ho visto un fiume di persone strariparsi per le strade e rifarsi onda, sabato. sono stato intercettato per caso dall'entusiasmo fiducioso di una ragazza piena di speranze e ho visto scrivere sul marciapiede, in un enorme giallo, frasi eversive e interlocutorie. ho visto tanta gente della mia età, e tanta gente più giovane, e tanta gente più vecchia, ed erano tutti lì perchè era importante esserci.
mi è venuto in mente il concerto di lunedì scorso, mischiato insieme al teatro: l'armadio chiuso della nostra storia e le canzoni dei gang che provano a scassinarlo armate solo di passione civile. mi sono venuti in mente tutti i dischi che non riesco a smettere di ascoltare, e vecchie trasmissioni radiofoniche ribelli e clandestine ripescate nella rete. ho pensato a tutto quello che faccio concretamente, e a quello che non faccio.
in un giorno che tenta così disperatamente di significare ancora qualcosa mi sono chiesto questo: perché un sentimento così indubbiamente vario ma in fondo così semplice, e tenace, e condiviso, e soprattutto potente, deve per forza frantumarsi e declinarsi in mille sfaccettature impotenti, lasciandosi guidare da mille grigie tristi facce litigiose? f
csxqp: stormy six - "dante di nanni"