tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

mercoledì, marzo 15, 2023


C’è stato un tempo in cui il lettore cd era il supporto più utilizzato e diffuso per l’ascolto della musica. Dimenticati i vinili, soppiantate le musicassette, e accantonate le velleità a cartuccia di qualche pionieristico produttore, il mercato si era indirizzato verso questo formato rivoluzionario in termini di fruibilità e qualità del suono. Non è durato molto, perché il lettore mp3 era già alle porte, ma è stato un oggetto simbolo per tutti gli anni 90, periodo in cui la mia vita era nel pieno dell’adolescenza.

I primi compact disc che iniziarono a circolare in casa furono i greatest hits dei Queen, volume uno e due. Li ricevetti per natale, e da lì iniziò progressivamente la smania collezionistica fatta di possesso e accumulo. Ripensandoci, a distanza di anni, mi viene da sorridere, ma in quel momento l’averne tanti, se non tutti, era un’esigenza, una necessità, tanto lo era respirare. Questa malattia fu indubbiamente agevolata e alimentata dai masterizzatori, che se da una parte ti permettevano di avere il supporto con la musica a basso costo, dall’altro ti toglievano il piacere feticistico del libretto con annessi testi e grafiche. A questa mancanza subentrava la copisteria, o l’accondiscendenza di mia madre, che in pausa pranzo si prodigava (di nascosto) in ufficio nella stampa delle copertine a colori. La musica era quindi importante ma non era tutto, l’obiettivo era completare il processo rendendo il manufatto quanto più simile all’originale, cosa che richiedeva un discreto investimento di tempo, energie e soldi. Se si desiderava un album la prassi prevedeva innanzitutto la richiesta alla propria cerchia di conoscenze. Se lo possedevano si passava alla fase di masterizzazione (in autonomia o inoltrando supplichevole richiesta a chi l’aveva). I cd vergini venivano comprati là dove costavano meno, spesso organizzando gruppi d’acquisto o informandosi presso gli amici dove i prezzi fossero migliori. In materia di qualità c’era una gerarchia ben precisa che ti poneva di fronte a due opzioni principali: spendere poco e scegliere un Verbatim (con il rischio paventato da molti che dopo qualche anno si smagnetizzasse) o acquistare un affidabile TDK, se volevi fare il signore e puntare sul meglio. Nel mezzo, all’occorrenza, c’erano Philips, Hp, Basf e Sony. C’era la possibilità di averne colorati o neutri, riscrivibili o meno. Si poteva prendere la campana e rinunciare alle custodie o comprarli singolarmente dotati di tutto il corredo. Ogni scelta aveva delle implicazioni e un costo, e da universitario squattrinato ogni spesa aveva un peso, quindi andava valutata scrupolosamente. E quando nella masterizzazione uno si bruciava, o il sistema dava errore, le imprecazioni erano inevitabili. Ma se nessuno aveva l’album che stavi cercando allora ci si doveva ingegnare nel reperirlo su internet, tramite Napster, eMule, i bitTorrent, o affidandosi alla disponibilità degli utenti dei vari forum specializzati. Qui si sarebbero andate a cercare anche le immagini delle copertine, per completare il lavoro e poter così affidare allo scaffale un altro mattoncino. Allora avere una libreria colma di cd colorati e ordinati era la cosa più appagante che si potesse desiderare, e questo giustificava il tempo e gli sbattimenti richiesti. Ma sto divagando...

A lato di tutto questo andirivieni di file, custodie, label front e retro, masterizzazioni e campane, la parte più interessante, e per certi versi appagante, della storia che coinvolge i compact disc si chiama “ultima spiaggia”. La pirateria, per quanto utile al suo scopo, non riusciva né a coprire ogni ambito artistico/sonoro né a soddisfare pienamente le mie esigenze collezionistiche. Oltre alla possibilità di fruire della musica c’era un piacere tutto perverso nell’avere l’originale, ma non solo. In quel momento di abbondanza caratterizzato da un accesso illimitato ad ogni genere di brano c’era anche la velleità di trovare nuove sonorità, talenti nascosti, chicche dimenticate. Il massimo della gioia era scovare a basso costo un album originale, di un artista sconosciuto, dalla copertina accattivante e musicalmente appagante. E proprio con questo obiettivo il libraccio era stato elevato a epicentro della ricerca. Infatti sul retro del negozio, in un angolo buio e appartato, era stato allestito uno spazio dedicato alla vendita di quei cd che per una qualche ragione nessuno voleva. Qui aveva preso corpo quella che molto ironicamente avevano chiamato "ultima spiaggia". Ed è qui che con cadenza settimanale iniziava la nostra paziente opera di esplorazione. Come novelli Indiana Jones ci avventuravamo speranzosi nel marasma di cd accatastati, senza alcun criterio, in quella che di fatto era l’ultima possibilità data ad un artista, e al suo lavoro, prima di finire al macero. Con soli due euro si poteva dare nuova vita a chi forse troppo frettolosamente era stato ingiustamente negato l’ascolto. Avevamo la curiosità e l’entusiasmo di chi si aspettava di scoprire un tesoro, e ogni volta la scelta non poteva che essere una scommessa, basata unicamente sul gusto personale o un’intuizione. Non conoscendo il cantante, e tanto meno il genere musicale, era fondamentale interpretare la copertina, e valutare la casa discografica sulla base delle esperienze passate. Per il resto mi affidavo all’istinto, a delle sensazioni, influenzate soprattutto dalla capacità attrattiva delle immagini. Il ragionamento era molto semplice: se il mio gusto e quello dell’artista trovavano un punto di incontro sulla parte visiva allora c’erano buone possibilità che questa comunanza di vedute ci fosse anche sul versante sonoro. Ma il tutto rimaneva comunque un azzardo, una partita a carte coperte, che poteva andare bene così come male. In questo senso la nostra è stata un’opera di ricerca, recupero, ascolto e valorizzazione, in cui procedere a tentativi. Una passione che ci hanno fatto disperare e gioire, portandoci a scoprire artisti che nessuno aveva mai (o quasi mai) ascoltato, e che probabilmente il grande pubblico non conoscerà mai. Ma il loro presunto insuccesso commerciale non toglie assolutamente valore alla loro bellezza, alla creatività e talento che si nascondeva dentro quelle custodie. Sono molto orgoglioso di quanto selezionato negli anni, e della collezione di album che impreziosisce la mia libreria. E ancora oggi, quando li riprendo in mano, li ascolto con piacere e interesse, restando sorpreso di come non siano riusciti ad arrivare a maggior notorietà, a platee più ampie della mia semplice cameretta.

L’ultima spiaggia non è solo un luogo fisico, è una filosofia, una passione, una missione. Sono i negozi dell’usato, i mercatini, le bancarelle, le librerie, le associazioni di beneficenza, ovunque ci siano dei cd che aspettano solo di essere riscoperti e ascoltati. Ma è anche una predisposizione dell’animo, è l’apertura all’ascolto, all’ignoto, al diverso. È la paziente ricerca, l’entusiasmo della scoperta, la curiosità per ciò che è stato destinato all’oblio. Ed è proprio per questo che nonostante il cd sia ormai un supporto superato, obsoleto, o come direbbe f desueto, noi continuiamo ad amarlo e cercarlo, con la convinzione che ci sia ancora qualcosa di inesplorato che vada riportato alla luce. y

csxqp: rob - “satyred love”

1 Commenti:

Blogger tabacchi fc ha detto...

quanti ricordi in questo post, i masterizzatori e i cd pirata hanno davvero segnato un'epoca che sembra ormai lontanissima: pochi anni, pochi soldi, tanto tempo e tanta creatività.
posto che per me il cd è tutt'altro che un supporto desueto (ho il vizio di collezionarli ancora e non sono mai stato capace di adattarmi al progresso tecnologico che ha reso la musica prima liquida poi completamente impalpabile), hai davvero detto bene: l'ultima spiaggia era una filosofia di vita, un cercare l'avventura anche in un gesto insignificante come acquistare un cd per pochi spiccioli, la possibilità di scoprire un tesoro inaspettato più forte del timore di un'immensa (e più che probabile) ciofeca.
adoro ancora adesso frequentare mercatini e bancarelle, e dove vivo ci sono un paio di negozi che mi piacciono molto che funzionano ricevendo donazioni e dando il ricavato delle cose vendute in beneficenza: hanno un piccolo settore dedicato alla musica e i cd che propongono, a prezzi irrisori, sono di musicisti per lo più sconosciuti. così per fortuna non mi mancano i posti per rinverdire i fasti della mitica ultima spiaggia lanciandomi nell'acquisto istintivo, e qualche volta ho avuto fortuna. f

csxqc: marquez - "l'incredibile storia del malinteso tra il dottor poto e la banda dell'acqua minerale"

5:09 PM

 

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