tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, ottobre 24, 2010


ogni santo giorno mi tocca usare l'automobile, 20 km all'andata e altrettanti al ritorno, perchè lavoro lontano, in una zona servita male dai mezzi, e così mi tocca l'inferno, un serpentone di automobili, semafori, rallentamenti, incolonnamenti, incidenti, per attraversare la città, cercando di evitare le zone calde, votandomi a ogni santo, perchè tutto fili liscio, senza intoppi... è un continuo agognare l'arrivo, che poi non è l'ultimo dei mali, perchè c'è sempre un'altra fatica, la ricerca del parcheggio, lo spazio che ti consentirà finalmente di abbandonare la macchina e ogni tensione... e dire che la giornata lavorativa non è ancora iniziata... cmq non è questo il punto, ciò di cui volevo parlarvi sono i motociclisti, una categoria poi non tanto dissimile dai "golfisti", ma che secondo me merita una piccola attenzione... penso abbiate presente il tipo di soggetti, persone apparentemente normali ma armate di sprezzo del pericolo che si cimentano in slalom e ogni genere di violazione del codice della strada pur di andare, la maggior parte delle volte sotto un'auto... bè, io di questi imbecilli ne incontro a centinaia, perchè la strada è lunga e poi come si dice, la madre degli stupidi è sempre incinta... ma approfondiamo:

gente che ha nel DNA l’uso smodato del clacson, che passa col giallo ma anche col rosso, che fa il pelo ai pedoni, che nasconde la targa, che accelera là dove tutti rallentano, che la va o la spacca, che ti fa saltare lo specchietto e neanche si ferma, che non conosce la fila, che non sa aspettare, che è sempre impaziente, che scalpita, che prende una buca e denuncia il comune, che da 0 a 100 in 5 secondi, che la precedenza è un’opinione, i semafori un optional, il codice un testo discrezionale…

e poi invasioni di corsia, tagli sulle strisce pedonali, transito sui marciapiedi, imbocco di vie contromano, parcheggio selvaggio, inquinamento acustico, e giù bestemmie, improperi, gesticolazioni convulse, sono loro i padroni, tutto gli è permesso, o meglio, dovuto… che si aprano le acque, deve passare il messia!

e poi te li trovi sdraiati, per terra, ad imprecare, se gli va bene, e cosa vuoi dirgli, sorridi, era inevitabile, chi semina pioggia raccoglie tempesta, non provo pietà, io sorrido, comunque sia andata avete torto, bestie…

cmq ora arriva l’inverno, è il momento di domare il vostro ardore, di riporre il mezzo nei box, di andare in letargo, a meno che non siate degli impavidi, allorché non posso che augurarvi un fottuto inverno di pioggia e gelo… buon viaggio! y

clxpq: joe r. lansdale – “il mambo degli orsi”

mercoledì, ottobre 20, 2010


"Dopo aver ascoltato Ostrica, un bicchiere di latte non è più una deliziosa bevanda in cui inzuppare biscotti al cioccolato. Sono vacche costrette con la forza a farsi ingravidare e imbottire di ormoni. Sono gli inevitabili vitellini destinati a vivere pochi terribili mesi schiacciati in box grandi come una scatola. Una braciola è un maiale sgozzato, dissanguato, appeso a testa in giù con un laccio legato alla zampa per morire tra versi strazianti mentre a colpi di mannaia lo riducono in costine, arrosti e strutto. Persino un uovo sodo è una gallina con le zampe deformate dal tempo trascorso in gabbie larghe poco più di dieci centimetri, tanto strette da non poter muovere le ali, tanto allucinanti da costringere gli allevatori a tagliarle il becco perchè non aggredisca le galline intrappolate affianco. Col becco tagliato e le piume cadute a furia di sfregare conto la gabbia, questa gallina depone uova su uova, finchè le sue ossa non diventano così povere di calcio che al macello si sbriciolano. Sono i polli delle zuppe di pollo, le galline da uova, quelle galline così ammaccate e sfregiate che devono per forza farle a pezzi e cuocerle, perchè vedendole vive in gabbia nessuno se le comprerebbe mai. Sono i polli dei wüster di pollo. Delle crocchette."

avevo letto queste righe tempo addietro, ma avevo voluto farlo velocemente, perchè ne avevo intuito la forza, perchè soffermarsi avrebbe voluto dire riflettere, mettere in discussione certe posizioni, alimentari e non, e così avevo cercato una scappatoia, rapida e indolore, perchè se l'occhio non legge la mente non pensa... però ormai il tarlo mi era entrato, ed a distanza di giorni ho dovuto riprendere questa pagina, per rileggerla, approfondirla, perchè ha lasciato il segno, mi ha obbligato a riflette... y

clxqp: chuck palahniuk - "ninna nanna"

martedì, ottobre 19, 2010





ridere, braccia, canzoni, gioco, meraviglia, pane.
piccolo post per dirti semplicemente che ti amo! f

csxqp: bruce springsteen - "two hearts"

domenica, ottobre 03, 2010



✞ i am young, but not for long ✞

mesi fa ho incrociato questa frase e me ne sono innamorato… era associata ad alcune foto, immagini di ragazzi, persone che si divertivano, dal viso felice, intente a bere, a mangiare, a ridere, in campeggio, in montagna, lungo i binari ferroviari, cazzeggiando, chiacchierando, ballando, e ne ho avuto nostalgia…
lo so, sono un maledetto nostalgico: colleziono vinili, spedisco cartoline, adoro le polaroid, rimpiango il passato… fossi stato un cittadino della DDR forse avrei anche la “Ostalgie”, o forse no, nostalgico sì ma non fino a questo punto…
comunque sia mi sono domandato da quanto tempo non mi divertissi così, da quanto tempo avessi messo a riposo quella dimensione della mia vita, da quanto tempo non mi abbandonassi al flusso degli eventi senza preoccuparmi del poi, del domani… non so dirvi perché mi sia indirizzato verso questo negativismo depressivo, né perché abbia cercato di ricondurre la mia esistenza a un punto grigio, morto, ma è andata così… una volta approfittavo delle tenebre per recuperare dai muri le locandine dei concerti, lavoravo e cazzeggiavo tutta notte incurante della stanchezza, prendevo armi e bagagli e vagabondavo solo per l’Europa, tentennavo giorni e giorni salvo poi convincermi e partire verso mete sconosciute, mi allenavo senza interessarmi del meteo e dell’imminente influenza, chiudevo le discoteche, una volta… ora mi sembra di essere titubante, pensieroso, arrendevole, troppo riflessivo, attento alle conseguenze, agli effetti collaterali, e non mi riesco a divertire pienamente… ma come raramente accade in questi momenti è successo l’inaspettato, si è presentata l’occasione ed ho seguito il flusso.

Le premesse non erano delle migliori: un temporale incessante, un freddo pungente, un rimandare costante della partenza… tuttavia non mi sono perso d’animo, perché le occasioni bisogna pure coglierle, dando fiducia, senza cercare la prima scappatoia, e così ho fatto, ho aspettato e mi sono abbandonato agli eventi… un tumultuoso viaggio in auto, la spaghettata di mezzanotte, le chiacchiere ad oltranza, le storie dell’orrore, l’attesa del momento tributario del picco di suicidi, l’alba che bussa alla finestra e finalmente il letto, alle 5.21, stravolto ma felice… ho messo da parte la vita, quella di tutti i giorni, fatta di impegni, preoccupazioni, orari, responsabilità, traffico, telefonate, clienti, agenti, e mi sono goduto il momento… e così mi sono incamminato lungo strade sconosciute, mi sono ritemprato col tepore del sole mattutino, ho fatto tranquillamente colazione al bar, ho goduto della compagnia di nuovi e vecchi amici.
Ogni istante è diventato un’immagine, una foto di quelle di cui tanto avevo avuto nostalgia: c’è stata la grigliata (annunciata e abbandonata), l’andare a zonzo su una macchina sgangherata, il fermarsi nel nulla a bere un caffè, il pranzo posticipato e poi annullato, le sfide a ping pong, le evoluzioni circensi, i discorsi accorati, il sarcasmo pungente, il parlare sboccato, e poi ancora il camminare, in fila indiana, sparsi, a gruppi, a coppie, alla ricerca del cibo, della frutta, di qualche verdura, verso l’ignoto… un procedere fuori dal tempo, senza tempo, fra campi di pomodori e filari d’uva, fra alberi di fichi e distese di pannocchie, fra case diroccate e sentieri inventati… e poi una sosta, e ancora un’altra, e un’altra ancora, per un “aperitivo”, in mezzo ai campi, per qualche evoluzione, qualche salto, qualche colpo di testa, capriola, verticale, sorriso… tanti sorrisi, sulla via verso Carpaneto, per quest’ultimo scampolo di giornata, raccogliendo le pere, dividendo il raccolto, e ancora ping pong, incuranti dell’oscurità, delle lancette dell’orologio, dei morsi della fame, della stanchezza, della città che ci reclama.

Mi auguro e vi auguro mille di queste giornate. y

csxqp: the drums – “let’s go surfing”