nelle ultime settimane ho imparato quello che nel gergo dei maneggiatori di carte viene chiamato spring, ovvero far schizzare un mazzo di carte da una mano all'altra in un flusso per lo più ordinato. ho sempre ammirato, tutte le volte che mi è capitato di vederlo fare, l'elegante destrezza che accompagna questo gesto, e mi ha sempre intrigato la possibilità di riuscirci anch'io. in realtà non è che mi venga ancora proprio benissimo, intendiamoci, ci riesco solo tenendo le mani a distanza molto ravvicinata, e spesso e volentieri qualche carta si ribella e se ne vola per i fatti suoi, ma mi diverte molto farlo, e sono contento di averlo più o meno imparato.
non fosse però che di fatto si tratta di un'abilità fondamentalmente inutile, buona al massimo, per i maghi della domenica come me, a bullarsi un po' e spararsi le pose prima di proporre un gioco ai malcapitati spettatori. voglio dire: potevo certamente impiegare il mio tempo imparando qualcosa di più utile, tipo smontare e riparare la mia lavastoviglie rotta da mesi, ad esempio, o anche solo migliorare una delle innumerevoli cose che so già fare, ma male, come il mio perennemente claudicante tedesco.
e invece no, mi sono dedicato a questo, aggiungendo puro ciarpame nel bagaglio, né pieno né comunque capiente, delle mie capacità. ecco, ho imparato l'esatto equivalente di quella vecchia campanella di peltro e ottone regalatami da mia zia, soprammobile senza scopo che da tanti anni mi ostino a portarmi dietro. cosa ancora più grave se consideriamo il fatto che tutto ciò avviene proprio in questo periodo in cui sono fresco reduce da un trasloco, anzi da due, e sono particolarmente sensibile e insofferente alle mille cose prive di utilità che con il tempo, spesso quasi senza che me ne accorga, finiscono per accumularsi, riempiendo implacabilmente case, cantine e scatoloni. come durante tutti i traslochi ho colto l'occasione per disfarmi di molte di queste cose che stavano lì soltanto a prendere polvere, ed è stato decisamente liberatorio, tanto da farmi flirtare di sfuggita con l'idea di regalare via tutto e non possedere più niente.
la verità però è che mi piace davvero un sacco il suono che fanno le carte nel loro breve volo da una mano all'altra, un leggero e fugace frullare d'ali che trovo estremamente rilassante. e poi, va detto, qualunque cosa si impari è comunque bello averla imparata, e fra il raccogliere cinquantadue carte dal pavimento a vederle atterrare felicemente nella mano passa un percorso che, seppur piccolo e poco rilevante, è fatto anche di dedizione e perseveranza. insomma, tutto questo per dire, e qui la mia indole da accumulatore seriale di cose e passioni sta prendendo il sopravvento, che un po' di ciarpame alla fine ci vuole, che nessun oggetto e nessun interesse è mai veramente inutile, a modo suo ha qualcosa da raccontare, e poi mica vuoi davvero buttarlo, metti che un giorno ti possa serv… niente da fare, sono irrecuperabile. non appena avrò tempo voglio imparare a identificare le stelle a ovest della costellazione di orione, e le mosse giuste per rispondere a un gambetto di donna, e altre mille cose che quanto a concreta applicabilità pratica lasciano molto a desiderare.
piccolo post sul ciarpame dunque, un post che a dirla tutta non serve a niente, ed è ciarpame pure lui, nella sua evanescente inconcludenza. f
csxqp: lo stato sociale - "sessanta milioni di partiti"