne abbia una, ma sapete dirmi a che cazzo serve? che senso aveva cambiarlo? il nuovo tesserino sanitario mi sembra che sia solo un posto in più dove leggere il codice fiscale quando non te lo ricordi. facessero piuttosto la ccd e un tesserino che la contenga: quello sarebbe progresso. non solo in termini di riduzione della burocrazia, ma anche di utilità vera e propria: sapere la storia sanitaria di un paziente in casi di urgenza dove lui non può parlare può essere determinante per salvargli la vita.
anche la standardizzazione non dovrebbe essere difficile da applicare: un esame, una volta fatto, è quello, non cambia (o almeno, non dovrebbe). invece ogni ricovero di un paziente implica automaticamente tutta una serie di esami anche complessi, come fosse una routine: se li ha appena fatti che senso ha rifarli a distanza di pochi giorni? il comportamento di default dovrebbe essere: vediamo cosa ha fatto e cosa no. non: facciamo tutto perchè se è fatto dagli altri non ci fidiamo. al centro del meccanismo dovrebbe esserci la persona, non la procedura. invece ogni medico vuole fare i propri esami, perchè probabilmente pensa che quelli fatti altrove non siano accurati (oppure, come sospetto, centrano anche qui statistiche e finanziamenti?): mettetevi d'accordo, cazzo, uniformate le rilevazioni, create standard e requisiti condivisi, snellite le procedure: il paziente ne gioverebbe con meno stress, la sanità italiana con meno sprechi. non solo: credo, ed è la cosa più importante, che aiuterebbe anche i medici a fornire diagnosi condivise e ad avere un quadro completo della patologia che si avvicini il più possibile alla realtà (e dunque alla sua possibile soluzione) e non all'opinione personale. anche se mi rendo conto che parlare di standardizzazione in un contesto di sanità federale, dove ogni regione gestisce la cosa come cazzo gli pare, non ha molto senso. non sono per la statalizzazione centralizzata ad ogni costo, ma se il federalismo non innesca meccanismi virtuosi mi chiedo a che cazzo serva, se non a far felice bossi e inguaiare ancor di più la situazione degli ospedali da roma in giù. vorrei che alla fine di un percorso sanitario, sia esso il traguardo finale o solo una tappa intermedia, ci fossero una serie di alternative concrete, reali, possibili e sopratutto complete, e non vaghe, irrisolte, sospese, parziali. in linea generale la completezza di un quadro d'insieme è importante per prendere decisioni corrette: in settori cruciali come quello della sanità diventa per lo meno essenziale. ma è una cosa impossibile da chiedere ad una sanità disorganizzata, specchio di un paese disorganizzato, e ciò mi spaventa.
scusate questa lunghissima invettiva, questo torrenziale sfogo alla beppe grillo, ma mi piacerebbe molto vedere risolte le numerose inefficenze che mi è capitato di incontrare. a volte mi sembra che basti solo un pò di buona volontà per migliorare un sistema, generare benessere, e ridurre spreco di risorse. risorse da impiegare naturalmente anche per disinfestare i corridoi e attuare selezioni del personale più accurate, laddove ce ne sia bisogno, con buona pace dei mezzi di informazione. f

lunedì, febbraio 05, 2007




vi comunico ufficialmente che, con il favore delle tenebre e con l'aiuto fedele di cooper, ho appena attaccato in bella vista all'uscita di una stazione della metro di grande passaggio il primo adesivo di quelli realizzati da y con l'indirizzo del nostro blog. considerando anche lo scheletro di stella (quando lo riempiamo?) che abbiamo dipinto sabato sera al centro del nostro mitico tabacchi ormai sempre più nostro, con il dito sulla bomboletta spray, il piede sullo scotch (maledetto vento!) e l'occhio a controllare che non passasse nessuno, beh posso ritenermi con soddisfazione un perfetto writer, vandalo e comunicatore metropolitano. f

domenica, febbraio 04, 2007




dalle pareti beckett ci osserva severo, con l'aria di chi disapprova il fitto assembramento di gente intorno al televisore. lo sguardo di wilde è più distaccato, quasi impassibile, come se non gliene fregasse un cazzo di quello che sta succedendo. joyce non si fa vedere, forse è troppo timido. il sorriso beffardo e senza denti di shane macgowan sembra già presagire come andranno le cose. la partita è italia - francia ma il paese che ci ospita è l'irlanda, i suoi miti si affacciano dai muri del pogue mahone (che vuol dire baciami il culo, per chi non lo sapesse), e milano sembra essere improvvisamente molto lontana. la birra, ovviamente, è d'obbligo, anche se sono solo le due e mezzo del pomeriggio: io prendo una classica pinta di guinness, mentre y si butta su una rossa (a quanto pare adora le rosse, di tutti i tipi). fra il pubblico assiepato nel locale ci sono molti inglesi e qualche francese, ma le bestemmie saranno rigorosamente in italiano. il rugby è sport rude ma nobile, affascinante e completamente antintuitivo, visto che per andare avanti devi passare indietro, e può succedere che la squadra che butta fuori la palla sia poi quella che fa la rimessa (il tutto appare molto illogico, per chi è abituato al volgare calcio). a proposito di calcio è bello, nel giorno della sospensione dei campionati per violenza, vedere tanta gente di nazionalità diversa riunita tranquillamente per vedere una partita: darsele di santa ragione in campo è sicuramente meglio che farlo fuori. la partita comincia, e l'italia è esattamente la stessa di tutte le altre partite del sei nazioni che io abbia mai visto: una squadra incapace di sfruttare le occasioni, farraginosa, ingenua, con un'insana predilezione per le scelte sbagliate al momento sbagliato (basta con i calci lunghi!). la punizione sprecata scivolando per terra e la presa al volo che diventa un goffo "in avanti" sono solo il preludio alle ripetute mete degli avversari e al dilagare degli odiati francesi. un tale soprannominato il boscaiolo dei pirenei (una montagna di carne, barba e capelli) non ha mai segnato in vita sua neanche per sbaglio e proprio contro di noi mette a segno una doppietta (se così si può dire), quel maledetto. l'italia conclude rubando un paio di touche e tentando un patetico arrembaggio, ma il punteggio finale è impietoso, e parla di un 3 a 39 per la francia che non lascia spazio a molte giustificazioni. la partita è finita, la birra pure, alzo gli occhi e shane mi sorride ancora beffardo, come a dire "te l'avevo detto". l'appuntamento è per sabato prossimo a twickenham. f