qualche mese fa ci siamo trasferiti in un nuovo magazzino, molto più grande di quello dove stavamo prima, e molto più vicino al negozio dove le biciclette vengono poi vendute, due fattori che in pratica rendono il mio lavoro davvero molto più semplice e più comodo. all'inizio però ho guardato con molto sospetto a questo trasferimento, come del resto ahimè faccio sempre con tutti i cambiamenti, ma poi ho cominciato ad abituarmi, a strutturare il mio lavoro adattandolo intorno a questi nuovi spazi e a queste mutate condizioni e ad apprezzare i pregi di questa nuova sistemazione, mettendone in secondo piano i difetti, che pure ci sono. ci sto provando: devo imparare a concentrarmi sulle porte che si aprono invece che su quelle si chiudono, forse è davvero l'unico modo di superare questo irragionevole vizio che ho di affezionarmi maledettamente alle cose.
da qualche giorno ho ricominciato ad andare a lavoro in bici dopo la lunga ed estenuante pausa invernale: si è fatta attendere, è sempre troppo timida la ragazza, ma alla fine si è affacciata anche da queste parti, irresistibile e sensuale, la primavera. così ho scoperto che c'è un aspetto di questo cambiamento che, devo proprio ammetterlo, è estremamente positivo: il percorso per raggiungere questo nuovo magazzino è, se possibile, perfino più bello dell'altro.
certo è più breve, e questo un po' quasi mi dispiace, inoltre i saliscendi da affrontare sono molto più ripidi, e laddove prima potevo cavarmela con un dolce e graduale dislivello qui c'è una salita in cui ogni volta che arrivo in cima mi tocca girarmi per controllare di non aver lasciato indietro un polmone (non è vero, sono un contaballe, era per dare al racconto un po' di tensione drammatica, in realtà la pigrizia prende il sopravvento quasi subito, i polpacci si ammutinano, scendo dopo pochi metri dal mio fidato catorcio e poi lo spingo a mano, insomma scalatela voi 'sta montagna, se ne avete voglia, io passo. che poi a dirla tutta non è vero neanche questo, la verità è che cerco ogni volta di fare qualche metro in più di quello che ho fatto il giorno precedente e a furia di piccoli obiettivi di avanzamento prima o poi ce la farò a farla tutta, quella maledetta salita. ecco, questa mi sembra la versione più bella delle tre, e in ogni caso lascio a voi decidere quale sia quella vera).
però dopo che mi lascio alle spalle il quartiere universitario, la porta nord, e le ultime paciose propaggini residenziali della città ecco che giro una curva e improvvisamente mi trovo al cospetto di una campagna maestosa, un trionfo di verde e cielo che ogni volta, immancabilmente, mi sorprende e mi lascia senza fiato. sono sempre felice di trovarmi lì, in bici, e pedalando mi scorrono a fianco cascine e maneggi, prati e campi coltivati, colline e fattorie, mucche e cavalli, papere e aironi, alberi imponenti e nuvole in fuga, mentre il sole, imperturbabile e magnifico, benedice ogni cosa.
si lo so cosa state pensando, probabilmente sono il solito uomo di città così irrimediabilmente inurbato da emozionarsi a sproposito non appena vede un ramo e due fili d'erba. forse, ma è più forte di me, questo aprirsi degli spazi e questo verde a rotta di collo mi riempiono sempre di meraviglia, mi mettono di buonumore, il cuore mi sobbalza, l'anima mi si illumina, e ride. andare a lavoro diventa una cosa bella, che faccio volentieri, e non è poco.
è una piccola fortuna in più fra le tante che so di avere, e ne sono grato. f
csxqp: joe strummer & the mescaleros - "x-ray style"