tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

martedì, aprile 29, 2025

 


ogni tanto quando faccio qualcosa di manuale, tipo stendere il bucato e dare così almeno un misero contributo alle faccende domestiche, mi capita ancora di tirare fuori il mio vecchio e fidato ipod (si lo so, non dite niente), e tutte le volte che lo accendo finisco invariabilmente per mettere su la stessa canzone, una canzone di un bel po' di anni fa che mi piace molto ascoltare, e che parla di dio.
tranquilli, non sono stato folgorato sulla via di damasco: la canzone è davvero particolare e a suo modo spiazzante, e ritrae un dio sotto una luce inconsueta e sorprendente, immerso in una quotidianità un po' borghese, sul divano, con le pattine ai piedi, vittima di una moglie acida e petulante che impartisce ordini e insulti da una poltrona massaggiante (per non parlare del rapporto non certo idilliaco con la suocera). un dio che non sopporta il papa, la messa in tv, e nemmeno i rompiscatole che lo assillano al telefono, importunandolo chissà con quale preghiera o richiesta di benedizione. un dio per cui l'unica salvezza sembrano essere le cuffiette dell'ipod (anche lui!), i classici del rock e l'amicizia di vecchi pazzi furiosi e iconoclasti che ogni tanto lo vengono a trovare.
non c'è niente da fare, non riesco mai a resisterle, è molto orecchiabile e mi mette di buonumore, e questo suo essere allegramente sovversiva, eretica e blasfema riesce sempre a farmi ridere di gusto. fra l'altro è il sequel di un altro pezzo che descrive questa sua travagliata quotidianità e che non ho mai potuto ascoltare perché online è introvabile (cosa che non solo trovo a suo modo poetica, ma mi permette con molta soddisfazione di segnare almeno il gol della bandiera contro i sostenitori di spotify, e avere una scusa per rimanere trincerato nella mia ottusa arretratezza tecnologica).
la scorsa settimana mi è capitato di dover raccontare ad una ragazza febbricitante di fede che intendeva convertirmi dal tavolino di un caffè, che si, conosco qualche passo della bibbia ("il libro", come lo chiamava) ma no, non mi ha illuminato come invece è successo a lei. le ho detto che sono ateo e miscredente, che con buona pace delle sue argomentazioni non cambierò idea, e che accetto volentieri il rischio di finire all'inferno. e poi è morto il papa, e per quanto mi stesse simpatico rimango sempre incredulo nel constatare quanto la sua figura sia ritenuta importante e autorevole, quanto la religione sia ancora capace di smuovere in profondità l'animo delle persone, e avere un impatto emorme sulla vita e i comportamenti di milioni e milioni di individui.
così ogni tanto sento il bisogno di fermarmi e interrogarmi su cosa credo. giungo sempre alla stessa conclusione: non credo nel dio che ci viene raccontato dalla chiesa, non ci riesco proprio, non fa per me, e guardo con sospetto tutto ciò che ha a che fare con la religione, qualsiasi essa sia: riti, sacramenti, dottrine, comandamenti, parabole e dogmi finiscono sempre per snervarmi e farmi pensare alle incongruenze e alle contraddizioni che si portano dietro. così se devo proprio credere a un dio, mi piacerebbe davvero che fosse così: amante della buona musica, amico di quelli che non ci stanno con la testa, e convintamente anticlericale.
però credo nell'umanità e nel suo spirito, e nell'inafferabile meraviglia di ciò che nonostante tutto ci circonda. ecco, la canzone mi pare raccontare un punto di vista interessante: dio siamo noi. dio è l'uomo, non soltanto l'uomo che l'ha creato per sentirsi al sicuro, ma sopratutto l'uomo nella sua lotta quotidiana, nella sua ricerca di giustizia e bellezza, nel suo eterno goffo tentativo di far quadrare le cose e provare a migliorarle. f

csxqp: giorgio canali e rossofuoco - "bentornato lazlotoz"

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