tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

martedì, giugno 10, 2008





regali, recensioni.

il disco dei marquez, da fuori, si presenta come qualcosa di estremamente minimale. un titolo lunghissimo che si insinua in una copertina completamente bianca, senza nemmeno i titoli delle canzoni, sembra un treno che corre al margine di un panorama innevato. aprendo si trova solo un piccolo racconto, che narra appunto dell'"incredibile storia del malinteso tra il dottor poto e la banda dell'acqua minerale", una favoletta molto divertente che ha per protagonisti un batterio cattivo, quattro coniglietti suonatori, e la stupidità dei nostri tempi. mettendo sul piatto il cd, anch'esso completamente bianco, ci si ritrova immersi in un'atmosfera sospesa e sofferta, scandita da canzoni forse un pò lente e ripetitive, ma dai testi indubbiamente mai banali. sono proprio i testi la cosa più apprezzabile di questo album (su tutti "buongiorno a voi", "kissing -l-", "emme"), mentre dal punto di vista musicale il pezzo più bello è sicuramente "credi che oggi pioverà?", un trionfo di chitarre distorte con cui si chiude il disco.

"punk's not dead" degli scozzesi exploited è considerato uno dei più importanti album punk di sempre, immancabile in ogni discografia che si rispetti. la copertina è molto azzeccata: accanto al titolo dell'album scritto su un muro c'è un bambino imbronciato avvolto in un enorme maglietta con sopra la notizia della morte di sid vicious, il leggendario bassista dei sex pistols. come a dire: i protagonisti possono cambiare ma il punk, nel 1981, è ancora vivo e vegeto, e ha molto da dire. e così è infatti, e gli exploited ce lo dimostrano in questo disco: canzoni grezze e viscerali, con poche concessioni all'estetica, per rivendicare il proprio ruolo sulla scena e urlare il proprio disappunto verso l'ordine costituito, che sia esso incarnato dalla legge, dalle convenzioni sociali, dalla polizia o dall'esercito ("army life", un potente inno antimilitarista). non saranno forse dei pensatori di primo livello, ma "i believe in anarchy" è il modo migliore per rimandare il funerale di un genere.

il primo album nato dalla collaborazione fra marco paolini e i mercanti di liquore era un perfetto incontro fra il teatro e la musica: i due generi si mescolavano e si rincorrevano lungo tutto il disco dando vita a una delle cose più divertenti, poetiche e intelligenti che mi sia mai capitato di ascoltare. questo secondo album, "miserabili", riesce mirabilmente a ricreare la stessa magia del primo, e se allora erano l'acqua e la resistenza il filo conduttore delle canzoni, qui i temi principali sono l'economia e il lavoro, le cui distorsioni svuotano di senso un presente sempre più misero e schizofrenico. chitarre acustiche e fisarmonica incorniciano parole ironiche e pungenti, cantate e recitate, che toccano diversi argomenti: il precariato ("angelino sempreinpiedi"), la lunatica arroganza dei mercati finanziari (la divertente "il rischio", ma anche "la bolla dei mari del sud"), gli incidenti sul lavoro ("la carrucola"), e in generale la tristezza delle vite che invece di esserne protagoniste sono ormai ridotte a semplice accessorio di un sistema (su tutte "miserabile amica"). un altro piccolo capolavoro di teatro-canzone dunque: non vedo l'ora di vedere il loro spettacolo dal vivo.

"30 anni", uscito poco più di due settimane fa nei migliori negozi di dischi, è l'opera della definitiva maturità artistica di fm, anche se parlare di maturità conoscendo l'autore è quantomeno azzardato. è un album che da parecchio tempo era atteso con malcelata trepidazione, se non addirittura con ansia (vabbè diciamolo, con terrore), perchè secondo molti addetti ai lavori rappresentava davvero un importante passo nella sua (ormai lunga) carriera. armonicista e songwriter di in dubbio talento, e presto ukulelista di sicura fame, fm ha però più volte dichiarato in diverse interviste di non essere per nulla contento del titolo dato al disco, a suo dire impostogli da oscure pressioni discografiche, e di sentirsene completamente spiazzato, come se un titolo così non fosse in grado rispecchiare le sue più profonde sensibilità artistiche. ascoltando il cd si nota subito che non c'è un sound definito: fm pare molto dubbioso su quale indirizzo dare alle proprie canzoni, come se per lui fosse difficile trovare un punto d'incontro fra il suo istintivo modo di suonare e le esigenze di un mercato che non sembra volergli concedere molto spazio. ma poco importa: fm, seppur molto incostante, denuncia nei suoi testi un ottimismo davvero esagerato e fuori controllo (si pensi ad esempio alla bellissima "2007"). le trenta tracce che compongono il disco sono davvero molto varie, e cupe ballate intrise di malinconia si alternano a canzoni più allegre e intense: le atmosfere folkeggianti e cantautorali di "1993" (un piccolo inno alla consapevolezza) ad esempio, o lo sfrenato ska di "1996", uno dei pezzi più riusciti dell'album, fanno da contraltare alla terribile "1997", straziata da apocalittici e disturbanti rumori degni della peggior techno house postindustriale. su tutte è da segnalare la bellissima e struggente "2005", piena di rabbiosa dolcezza. un album in definitiva suonato forse con poca tecnica, ma sicuramente con molta passione. dal booklet del cd vale la pena riportare questa frase: "un ringraziamento di cuore a tutti i musicisti che hanno suonato con me e partecipato a questo disco. senza di voi fare musica semplicemente non avrebbe senso". f

csxqp: fm - "2008" (live)

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