tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, settembre 20, 2024


Non so se vi sia mai capitato che ascoltando un certo motivo vi sentiate ogni volta pervasi da una sensazione, un ricordo, e ne siate completamente immersi, avvolti, anche con una certa malinconia. A me è successo stamattina, e succede ogni volta che alla radio sento la sigla di una trasmissione che ormai è in onda da oltre tre decadi, sempre uguale a se stessa. 

È inverno, siamo in montagna, a Brusadaz, nei giorni successivi al Natale. Siamo in vacanza, e come ogni anno passeremo il periodo delle feste in quella che era la casa dei nonni paterni. È mattina presto, ci aspetta una lunga giornata sulle piste. Io e mia sorella siamo in calzamaglia e dolcevita, il pentolino del latte è sulla stufa, mentre la caffettiera borbotta sul gas. La cucina è fredda, mio padre è sceso prima di tutti per accendere il fuoco, ma ci vuole pazienza, è una lotta impari, soprattutto quando la casa è chiusa da mesi, i vetri delle finestre sono sottili, ed il vento trova ovunque spazi dove insinuarsi. Davanti alla porta abbiamo un salsicciotto di tessuto, dovrebbe aiutare a tenere lontani gli spifferi, ma non vuole mai stare là dove dovrebbe. Noi bambini ci stringiamo sul divano mentre i grandi organizzano la tavola. Il sole stancamente fa capolino da dietro le montagne e filtra attraverso le tende fatte all’uncinetto. Sono felice, la scuola è un lontano ricordo, non ho pensieri, se non quello di arrivare alle piste e sperare non ci sia troppo casino per parcheggiare, comprare il giornaliero (o i “punti”) e prendere la seggiovia. Le tute sono appese fuori, in corridoio, al gelo. Solo l’idea di doverla indossare mi fa venire i brividi. I guanti, il cappello e la sciarpa invece sono dentro, al tepore che piano piano si sta creando, un po’ per la legna che finalmente arde a dovere, un po’ per la nostra presenza. Il bagno è l’ambiente più angusto e gelido, nessuno ci si sofferma troppo. Indugiare con le mani sotto l'acqua non è fisicamente possibile. Ci si lava in fretta e furia. In sottofondo abbiamo sempre la radio accesa, sintonizzata sul secondo canale, l’unico che prende. Ogni mattina la sigla del Ruggito del Coniglio ci da il buongiorno. Ma è tardi, bisogna muoversi, darsi una spicciata. Raccogliamo vestiti, cose e idee, si esce. L'aria è frizzante, il panorama stupendo. È il momento di salire in macchina, oltrepassare la collina e goderci la giornata.

Sono passati trent’anni ma il ricordo di quei giorni è ancora vivido, indelebile. y 

clxqp: patti smith - “just kids”

martedì, settembre 17, 2024

 

  

 

mi hanno sempre incuriosito, tutte le volte che mi è capitato di intercettarle in rete, quelle iniziative che ti propongono di fare quotidianamente qualcosa di creativo, solitamente per un mese, fornendo come condizione soltanto un unico paletto non negoziabile: un dettaglio, un concetto o una parola a cui attenersi, una scintilla insomma che serva da innesco per far esplodere la creatività.
l'idea di fondo, che trovo molto interessante, è che ad essere importante non sia tanto il risultato o la qualità artistica di ciò che si fa, ma la costanza con cui ci si dedica a farlo: allenarsi è ovviamente fondamentale per migliorarsi, e farlo ogni giorno, nell'ambito di queste piccole sfide con se stessi, ritagliando consapevolmente nella giornata uno spazio anche minimo per quella cosa creativa che ci piace fare, si rivela spesso cruciale per diventare più bravi (e, alla fine, divertirsi ancora di più).
ma quello che più mi incuriosisce e affascina di tutto questo è soprattutto il ruolo dell'input esterno, dello spunto: avere un vincolo o un limite che riduca l'immensa varietà delle cose che si possono creare diventa in qualche modo uno stimolo decisivo per una sfida di lunga durata, senza il quale probabilmente si rinuncerebbe dopo pochi giorni, persi nell'infinito delle possibilità. il paletto diventa il punto essenziale a cui l'ispirazione può aggrapparsi per darsi una bella spinta.
ed è un sistema che funziona davvero, mi è capitato di sperimentarlo recentemente anche con la serie di racconti ispirati a cose trovate per terra. mi piaceva moltissimo l'idea di scrivere di più ma non sapevo proprio di cosa, e fotografare cose strane in cui mi sono imbattuto sul marciapiede per poi scriverci sopra un racconto è stato lo stimolo giusto: i racconti che sono venuti fuori non sono ovviamente un granché, ma il punto è che ora ho davvero un sacco di idee per cose che vorrei scrivere.
insomma, quando v mi mi ha proposto una di queste sfide come passatempo per l'estate in vista delle vacanze ho accettato con entusiasmo. ci siamo cimentati con la fotografia, e il nostro paletto è stato un colore: verde per lei, e come avrete probabilmente intuito dalle foto qui sopra, arancione per me (un colore che, chissà perché, mi piace e mi attira sempre). l'idea era quindi semplicemente quella di fotografare ogni giorno per un mese qualcosa di quel colore, e non contenti di un paletto soltanto ci siamo dati un paio di vincoli aggiuntivi: l'oggetto doveva essere fotografato nel suo contesto, evitando il più possibile di metterlo artificialmente in posa (anche se un paio di foto hanno trasgredito a questa regola, nei giorni in cui per mancanza di tempo non si è trovato nulla da fotografare e si è dovuto tirar cercare qualcosa in casa mettendolo sul tavolo); e l'oggetto del giorno, una volta scelto e fotografato, doveva restare quello: non valeva fotografare più cose di quel colore e poi decidere la sera quale fosse l'oggetto venuto meglio, e questo ha contribuito a rendere di volta in volta molto avvincente la scelta del soggetto, aggiungendo un tocco di estemporaneità creativa a questo piccolo gioco.
parlo diffusamente di questa piccola sfida su queste pagine virtuali perché è stato davvero molto divertente farla: ne sono venute fuori foto che ammirate nel suo insieme mi danno molta soddisfazione. è stato un esercizio molto utile, vista la mia recente saltuaria passione per la fotografia (sto continuando con piacere a fare foto con la vecchia macchina fotografica analogica di mio padre, e per la prima volta ho messo un rullino a colori per vedere cosa salta fuori): alla fine dei trenta giorni avevo individuato un mio stile, ovvero inquadrature per lo più molto ravvicinate, in cui il contesto, riconoscibile ma solo accennato, facesse spiccare il soggetto arancione, e avevo sviluppato un occhio molto attento per le cose e per i dettagli di quel colore. non solo al mare, dove avevo previsto fosse più facile trovare soggetti adatti, ma anche una volta rientrati in città ho scoperto che ci sono così tante cose da fotografare che mi sono rammaricato più volte che la sfida fosse finita così presto. l'arancione (come ogni altro colore, del resto) non manca mai, le cose interessanti da fotografare nemmeno, e non l'avrei mai detto all'inizio del gioco.
così se avete voglia di fare qualcosa di creativo, che sia scrivere, dipingere, fotografare, disegnare, comporre musica o girare video, ma non sapete da che parte iniziare, questo piccolo modo di creare funziona: ritagliatevi ogni giorno uno spicchio di tempo, inventatevi un paletto, e divertitevi. f

csxqp: annenmaykantereit  - "orangenlied"