lunedì 21... era nell'aria, in fondo ce lo si aspettava, troppi segnali, tutti nella stessa direzione... gli appelli del comune, la mattinata cupa ma non fredda, le previsioni concordi, tante tessere per un puzzle che dava una sola immagine: la neve.
e così la mia storia è quella di centinaia di migliaia di altri cittadini milanesi, che incuranti di tutto hanno preso la macchina, perchè la mattina non era poi diversa dalle decine di altre schifosissime plumbee mattinate di questo e ogni altro inverno, perchè per alcuni non si poteva fare altrimenti, perchè i mezzi pubblici sono quel che sono, e per quanto mi riguarda perchè amo dormire, fino all'ultimo, anche a costo di saltare la colazione, di non lavarmi, di non cambiarmi, e l'idea di alzarmi un'ora prima del previsto per camminare fino alla fermata, per poi prendere un autobus, due metro, e un filobus sperando che non ci siamo intoppi, che non siano troppo affollati, che Dio ce la mandi buona e mi permetta anche un rientro serale decente non è nella mie corde, quindi macchina... ma a differenza di molti io quel lunedì me lo ricorderò sempre come un giorno epico, un giorno di cui andare fiero, perchè non mi sono abbandonato allo sconforto, ma mi sono rimboccato le maniche, ho affrontato la situazione con lucidità, facendo quello che andava fatto, serenamente...
le prime avvisaglie si erano già avute verso l'ora di pranzo, quando piccoli granelli di ghiaccio avevano preso a fioccare, ma poca roba, niente di preoccupante... verso le tre invece la situazione è progressivamente degenerata... parallelamente il vociare dei colleghi s'è fatto sempre più frenetico, intenso, dubbiosi si interrogavano sul da farsi, restare o partire, affrettarsi o temporeggiare... poi inesorabilmente l'ansia da rientro ha avuto il sopravvento e progressivamente l'ufficio s'è svuotato, un fuggi fuggi generale verso un destino ineluttabile... ma qualcuno è rimasto, io sono rimasto, perchè l'esperienza insegna, perchè a volte bisogna saper leggere le situazioni e discostarsi dall'agire comune... così ho atteso, e mi sono detto:" la strada la sai, mal che vada la farai tutta a piedi, ma non è un gran problema, in fondo la neve la conosci, ci hai camminato sopra da quando eri bambino, e poi non è mai stato un problema, camminare, perchè di escursioni ne hai fatte, di salite ne hai viste, di montagne ne hai superate, e non sarà certo la pianura milanese a crearti problemi "... detto fatto, mi sono coperto, ho timbrato il cartellino e via, senza ulteriori indugi, mi sono lasciato la macchina alle spalle, parcheggiata là dove l'avevo lasciata la mattina, e passo dopo passo ho iniziato ad avanzare, prima in compagnia di alcuni colleghi, poi solo, ma più deciso... è difficile spiegare il momento, ma ero felice, quasi euforico, procedevo, in un ambiente irreale, rallentato, ovattato, fatto di macchine incolonnate, di clacson, di persone spaesate, di caos... ero presente eppure estraneo, distante anni luci, sollevato oltre gli umani patemi... nessuna tensione, nessuna preoccupazione, niente orari da rispettare, ne automobilisti da controllare, ne ingorghi da affrontare, nulla, io e la strada, padrone di me, del mio destino, libero di andare là dove tutti sono forzati all'immobilità. Poi la metro, un rapido tragitto verso l'ultima tappa di questo inaspettato rientro, la fermata di bisceglie, ancora automobili in fila, a perdita d'occhio, un serpentone di luci, affianco ai campi innevati, anch'essi immobili, ma sgombri, a irridere l'uomo... ed io, ombrello alla mano, pronto a riprendere il cammino, nell'intenso fioccare, ormai amico...
strade, ponti, supermercati sono superati uno via l'altro, non manca molto, sono prossimo alla meta, e quasi mi dispiaccio, che sia finita, che varcando la porta di casa debba rientrare a quella normalità che tanto mi sta stretta, così rallento, mi fermo, torno indietro, incrocio un panettiere, entro, scambio due parole, prendo una pizzetta, e mi fermo ad assaporare fino all'ultimo questo momento... y*
clxqp: philip k. dick - "la svastica sul sole"