tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

martedì, ottobre 18, 2011


da dove cominciare? sono ormai passate due settimane dal mio arrivo a new york, ormai mi sono ambientato (ammesso che ci si possa ambientare, in una città come questa) ed è giunta l'ora di cominciare a raccontarvi qualche frammento di vita nella grande mela. mi piacerebbe che questo possa essere il primo di una lunga serie di post newyorchesi, e vorrei scriverli come vengono, senza pensarci troppo su, sulla falsariga dei post bolognesi di qualche anno fa (qualcuno li ricorda?), aggiornando di volta in volta i miei pensieri e le mie impressioni e le cose che mi succedono in questa città così incredibile e stupefacente. mi piacerebbe un sacco, ma come ben sapete la costanza non è esattamente il mio miglior pregio, perciò non contateci troppo. ci sono un sacco di cose che vorrei raccontare, perciò perdonatemi se sarò logorroico!
mi piace un sacco il quartiere in cui vivo: williamsburg si trova nel nord di brooklyn, ed è un vecchio quartiere industriale rimesso a nuovo negli ultimi anni, fatto di vecchie fabbriche dismesse e rimordenate e di edifici lussuosi, come quello in cui abito, appena costruiti. così fra vecchi muri di mattoni rossi e scintillanti agglomerati di appartamenti il quartiere si snoda intorno a bedford avenue, una strada piena di locali, baracchini e bancarelle, e piacevolmente molto animata, soprattutto alla sera (tutti i negozi e i supermercati alle 11pm, come dicono qui, sono ancora aperti, e la gente entra ed esce dai locali). il mio negozio preferito del quartiere è decisamente l'annex academy records sulla north 6th, un bel negozio di musica con un'ottima sezione di cd usati a 5/6 dollari che ho già visitato un bel po' di volte da quando sono qui (recuperando la mia vecchia abitudine di gironzolare al libraccio quando non ho niente da fare). la nostra casa è a pochi passi da bedford avenue, e a ridosso dell'east river. il mio posto preferito della zona è senza dubbio il piccolo molo che si snoda sul fiume fra la north 6th e la 4th: da lì si gode una vista veramente spettacolare dei grattacieli di manhattan (è quella che vedete nella foto, che non rende giustizia all'imponenza del panorama. comunque si riconoscono l'empire state building, il chrysler building e quello molto famoso con il tetto a forma di triangolo rettangolo che non ho ancora capito come si chiama. mi piace molto che il panorama sia "sporcato" da una enorme e bellissima fabbrica ottocentesca, con i suoi mattoni rossi e le sue ciminiere, sulla sinistra) e vengo spesso a passeggiare qui per schiarirmi i pensieri, soprattutto alla sera quando si accendono migliaia di luci su ogni grattacielo: sembra di guardare una cartolina e la cosa ancora mi lascia senza fiato.
poco più in là del molo c'è un piccolo parco che si tuffa direttamente nel fiume, e a ridosso del parco c'è uno spazio che si anima nel weekend con la fiera gastronomica del sabato (l'ultima volta che sono passato ho mangiato un ottimo panino con la carne affumicata) e il mercato delle pulci della domenica, pieno di cianfrusaglie, piccoli artisti con le loro opere, e scatole colme di vinili.
la cosa fantastica del quartiere è che è collegato molto bene con il resto della città: all'incrocio della bedford con la north 7th c'è la fermata della linea l, che in pochi minuti e tre fermate porta a union square, all'altezza della 14th, nel cuore di manhattan. ogni tanto mi piace anche prendere, sempre nei pressi del molo, un piccolo traghetto che in pochi minuti porta dall'altra parte del fiume all'altezza della 34th (quella dell'empire state building): l'unico problema è che passa ogni mezz'ora, solo di giorno, e dal punto in cui ti lascia bisogna camminare un po' per incrociare una stazione della metro, quindi va bene prenderlo quando non si hanno grossi impegni.
la cosa veramente fantastica della metro è che funziona sempre, 24 ore al giorno, tranne rari casi in cui chiudono le linee per lavori nei weekend (quando è successo alla l una notte che ho fatto chiusura mi è toccato fare un giro lunghissimo, e a tratti non proprio sicuro, per tornare a casa, dopo mille peripezie sono tornato alle 5 del mattino, davvero stanco morto. la sera dopo ho preso un taxi). sembra essere molto sicura (ho visto donne sole e famiglie aspettare con tranquillità un treno alle 4 di notte. c'è qualche svitato ogni tanto, ma innocuo) e animata: molto spesso capita di trovare qualche artista di strada, un rasta con la batteria, un rapper che fa freestyle accompagnato da una chitarra (sono i miei preferiti), un vecchietto con il violino, un tipo che canta a squarciagola completamente stonato (veramente tremendo, quasi peggio di me).
la casa in cui abitiamo io e il mio compagno di viaggio è molto bella, luminosa e spaziosa. in realtà c'è solo una stanza da letto, quindi mi sono trasferito nel soggiorno / sala da pranzo, ma si sta davvero bene. era un po' spoglia quando siamo arrivati, perciò una delle prime cose che abbiamo fatto è stata raggiungere l'ikea e comprare a pochissimo un tavolo con delle sedie (questo perché ci illudevamo che le nostre ragazze e i nostri amici potessero venire a vivere con noi, maledette inutili regole aziendali, in ogni caso un tavolo serviva davvero). dal tetto del palazzo dove abitiamo, davvero molto grande, si gode una vista magnifica sul vicino ponte di williamsburg (che fra l'altro si può percorrere a piedi, in un percorso recintato apposito, a lato del traffico. dopo la metro e il traghetto è il terzo modo per raggiungere manhattan, ma a piedi ci vuole davvero un sacco di tempo, e forse la cosa migliore è percorrerlo in bici. fra l'altro new york è insospettabilmente piena di piste ciclabili, ampie ed efficienti, ma i ciclisti sono veramente dei pazzi spericolati). sul tetto c'è anche un piccolo green per giocare a golf ma, come per la palestra al piano terra, non credo che lo userò mai. c'è però una sala con un tavolo da biliardo, e quella è già stata teatro di un sacco di sfide con il mio compagno di viaggio (per ora sta vincendo lui, ha due partite di vantaggio, ma io sono in rimonta).
ok, questo post è finito, vi ho parlato solo del quartiere e della casa, ci sono ancora altre mille cose che vi voglio raccontare, sul lavoro, su manhattan, su tutto il resto, ma per quelle dovrete aspettare il prossimo aggiornamento. see you soon! f
p.s. cose molto americane / newyorkesi: il tassista pakistano con il turbante che ci scarrozza dal jfk a brooklyn, fare colazione con il burro di arachidi, gli scoiattoli e i campi da baseball nei parchi, ottenere un numero di telefono senza firmare niente e senza dare alcun documento, il drink all you can di default nei fast food.

csxqp: fugazi - "merchandise"

1 Commenti:

Blogger tabacchi fc ha detto...

abbiamo capito, cammini, rifletti, cammini, pensi, cazzeggi, prendi la metro... ma cos'è, aspetti me per andare al "moma"? e lo studio 54? broadway? coney island? le gallerie d'arte contemporanea? soho? i locali con musica dal vivo? il bronks? chinatown? little italy? il campetto di basket? tribeca? la cattedrale di san patrizio? l'onu? una partita domenicale a baseball? una bevuta con i colleghi? l'incontro con qualche nero brutto e cattivo? qualche gang? mtv? vabbè, forse è un pensare da turista, e forse avrai il tempo necessario per fare tutto, ma cavolo, lì c'è fermento, non hai preso parte alle manifestazioni degli "indignados"? non hai conosciuto qualche artista squattrinato che promette bene? non sei entrato in qualche comune hippy? non c'è qualche ragazza pazzerella vogliosa di un vero italian guy? bè, forse non tanto vero, visto che sono mezzo svizzero, però loro non lo sanno! scherzo, ora mi aspetto un post su halloween e sulla prima neve, così sarò contento di avere conferma di tutti quei luoghi comuni e quelle ovvietà di cui abbiamo piena la testa... cmq il palazzo strano credo sia il Flatiron Building...
ho finito di cazzeggiare, i'm joking, sempre che si dica... parlando seriamente dal tepore della mia casa e dalla monotonia del mio lavoro non posso che invidiarti fortemente e ricordare con nostalgia i tempi in cui ero io un immigrato lavoratore in terra straniera, quando rincasavo all'alba, cazzeggiavo senza meta, scambiavo due chiacchiere con qualche amico improvvisato, giocavo nel parco, scrivevo mail dal computer della biblioteca, fischiettavo senza pensieri, vivevo.
un caro saluto, e chissà, chissà se va chissà se va... y

8:53 PM

 

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