tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, dicembre 11, 2020


in questo anno disastroso e complicato sono emerse verità su cui non avevo mai avuto l’opportunità di riflettere. la mia percezione dell'esistenza, delle relazioni, del vivere, ne è uscita indubbiamente cambiata. siamo stati obbligati a rallentare, abbiamo avuto più tempo di quello che ci saremmo mai aspettati di disporre, ci è stata data l’opportunità di fermarci, intere giornate da dedicare a noi stessi. gli eventi ci hanno ricordato la caducità del corpo e la fragilità delle nostre certezze. il modello economico e di vita che davamo per scontato è stato messo in discussione. ci aspettavamo di avere tutto sotto controllo, e ci siamo riscoperti deboli e impreparati. ho sognato che la pandemia avrebbe portato una nuova consapevolezza, ma così non è stato, o almeno non per tutti. ciò nonostante continuo a pensare di aver imparato qualcosa, e che questo insegnamento mi abbia fatto vacillare, e mi stia indirizzando verso un nuovo modo di approcciarmi al prossimo e alla vita. 

nella quarantena ho scoperto la mia più grande paura, la sofferenza fisica, il non sapere perché quello che fino a poco prima era un corpo sano ad un tratto non lo è più, accusa un malfunzionamento, che si trasforma in un male inspiegabile. essermi trovato improvvisante dinnanzi ad un problema di salute, in balia dell’incertezza, e senza alcuna possibilità di capirne le cause, mi ha terribilmente destabilizzato. nei mesi del lockdown esisteva solo il covid, ogni altra cosa era sacrificabile, e così per settimane mi sono trovato a convivere con un dolore che non sembrava volermi dare tregua. questa situazione mi ha tormentato e sconvolto come mai nessun’altra. mi toglieva il sonno e la tranquillità, perché senza un appiglio la mente viaggiava, e nel dubbio ho temuto il peggio. ero spaventato, avrei fatto qualsiasi cosa per fare degli accertamenti, o quantomeno avere un riscontro affidabile, una diagnosi. avevo bisogno di chiarimenti, di risposte ai mie tanti perché, e di una parola di supporto. sono stati giorni difficili, angoscianti, in cui il lavoro aveva perso di valore, e il pensiero era fisso lì, a quel dolore inaspettato a cui non trovavo spiegazione. le valutazioni del medico erano generiche, le visite specialistiche sospese, e io continuavo a macerarmi nel dubbio da solo, fra le quattro mura dell’appartamento. ho veramente avuto il timore di impazzire, di perdere il senno e il contatto con la realtà. ma in tutto questo il mio capo si è rivelato un’ancora di salvezza, ha intuito il mio disagio e mi ha dato quel conforto che mi ha aiutato a tenere salda la mente, fino all’esito delle analisi. si è chiusa così una delle esperienze più angoscianti e travagliate della mia vita. mi sono sentito disperato e solo, impotente e disarmato, come mai prima.

l’abbiamo sentito dire tante volte, la salute è tutto, ma solo ora, dopo questo episodio, capisco quanto poco ne fossi consapevole. siamo degli esseri fragili, e la nostra presenza sulla terra è fugace e transitoria, effimera come un battito di ciglia. adesso che il mio unico pensiero è il lavoro o cosa mangerò stasera, devo ricordarmi di quei terribili giorni per gioire di ogni momento, sfruttare ogni opportunità, e vivere ancora più intensamente di quanto non abbia fatto finora. questa vicenda mi aiuterà a chiarire le priorità, e dare finalmente il giusto peso ad ogni cosa. y

csxqp: colapescedimartino "i mortali"

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