tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, settembre 19, 2008

tfc band soundcheck @ sala dei venti, 10/09/2008

le premesse non erano certo delle migliori, a volerla dire proprio tutta. Guardando a mercoledì non posso che pensare a un y* intimorito dal palco e incapace di affrontare il pubblico, un jj in precarie condizioni fisiche e con una vocina tale da rasentare il bisbiglio, e un f indisciplinato quanto basta da scardinare le mie poche certezze. E così quella che doveva essere la generale si era trasformata in un confronto, un esame, un momento di riflessione in cui tirar le somme e finalmente scoprire ciò che in quei mesi di grande impegno avevamo realizzato. Dopo quasi tre ore di strimpellate ce ne ritornammo a casa con tanti punti di domanda e una scaletta raffazzonata, e incerta, come gli accordi, il ritmo, l’intonazione, le entrate, le uscite, i tempi, le luci…

ma il destino della serata era tutt’altro che segnato, perché se come si dice è nei momenti “salienti” della vita che si vede lo spessore delle persone, vi garantisco che abbiamo dato quanto di meglio avevamo da offrire. F ne è stato un ottimo cantore, e non ho nulla da aggiungere, né tantomeno da recriminare, sottoscrivo tutto, ma vorrei solo rimarcare un aspetto, o meglio, una sensazione, un’impressione, uno stato d’animo, che ho percepito, e che potrebbe essere definito “stato di grazia”… ciò che mi ha veramente colpito profondamente è stata l’intesa, la complicità, la capacità di adeguarsi, di essere flessibili, in un divenire incerto, e per questo elettrizzante; quel dover affrontare nel migliore dei modi l’emergenza, perché o si va avanti o si “muore”, e allora basta un cenno, un bisbiglio, un’occhiata, per accelerare, rallentare, riprendere il ritmo, ritrovarsi, inventare, inventarsi… y*

csxqp: the smashing pumpkins – “mellon collie and the infinite sadness”

domenica, settembre 14, 2008





tfc band live @ sala dei venti, 11/09/2008

il soppalco della sala dei venti era gremito in ogni ordine di posti, giovedì scorso: pubblico delle grandi occasioni e grandissima attesa per questo primo e forse ultimo concerto della tfc band. la formazione è quella di sempre, con jj alla chitarra e alla voce (frontman del gruppo soprattutto in quanto l'unico che ne capisce di musica), capace di tenere sotto controllo le intemperanze di y e f agli ukuleli. l'apertura è di delicata intensità: si accendono le luci rivelando un colorato firmamento, sotto il quale jj esegue una vibrante e perfetta "tonight, tonight", degno preludio alle elevate vette che si toccheranno nel corso del concerto. con il brano successivo arrivano finalmente gli ukuleli, grandi protagonisti della serata. un'intensa introduzione di f ha il merito di portare nella sala l'avvolgente suono dell'armonica, aprendo una magnifica interpretazione di "rise" in cui tutto il gruppo ha saputo vincere l'emozione e tirare fuori il meglio di se: al preciso accompagnamento di f fa da contraltare l'elegante virtuosismo di y, che riesce a tirare fuori dal suo ukulele suoni che non sospettavamo vi ci si potessero nascondere. su tutto spicca la straordinaria intensità della voce di jj, prima della chiusura della canzone, affidata ancora alla creatività dell'armonica. dopo altri due pezzi in cui jj rivela le sue capacità di incantare da solo la platea ("galapogos" e "by starlight", quest'ultima con una speciale dedica d'amore), è la volta di "the boy with the arab strap" il pezzo più movimentato della serata: y è un'instancabile metronomo capace di adattarsi ad ogni situazione, e riesce a star dietro con miracolosa perizia alle brusche e vigorose strimpellate di f. il finale del pezzo è da brividi: jj tira fuori il flauto per dare il via ad un accattivante improvvisazione sul tema principale del brano, soprendendo il pubblico e i suoi stessi compagni. ma nel finale il gruppo dà prova di eccezionale affiatamento, e basta un cenno d'intesa per riuscire a chiudere la canzone con grande abilità. "if there's a god" vede ancora la presenza di jj e della sua chitarra, soli sul palco, a regalare alla serata momenti di delicata armonia. poi tocca a "creep", in cui l'ipnotico e suadente giro di accordi degli ukuleli prepara la tela sulla quale la voce di jj ricama parole di malinconia e passione.
il gran finale è una dichiarazione d'amore: sulle note di "farewell and goodnight" i componenti del gruppo si cimentano con il canto, alternando le loro voci. prima quella di jj (intensa e sicura), poi quella di y (tremenda ma affidabile), infine quelle di f (tremenda e basta) e fau (dolce e delicata), si intrecciano, fino allo struggente coro che chiude il concerto, in cui tutte le voci si uniscono insieme per raccontare di un sole che splende, di una pioggia d'argento, di cuori incontaminati, e di amore.
poi lo spettacolo finisce, si spengono le luci ed è ora di tornare a casa, pieni d'emozione per una serata riuscita alla perfezione. tutto questo non prima di aver fatto un brindisi nel backstage, dove i musicisti decidono di concedersi all'adorazione dei propri fan.
in definitiva, nonostante qualche trascurabile problema tecnico legato alle luci, qualche errore subito recuperato (guardare il pubblico emoziona, e l'emozione gioca brutti scherzi), e qualche strimpellatura un pò stropicciata, è stato un concerto a dir poco straordinario: fortunato chi è riuscito ad accaparrarsi i biglietti e potrà dire ai nipoti "io c'ero". per tutti gli altri non resta che aspettare l'imminenente pubblicazione del video dello spettacolo.

recensione scherzosa a parte, volevo dire ancora questo: una delle cose che avrei voluto fare in questa vita, ma che ormai da tempo mi ero rassegnato a rimandare alla prossima, era suonare in una band. l'altra sera eravamo una vera e propria band, con una scaletta appiccicata al pavimento, brani preparati con tante prove, una scenografia, effetti di luce, una sala da concerto colma della giusta atmosfera, un selezionatissimo pubblico, telecamere puntate addosso, svariati strumenti, e un pizzico di ansia da palcoscenico. ma soprattutto l'altra sera eravamo tre amici che facevano musica, e mi sono divertito davvero un sacco.
non credo che ci sia un posto migliore per suonare, per una band: sotto un pò di spago e cartone per fare il cielo, e davanti alle lacrime commosse di una sposa innamorata. f

csxqp: eddie vedder - "rise"

venerdì, settembre 12, 2008





f: senti, dobbiamo parlare. ci conosciamo da tanto tempo, e ti voglio bene, questo lo sai. a volte ti trovo perfino bello.
c: (sorride, lusingato)
f: levati quel sorriso compiaciuto, ho detto a volte. ti ho sempre considerato una macchina abbastanza perfetta, con delicate ma collaudate capacità di sopportazione, un buon equilibrio, una ragionevole resistenza ai maltrattamenti. però stavolta mi hai deluso.
c: spiegati meglio.
f: non fare il finto tonto, sai benissimo di cosa sto parlando. ti sei ammutinato per dieci giorni, così, senza un motivo preciso, mi hai fatto vacillare, e stare male, e poi proprio in vacanza. non riuscivo più a dormire. ho passato una notte al pronto soccorso, lo sai? e adesso devo fare un sacco di esami. mi sono spaventato, cazzo. pensavo di morire. ma che diavolo ti è preso?
c: (calmo) te la sei cercata. ti ho sgridato, questo si. e ho alzato la voce. e mi sono ribellato. ma è perchè te lo meritavi. sei tu che dovresti chiedermi scusa.
f: ma che stai blaterando, ho solo mangiato due krapfen. che sarà mai?
c: sei proprio scemo, son mica stati i krapfen.
f: e allora cosa? ti ho sempre trattato bene, che vuoi da me?
c: sei sicuro di avermi sempre trattato bene? mangi come un porco, con abbondanza di carne di maiale e patatine fritte. mai sentito parlare di verdura? e poi quando capita non disdegni mai di bere come una spugna, o di farti una canna. guarda che non hai più quindici anni, ne hai trenta. sei vecchio.
f: vecchio sarai tu. quindi è per tutto questo che ce l'hai con me.
c: no. è che ti tieni tutto dentro, nella pancia. maceri.
f: tutto questo per un pò di preoccupazioni varie? tutti le abbiamo. io le ho solo archiviate lì, fra l'aorta e l'intenzione. da qualche parte bisogna pur metterle.
c: a me da fastidio che le metti lì.
f: ma c'era bisogno di tutto questo baccano? potevi avvertirmi con più discrezione.
c: i denti.
f: eh?
c: i denti. sei bruxista, ricordi?
f: ah, quello sarebbe un avvertimento?
c: si, pezzo di scemo.
f: ma piantala, stupido schifoso ammasso di sangue e sudore.
c: ti avverto, non tenerti dentro tutte le ansie, sempre. buttale fuori. comunica, cazzo. sei come tuo padre. non sono l'unico che te lo dice, mi pare. ti ho avvertito.
f: sennò cosa fai.
c: ricomincio a star male, e stavolta peggio.
f: sei uno stronzo.
c: e tu un idiota.
...
ho un rapporto un pò tormentato con il mio corpo, ultimamente. f

csxqp: le luci della centrale elettrica - "per combattere l'acne"

martedì, settembre 02, 2008

Viaggio fra una Berlino ultra moderna, pietra e acciaio, currywurst e kartoffeln, enormi grattacieli e vie che si perdono oltre l’orizzonte, e una Praga “vecchia europa”, con le sue casette dai tetti rossi, il castello del XV° secolo e il quartiere ebraico, Kafka e golem, gulash e pilsner urquell…

Viaggio fra tre amici che si sono ritrovati su un pullman a Verona, con uno zaino e tanti pensieri, con la voglia di mettere in “stand by” la vita e vivere alla giornata, girovagando, con due mete e tante fermate…


Viaggio fra un krapfen (o meglio due) che non vogliono essere digeriti, fra bar che non accendono le luci se non dopo le otto (per risparmiare), fra il silenzio assoluto di una città che ancora dorme mentre il sole timido spunta all’orizzonte, fra belle ragazze che proprio non hanno nessuna voglia di adescare i turisti, fra un assalto all’arma bianca e qualche saponettata notturna, fra canzoni il cui ritmo non si vuole ricordare, fra soste al bagno e messaggini al cellulare, fra bandiere da fotografare, tram da prendere, ponti da attraversare, colline da scalare, fra tre fotocamere e mille autoscatti, fra una marea di chiacchiere e molte minchiate, fra tazze, vasi, matite e fiammiferi, fra chi prossimo al matrimonio si vede gay (salvo poi ritrattare), fra vinili dei tempi che furono e cd senza valore, fra souvenir da recuperare e starbucks da valutare, fra una marea di corone che non si riescono a spendere…




Viaggio fra cieli cupi carichi di pioggia, fra muri abbattuti e grattacieli d’avanguardia, fra il ricordo dei tempi che furono e la realtà di adesso, fra angeli dorati e lapidi a perdita d’occhio, fra bratwurst e wienerschnitzel da assaggiare, fra un ostello dai bagni pregiati e il casino delle camerate, fra un ping pong e una partita di calcio sognata, fra un orsetto spelacchiato e un doppio vinile fallato, un cd introvabile e un bootleg inascoltabile, fra un bretzel e una pilsner, fra un digiuno forzato e un’abbuffata da manuale, fra potsdamerplatz e alexanderplatz, fra la torre della televisione e l’isola dei musei, fra est e ovest, fra biciclette e parchi vastissimi, fra un coniglio che sgambetta nella boscaglia e un bipede che arranca sul selciato, fra la cultura di un popolo che non posso che ammirare…

Viaggio con trasferimenti di 16 ore, con sorpassi azzardati, con cani bagnati, senza posto a sedere, con “compagni” dal sapore fruttato, dalla schiscietta improponibile o dalla parlantina fastidiosa, con cameriere comprensive, negozianti caciaroni e autisti “provolonen”, con mangiate sontuose, con tempo variabile, con condizioni fisiche precarie, con tanta allegria, leggerezza, voglia di esserci…

Viaggio… y*

n.d.r. ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.

clxqp: john fante – “chiedi alla polvere”