tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, gennaio 19, 2013



f: ehi, svegliati.
nb: zzzzzzzz.
f: forza, dico a te. svegliati.
nb: zzzzz.
f (scuotendolo): dai, per favore, ho bisogno di parlarti.
nb (sussultando): ma che cazz... ah, sei tu.
f: (sorpreso) mi conosci?
nb (rassegnato): no. però credo di aver capito chi sei. g mi ha parlato di te. un vero rompiballe, ha detto, testuali parole. ma non hai altro da fare che venire a romperci le scatole con i tuoi dubbi?
f: infatti mi scocciava disturbarlo di nuovo, il buon vecchio g, anche se ormai è passato quasi un anno. perciò ho pensato di venire da te.
nb (alzando gli occhi al cielo): quale onore.
f: beh, in fin dei conti sei stato uno dei suoi uomini più fidati. è che ho un dubbio, appunto.
nb (sbadigliando): non l'avrei mai detto.
f: o meglio, ho bisogno di una parola di speranza. forse tu che hai rischiato la vita, più volte, e hai combattuto, per questa nostra maltrattata patria, puoi darmela. il problema è che mi accorgo con sempre maggiore evidenza di come questo paese si stia lentamente sgretolando, pezzo dopo pezzo. si iniziano a intravedere qua e là svariati cumuli di macerie. la verità è che qui non funziona quasi niente, e soprattutto che sempre meno si vede in giro la volontà di far funzionare qualcosa. ci stiamo tutti rassegnando, ed è il peggiore segnale di resa.
nb: dai, cerca di essere positivo, magari con le prossime elezioni... (si ferma un attimo. poi ride fragorosamente)
f: ecco, appunto. le prossime elezioni. non riesco più nemmeno ad appassionarmici, alle elezioni, e la cosa mi lascia perplesso e spaventato. questa volta non so cosa votare, davvero: mi pare ci sia solo il peggio e il meno peggio. mai come quest'anno sono indeciso su a chi affidare il potere di decidere: questa campagna elettorale mi sembra un triste rituale di stanchi consunti avvoltoi che volteggiano in larghi giri famelici intorno alle solite poltrone.
nb: è un discorso un po' qualunquista.
f: forse. o forse è solo un discorso da elettore consumato, purtroppo. poi è ovvio che alla fine troverò qualcuno a cui affidare le mie speranze di cambiamento, ma la scelta questa volta mi pare più che mai difficile. mi sembra che passione e integrità manchino del tutto, in questa campagna elettorale.
nb: dai sono cose vecchie, già dette milioni di volte: viviamo in un paese arretrato e antimoderno, e la politica non è la soluzione ma una causa rilevante del problema. è un discorso ormai fumoso e stantio, logoro e tutto sommato inutile.
f: si d'accordo. ma porta inevitabilmente ad una conclusione che mi colpisce sempre di più, ed è la maceria più grande. l'ho forse presa alla lontana, ma è di questo che ti volevo parlare. il problema è che vedo i giovani senza più entusiasmo.
nb: beh, tu non sei più giovane.
f (sospirando): si, va bene, come vuoi. mi tiro fuori, a malincuore, dalla categoria, ma non è questo il punto. molta gente intorno a me lo è ancora. il problema è che non hanno più gli occhi che brillano quando pensano a un futuro qui. li hanno solo quando pensano ad un futuro altrove. la cosa mi dispiace e mi mette agitazione.
nb: non so cosa dirti.
f: emigrare è una buona idea secondo te?
nb (ridendo): beh, è un idea abbastanza folle da meritare di essere presa in considerazione. credi che io abbia vissuto solo in italia? ho girato il mondo, e del mondo sono stato cittadino. ho vagabondato per il mare e le terre emerse in lungo e in largo, prima e dopo aver combattuto in questo paese. sono tornato quando c'era bisogno di me, tutto qui. del resto che senso ha farsi racchiudere dall'idea astratta di un confine?
f: forse qui c'è bisogno di me.
nb (ridendo ancora): ah già, nessuno mangerà più gelato, se vai via.
f: non fare dell'ironia, sono serio.
nb: anch'io. non ho nessuna parola di conforto per te. o fai di tutto per migliorare le cose che non vanno qui, e non mi sembra sia questo il caso, o te ne vai e smetti di lamentarti. punto.
f: non so. sono confuso. sono sempre confuso, cazzo. non posso restare qui a lamentarmi?
nb: si, puoi, ma così facendo contribuisci allo sgretolamento e alle macerie. stai staccando anche tu un pezzo di questo paese, con la tua rassegnazione.
f: sai che il posto dove sto per andare ad abitare porta il tuo nome?
nb (alzando gli occhi al cielo): quale onore. (riabbassandoli) e comunque, non cambiare discorso.
f : non sto cambiando discorso, è che non so più come affrontare quello di prima. vorrei solo che il mio paese la smettesse di agonizzare. vorrei trovare il bandolo della matassa per migliorarlo, in qualche modo. vorrei un po' più di passione civile in giro. vorrei vivere posti nuovi, ma allo stesso tempo vorrei che le persone intorno a me non sentissero l'insopprimibile bisogno di andarsene. vorrei trasmettere loro il mio cercare sempre un lato positivo nelle cose. e poi vorrei anche smetterla di inventarmi inconcludenti dialoghi immag... ehi, aspetta, non vale, non ho mica finito, devo ancora chiederti un sacco di cose... dico a te, mi senti?
nb: zzzzzzzzzzz.......

csxqp: pierangelo bertoli - "italia d'oro"

giovedì, gennaio 03, 2013


Lo so, lo sapete, mi piace piangermi addosso, deprimermi, abbattermi, anche senza un vero motivo, perché sono perennemente insoddisfatto, sconfortato, titubante, e basta un nulla per avvilirmi, per farmi credere di essere condannato ad una vita di lacrime, destinato all’infelicità…
per la testa mi passano idee strane, insane, che fermentano, e poi si concretizzano, in parole, dette così, come vengono, senza costrutto, frutto di una sensazione, una frustrazione, un malessere, che deve essere esplicitato, perché nascondendomi rischio di implodere, e parlarne diventa un’esigenza, per avere un supporto, e chiedervi aiuto, perché ho bisogno che vediate come dietro tanti sorrisi si possa nascondere un abisso, e come ne sia sul ciglio…

e così, come nel gioco dell’allegro chirurgo, c’è un malato da “operare”, ci sono delle patologie da evidenziare, degli interventi da programmare… intorno al tavolo, dotati di pinzette, con molta cura, bisogna apprestarsi ad agire…
cos’ha questo paziente? da dove iniziare? a chi spetta intervenire? la situazione non è delle migliori, analizzando la cartella clinica si può leggere: scelte sbagliate, silenzi imbarazzanti, opportunità mancate, rapporti falliti, comportamenti discutibili, tempo perso, mancanza di impegno, fortuna pessima, autodistruzione… non so chi sia il genio responsabile di questa diagnosi, ma ha veramente colto nel segno.

ora attendo la medicina, o l’operazione, fate voi, ma se posso darvi un consiglio, eminenti dottori, direi che per curarmi ci vuole poco, ma non voglio fare il malato saccente, così lascio la decisione a voi, che avete studiato, sperimentato, amato. y

clxqp: oriana fallaci - “un uomo”