tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

mercoledì, maggio 17, 2006

settimi. quando bastava un niente per arrivare terzi. che non è proprio come essere primi, ma insomma, è un modo molto più facile per arrivare primi. in qualche post fa dicevo che il calcetto è una metafora della vita, beh anche il basket lo è, forse di più, e scopri sempre con immutato stupore come la squadra che ti sei scelto, che ti ha scelto, a cui vuoi bene come ad un amico, che ami come una donna, alla fine riesce sempre ad assomigliarti. che poi la sfiga gioca sempre un ruolo importante, ma la colpa è tua, che le permetti di essere decisiva. ieri era una questione di sorpresa prolungata, di un pò di cibo dopo tanto digiuno, di qualcosa che aspettavi con ansia ma non osavi credere davvero possibile, di rinascita e resurrezione. di finale persa, ma insomma, pur sempre finale, bastava e avanzava. oggi è una questione di potenziale, limpido e scintillante, che ancora rimane nascosto e non esce del tutto fuori quando dovrebbe, di occasioni costruite con passione e rovinate per pigrizia e per inconsistenza, di rimonte che sembrano quelle buone ma alla fine della partita sono solo una tacca in più nel conto delle illusioni. così va a finire che nell'ultima gara, quella che conta davvero, che segna la differenza fra il grande risultato e il limbo delle squadre che vorrebbero ma non possono, si perde sempre. che se le prendi in casa da avellino, teramo, reggio emilia, prokom, è chiaro che non vai molto lontano, anche se poi ci metti l'anima ed espugni barcellona, rischi l'impresa a tel aviv, vinci bene su bologna, treviso e siena. puoi anche arrivarci all'ultima gara con l'olympiakos, o con roma, a giocarti qualcosa di importante, ma se non hai spessore e maturità e mentalità vincente, quella gara la perdi sempre, e la fame ti rimane. è la mediocrità dei grandi, e fa ancora più male della mediocrità dei mediocri. soprattutto quando la differenza fra essere grandi ed essere mediocri è a portata di mano. e se si guarda all'inferno dell'altroieri, di due soli anni fa, quando davvero si era mediocri, con l'abisso del fallimento a un passo, si torna per un pò a fare pace con se stessi, ma è una pace inquieta, grazie al cielo. come un costruire muri alti e solidi fin che vuoi ma destinati a restare inutili senza un tetto che li tenga insieme. scusa a chi si sorbirà questo post, queste metaforiche riflessioni da playoffs imminenti di un malato di basket, ma è una piccola parte di quello che mi passa per la testa in questo momento, e fedele all'intro del nostro blog, lo affido al nostro contenitore, almeno si rinnova un pò... a domani, f.

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