tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, dicembre 31, 2006

1) evita, se puoi, di innamorarti di un fiocco di neve.
2) se proprio devi morire, non farlo per un indigestione di gigli.
3) la strada è l'unica salvezza: vai e non fermarti, anche se non sai dove andare.
4) mangia le idee, e fai la tua rivoluzione.
5) sposta l'epicentro del ciclone dallo stomaco alla gola, alle gambe, alle braccia.
6) smettila di sederti a guardare le nuvole, aspettando sempre la prossima in arrivo.
7) non aspettare di avere un dizionario per scoprire il significato delle parole sgradevoli.
8) non fare come le tre scimmie sedute al balcone, con la sconfitta due piani più in basso.
9) bevi il tempo e possiedine la nozione.
10) solo tre lettere: osa.

dieci autoconsigli più o meno rubati, dieci schegge infilate nel dito, dieci propositi per l'anno nuovo. il duemilasette è in arrivo e ho fame. f

giovedì, dicembre 28, 2006


sono un lettore atipico. di solito quando a qualcuno piace un libro tende a divorarlo, ingurgitando con spasmodica ingordigia parole, frasi, dialoghi, paragrafi, capitoli, leccando le virgole rimaste sugli angoli delle labbra e usando il segnalibro come stuzzicadenti. così so di molta gente per cui è normale metterci pochi giorni per leggere libri con più di mille pagine. visto che la normalità non è il mio forte io faccio l'esatto opposto, ovvero più un libro mi piace più impiego tempo a leggerlo. ho appena finito di leggere sulla strada di kerouac, e l'avevo iniziato ad agosto, sdraiato sulla spiaggia sotto il sole basco. fanno quattro mesi per trecentoundici pagine. il fatto è che la lettura è per me un qualcosa di quasi sacro, soprattutto per alcuni libri. non si può leggere in tutti i posti e in tutte le condizioni, ci vuole l'ambiente e lo spirito giusto, e la predisposizione mentale adatta a immedesimarsi in una storia. e più la storia è bella e coinvolgente più bisogna essere pronti a tuffarcisi dentro. e poi mi serve un sacco di tempo per assaporare le parole, sentire fino in fondo il gusto di ciò che vogliono evocare, sviscerarne le suggestioni, filtrandole e allo stesso tempo sparandole in aria accelerate attraverso l'immaginazione, come un fuoco d'artificio. o almeno, questa è la spiegazione che mi do quando spesso mi sorprendo a soffermarmi su una parola o a rileggere una frase o un paragrafo, anche più di una volta, tentando così con quest'alibi di convincermi che non ho una sorta di lentezza mentale. comunque sia sulla strada è davvero un gran libro. è un libro sull'apertura, sull'immensità, sulla meraviglia, dell'america e delle persone. è il libro della ricerca di assoluti e di equilibri che probabilmente non esistono. è un libro di avvenimenti, in ogni pagina ci sono abbastanza spunti per scrivere un nuovo libro. è un libro sul mettersi in gioco, e sulle infinite potenzialità della strada, della vita e della gente. forse fa parte di quel gruppo di libri inflazionati perchè letti più o meno da tutti, ma non importa, sento che avrei perso qualcosa se non l'avessi letto, e mi sembra un bel complimento da fare a un libro. e forse sentirei di aver perso qualcosa anche se l'avessi letto velocemente. adesso ho appena cominciato un curioso libro su un personaggio che decide di allontanarsi dal suo manoscritto e dal suo autore, l'inizio promette bene: è un pò strambo e davvero vivace. fra quattro mesi saprete se mi è piaciuto. f 111206

venerdì, dicembre 22, 2006


attenzione. il post che segue è stato scritto sull'onda della delusione di fare 50 km per andare a prendere 40 euro e tornare con solo i 50 km in tasca. il discorso è ben argomentato, anche se non saprei dire se con lucidità o meno, e verso la fine mi ha un preso la mano, concludendosi in modo sovversivo e provocatorio. non di questo mi scuso, ma del suo essere troppo lungo, serio e, probabilmente, noioso. mi è venuto così, non so che farci. voglio dire: non siete obbligati a leggerlo!


questo è il terzo e credo ancora non conclusivo capitolo di una saga grottesca e agghiacciante. faccio fatica a trovare le parole per raccontarlo, e nemmeno le epigrafi in spagnolo contro le agenzie interinali, che accompagnavano i precedenti episodi, riescono più a esprimere l'odio. già di per se la vicenda era così violentemente ignobile che davvero non pensavo potesse esserci un peggio, ma ovviamente mi sbagliavo. bastava quanto avevo scritto il sei e l'otto novembre per rendersi perfettamente conto della meschinità e delle contraddizioni del mercato del lavoro in italia oggi. e invece c'è di più, e questa è in sintesi la busta paga della mia giornata di lavoro presso la wsc di liscate:

competenze ordinarie: 5,48 euro/ora X 8 ore = 43,86 euro
trattenute: 97,05 euro
netto competenze: -53,19 euro

no, davvero, non so cosa dire. come si fa a commentare seriamente l'assurda follia di una busta paga da -53 euro? non è una busta paga, è una presa per il culo. è un'avvilente offesa al concetto e al significato di lavoro. è una busta paga dapprima immiserita dalla strisciante avidità delle agenzie interinali, poi sfregiata dalla schifosa perversione del mercato del lavoro e infine violentata senza ritegno dallo stato e dall'inps. mi avessero dato al netto delle ritenute anche un solo centesimo avrei lo stesso chiesto spiegazioni, contestato, minacciato, e me ne sarei andato lo stesso dall'agenzia litigando con le impiegate e sbattendo la porta, ma il tutto avrebbe tuttavia conservato un minimo barlume di senso. così no. non in negativo. non di cinquantatre euro.
non ne capisco molto di diritto del lavoro e non so districarmi fra ritenute e altre menate contabili, ma applicare le trattenute di un mese quando si lavora solo un giorno a me non sembra corretto. io e un mio collega di sventura ci stiamo muovendo per contattare sindacati e consulenti del lavoro, con l'intenzione di scoprire se hanno ragione le agenzie interinali o se ha ragione il buonsenso.
perchè se hanno ragione le interinali, e dunque le regole del contratto che ho firmato prevedono realmente trattenute fisse, la vicenda, oltre ad evidenziare una volta di più l'arrogante prepotenza e irragionevolezza dei contratti iperprecari, porterebbe con se l'idea pericolosa che il lavoro nero sia non solo più conveniente, ma quasi più sensato. perchè penso sia difficile trovare un senso nel lavorare solo per pagare i contributi e, se tutto va bene, mantenere il me stesso inflaccidito e rugoso che sarò fra quarant'anni. lavorare un giorno per avere -53 euro in busta paga è, credo, un attentato alla dignità del lavoro. lo stato prende certamente così qualche euro in più, ma beffandoti in questo modo perde anche molto rispetto. ed il rispetto è una cosa di cui lo stato italiano ha storicamente molto bisogno. chi al governo oggi fa della lotta all'evasione fiscale un punto fermo del suo programma avrebbe molto da riflettere.
se invece ha ragione il buonsenso, e contabili con l'animo intriso nella malafede hanno applicato in modo scorretto le trattenute per cercare, forse, di coprire le scorrettezze a monte della faccenda, non si può far altro che constatare come il mercato del lavoro faccia schifo, e di come abbia creato dal nulla la nuova casta degli intermediari del lavoro, altri nuovi schiavisti, avvoltoi ormai consci di avere un potere e senza remore nell'arrogarsi il diritto di usarlo a proprio piacimento. bisognerebbe impedire a questa gente di imperversare ancora.
in entrambi i casi un meno davanti alla voce retribuzione è sintomo e conseguenza di un qualcosa che non va. credo che una busta paga del genere sia allo stesso tempo un sopruso, una distorsione e un piccolo terribile esempio del fallimento morale non soltanto di un sistema economico, ma di un sistema in generale. e davanti a queste cose ho l'impressione che destra e sinistra siano parole senza alcun significato, due facce diversamente illuminate della stessa medaglia, quella di un potere in definitiva fine a se stesso. sbandierare la presunta flessibilità come una conquista e riempirsi la bocca di buoni propositi non sono soluzioni, e forse le risposte vanno cercate altrove.
vedremo dunque se emergeranno colpe, e in che misura generali o particolari. in ogni caso resta per l'intera vicenda, oltre alla delusione e al disgusto, un forte senso di impotenza, di offesa, di beffa. a volte ci sono momenti, e la mia busta paga vergognosamente sottozero è uno di questi, in cui l'indignazione e la sfiducia sono così forti e così strettamente legate da farmi desiderare con intensità cieca e irrazionale la distruzione delle loro cause. sono i momenti in cui penso che se le bombe non facessero anche vittime ce ne vorrebbero a decine contro le agenzie interinali e i palazzi delle istituzioni. sono i momenti in cui credo che una rivoluzione dal basso sia l'unica concreta, benchè purtroppo utopistica, soluzione. f

martedì, dicembre 19, 2006


…quando si dice lasciare il segno! In quest’ultimo periodo mi è capitato spesso di pensare al senso dell’esistenza, alla possibilità che nella vita ci possa essere un obiettivo più grande della semplice sopravvivenza, e di come abbia la necessità di fare qualcosa di rilevante, lasciando una traccia del mio passaggio sul pianeta. In un certo senso può apparire un discorso narcisistico, del tipo voglio essere ricordato e lodato, e in fondo un poco lo è, ma la verità è che sento di sprecare un’esistenza “a gratis”, senza lasciare alcun contributo, se non un cumulo di immondizia grande quanto un palazzo di 20 piani.

Non ho mai avuto grandi ambizioni, ne ho mai dovuto soffrire quelle privazioni che spesso sono state da stimolo alle grandi imprese, e quindi sono qui, impiegato precario, che vive alla giornata, senza particolari patemi, con qualche aspirazione artistica, nell’attesa dell’amore della vita. Di certo un quadretto non incoraggiante, tipico di un fallito, ma non è così. Infatti, quella che molti definiscono una vita di successo per me non lo è, o almeno non propriamente. La mia aspirazione non è tanto la fama, e tanto meno la notorietà, ma qualcosa di più semplice, mi piacerebbe, come dire, lasciare il segno in qualcuno, e se questo avverrà con una parola, un’azione, o uno scritto poco importa, ciò che conta è che il mio contributo possa essere di una qualche utilità. Detto ciò sono convinto che il tutto parta sempre dalla persona, che bisogna sempre rimboccarsi le maniche, non aspettarsi mai nulla e soprattutto finirla di piagnucolare, recriminare o rinvangare il passato, quindi coraggio!

Ieri sera ripensando al post mi è venuta un’illuminazione, quasi una rivelazione, mi sono reso conto di come nelle piccole situazioni quotidiane si vede lo spessore delle persone, e di come già ognuno di noi col suo semplice agire ha un enorme potere, quello di segnare l’esistenza altrui. Ora ho la consapevolezza e la certezza che la vita che ho avuto finora non è stata vuota e inutile, e in quel piccolo mondo che mi gira intorno un segno l’ho lasciato. y*

domenica, dicembre 17, 2006


"by starlight i'll kiss you
and promise to be your one and only
i'll make you feel happy
and leave you to be lost in mine
and where will we go, what will we do?
soon said i, will know"
your smile light up
my day. y*