tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, gennaio 25, 2009





ho sempre sentito la mancanza, a milano, fin dal primo giorno in cui i casi della vita mi hanno portato ad abitarci, di un punto di meditazione. un punto privilegiato dove far scorrere i pensieri, riordinarli, filtrarli, incasinarli, aggiungerne di nuovi. un punto insomma dove si può essere soli davanti a qualcosa, un interlocutore silenzioso e amichevole a cui affidarsi per provare a venire a capo della matassa spesso inestricabile delle emozioni e delle intuizioni. manca il mare, a milano. manca un fiume degno di questo nome. manca la possibilità di un panorama facilmente accessibile. così la meditazione a milano per me non è mai stata un punto preciso ma un'infinità di punti, uniti in tratteggio dal percorso casuale della mia bici vagabonda.
voi avete un vostro punto di meditazione preferito?

a volte mi chiedo se il problema non stia negli occhi, e se le fughe notturne su due ruote non siano che un modo come un altro per dar loro la selvaggia libertà ispiratrice di cui hanno bisogno, e che altrove non trovano. è vero che in corso venezia, in giornate particolarmente limpide, guardando verso piazzale loreto si vedono le montagne, ma è anche vero che una volta infilato il giusto spiraglio fra i palazzi bisogna comunque per forza scavalcare con la vista un enorme cartellone pubblicitario con orologio digitale annesso, e la cosa non dà la dovuta soddisfazione. lo sguardo a milano è condannato ad un perenne inciampare. annaspa e sbatte ostinato contro l'onnipresenza degli edifici, imprigionato come una mosca sotto un bicchiere. meglio inforcare la bici, a tutta velocità. una strada dopo l'altra, cercare nel movimento quello che non c'è nella profondità.
ho sempre amato pensare pedalando.

un paio di settimane fa, grazie all'amicizia con la custode, sono riuscito a entrare in possesso delle chiavi per il terrazzo comune che costituisce il tetto, al nono piano del mio palazzo. è più alto dei palazzi circostanti, e la vista che si gode da lassù è molto piacevole. ok, non è imponente come quella di barcellona dal monjuic, nè pittoresca come quella di praga dal metronomo del parco letna, e nemmeno elettrizzantemente ventosa come quella di lubiana dalla torre del castello. non è da cartolina come quella di firenze dal piazzale michelangelo, nè placidamente morbida come quella di bologna dagli asinelli (come avrete forse intuito, sono un appassionato di viste panoramiche). milano vista dall'alto, dal mio nono piano, non è nulla di tutto questo. ma è affascinante, una volta di più, insospettabilmente. c'è la sensazione, identica a quando vado in bici, di avere la città fra le mie mani. ma allo stesso tempo è una prospettiva diversa dal solito, ampia e tranquilla, per schiarirsi le idee quando serve. c'è uno strano miscuglio di gru e grattacieli all'orizzonte, e su tutto spicca il brillare dorato della madonnina. così nella silenziosa compagnia di antenne e comignoli i pensieri pesanti cominciano a cadere, spinti dalla loro stessa gravità (speriamo non colpiscano in testa qualcuno, là sotto), e quelli troppo leggeri a salire come fumo. restano quelli densi, sinceri, arruffati, urgenti, dubbiosi, sognanti.
quelli che, chissà perchè, a volte faccio fatica a condividere con gli altri.

non so perchè mi piaccia salire lassù. forse perchè è un ottimo posto per tenere in volo i miei astratti e testardi infiniti. forse per avere l'illusione, dall'alto, di riuscire a tenere qualcosa sotto controllo. o forse solo per guardare lontano, almeno letteralmente. f

csxqp: francesco de gregori - "sotto le stelle del messico a trapanar"

giovedì, gennaio 15, 2009


Non ci sarebbe nulla da scrivere, perché in fondo non posso negare di essere rimasto fermo ad “Amsterdam”, perché da lì non mi sono più ripreso, e riflettendoci è come se non fossi mai tornato, se non fosse che il silenzio che mi sono portato dietro in questi ultimi mesi ha iniziato a farsi “sentire”. Non allarmatevi, non ci sono strane vocine nella mia testa, ma solo “nuove” consapevolezze: un rapporto al capolinea, l’avversione all’alcol, la rinuncia all’indipendenza abitativa, l’amore per un paese straniero.

Se per un verso è definitivamente naufragato il rapporto di fiducia, e conseguentemente di dedizione, per l’azienda dove lavoro, tanto da indurmi a mettere in dubbio la mia permanenza, o meglio, a convincermi della necessità di cambiare, per l’altro, invece, ho dovuto riflettere seriamente sul mio vivere in famiglia e convincermi, infine, a riporre le aspirazioni di totale emancipazione, rinunciando ad una ghiotta opportunità, un appartamento tutto mio. Sul lato più frivolo della mia esistenza è invece maturata la ferma volontà di rinunciare all’alcol, cosa che non mi ha causato nessun particolare sforzo, né pentimento, perché inconsciamente mi ha sempre dato fastidio, oltre a rappresentare una forzatura del mio essere. E infine, dulcis in fundo, la Germania… sì, quel paese duro, freddo, inospitale, culla dei barbari, che la maggior parte di voi disprezza, per non dire odia, ma che a me piace tanto: solo ora mi rendo conto che il mio andirivieni, costante negli anni, non è stato casuale, né dettato da circostanze contingenti, bensì intimamente voluto, quasi fosse stata un’esigenza da sopire. Adesso ne sono convinto, amo la Germania, la sua cultura, la sua essenza, le sue contraddizioni, perché in lei mi riconosco, e mi sento a casa.

Tutto questo per dire che la sosta natalizia mi ha ritemprato, perché nonostante la mia cronica apatia, voglia di solitudine, quiete, evasione, mi sono ritrovato felice come mai mi sarei aspettato (grazie k), lasciandomi alle spalle i malanni, l’umore cupo, la frenesia da festività, l’insofferenza da incontro, le frustrazioni lavorative, i patemi esistenziali…
Che il nuovo anno sia foriero di buone novelle! y*

p.s. chi non si ritrovasse con le mie parole non tema, come sempre ho sostenuto sono tutto e il contrario di tutto.
p.p.s. l’inconscio è una miniera di sorprese.

clxqp: niall griffiths - "ianto"

mercoledì, gennaio 07, 2009





come il mio 2008: incerto e senza un ritmo preciso, ma in fondo poetico...

qua nessuno scrive più niente
questo blog è troppo silente
e c'è da dare l'addio
all'anno vecchio
e c'è da dare l'avvio
all'anno nuovo
c'è da fare insomma parecchio
ora ci provo
a scrivere ciò che mi passa per la mente.

se tiro giù il vetro
e mi sporgo dal finestrino
e guardo indietro
ripercorrendo ogni metro
di questo lungo cammino
dalla stazione duemilaotto
alla stazione duemilanove
vedo un flusso ininterrotto
di cose nuove
lungo i binari
avvenimenti straordinari,
magari
pochi denari
ma di certo molti amici cari,
vedo tanti viaggi
entusiasmanti
alcuni simili a pellegrinaggi
forse un pò devastanti
ma tutti quanti
senza dubbio pieni di avventura
e divertimento in grande misura,
vedo un pò di paura,
migliaia di stelle,
emozioni sottopelle,
un palcoscenico,
crisi di panico,
qualche rifiuto crudele,
l'amore dolce come il miele,
il suono avvolgente dell'ukulele.

in definitiva
fra una cosa buona e una cattiva
continua ancora il suo percorso
senza rimorso
questa buffa
locomotiva,
imperterrita sbuffa
senza sapere dove arriva
e ho la sensazione
di aver salito un gradino
in quest'anno di grande stupore,
una piccola crescita interiore,
di essere forse arrivato vicino
a quella che chiamano maturazione.
probabilmente sono sempre lo stesso
(un cretino?)
ma in qualche modo più complesso.

forse adesso
non mi capirà
chi legge
ma le schegge
di due anni fa
penso
abbiano perso
parte del loro senso,
anche se per un certo verso
sono ancora del tutto valide,
hanno un sapore diverso
sono come crisalide
prima di essere insetto.

basta ora la smetto,
lo giuro,
sono sicuro
di avervi annoiato abbastanza
in questa disagevole
danza
di parole
con poca eleganza,
ho capito il concetto
non mi dovete maledire,
tanto ho già detto
tutto quello che dovevo dire
e senza fare ulteriore danno
auguro a tutti buon anno.

lo so che si stava meglio prima
di questo inutile post in rima
in cui di cazzate ne ho dette a bizzeffe.
f

csxqp: johnny cash - "i walk the line"