tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

mercoledì, marzo 07, 2012





percorrere la salita che porta alla moschea del solimano, e da lì ammirare tutta la città abbracciata al bosforo, e la torre di galata che fa capolino da dietro alle case, mentre un muezzin canta forte il richiamo alla preghiera e la sua voce irrompe maestosa da un alto minareto, è una delle tante situazioni affascinanti in cui ci si può trovare a istanbul.
ecco, forse l'ho già scritto da qualche parte, la verità è che adoro le città con il mare, o quelle insomma in cui le cui rive lambite dall'acqua permettono di lanciare lo sguardo e i pensieri lontano, verso l'orizzonte. istanbul è una di queste, il bosforo e il corno d'oro sono una presenza silenziosa e piacevole, e decine di traghetti scortati da centinaia di gabbiani rimbalzano fra le rive europee e quelle asiatiche di questa incredibile città in bilico fra due continenti.
così c'è il sole che tramonta fra le barche di kumpkapi, c'è il lungomare che avvolge sultanhamet danzandole intorno, e quando ci si avventura per le vie animate di gente e bancarelle a kadiköy, oppure per le strade che si inerpicano tortuose a karaköy, il blu dell'acqua appare all'improvviso da una via laterale, quando meno te l'aspetti.
non solo centinaia di gabbiani, ma anche tantissimi gatti, a zonzo per la città: alcuni sono un po' malconci, altri sembrano davvero famelici, e allucinati ti corrono incontro a fauci spalancate, quasi ti avessero scambiato per un enorme sardina ambulante.
in turchia si mangia davvero bene: quanto pane al sesamo! il simit rotondo è ovunque, morbido e croccante al tempo stesso. e poi i pistacchi dentro ai dolcissimi e colorati lokum, il te alla mela e al melograno, serviti in bicchieri sinuosi, per riscaldarsi dal freddo, le pide a forma di canoa, la frutta secca, e svariati tipi di kebab. il caffè turco, però, è davvero tremendo. mangiare su una panchina davanti al bosforo sulla riva asiatica di üsküdar un panino di pesce alla griglia appena pescato è una vera soddisfazione.
ho visto turchi capaci di insospettabili e sconcertanti dimostrazioni di affetto. ne ho visti alcuni farci improvvise confidenze (e richieste un po' strambe), ed altri un pò insistenti cercare di attirare ad ogni passaggio la nostra attenzione in ogni modo, per provare a venderci la loro merce, che sia un tappeto o una cena al ristorante. a nulla serve fingersi almeno non italiani (ti accorgi presto che per qualche motivo siamo i polli più ambiti): sanno anche il finlandese.
la geografia commerciale di questa città è alquanto bizzarra: nella stessa via tendono a concentrarsi gli stessi negozi, uno di fianco all'altro, e li trovi poi solo lì, secondo una logica di concorrenza davvero misteriosa.
occidente e oriente si mescolano ma senza fare a pugni: ci sono grattacieli moderni e antichi minareti. c'è la via dei negozi, la istiklal caddesi, uguale a quella di moltissime altre città, con le stesse marche e multinazionali che puoi trovare ovunque, e c'è il gran bazar, antico e labirintico regno della contrattazione (ma non tutti sono bravi a destreggiarsi in questa nobile arte: io sono completamente negato). al mercato delle spezie, fra colori e sapori sgargianti, ho chiesto a un tizio quale fosse la spezia più piccante che avesse. lui si è fregato le mani, ha guardato il suo collega con aria complice e in breve mi sono trovato con la bocca rovente e le papille gustative per un bel po' di tempo completamente fuori uso.
e ancora: i piedi scalzi e freddi sul pavimento delle moschee, il palazzo di topkapi e quello del simit, guai a tirare fuori la cartina, la musica coreana (davvero orribile), provare a fingersi turco dicendo sokak (ma non funziona), bisanzio constantinopoli e l'impero ottomano, la stazione dell'orient express, la moschea blu e l'hagia sophia che si scrutano una di fronte all'altra con un pizzico di reciproca invidia, il tram a gettone, il caos indaffarato di piazza beyazit, gesù che è un profeta dell'islam e non lo sapevo, il sahlep, le mille colonne della cisterna, i sultani e il loro harem, la piccola torre di leandro, l'università inaccessibile (chissà poi perché), la gente in attesa agli imbarcaderi di eminönü, la neve.
sarà forse che è molto diversa dalle città che ho visitato ultimamente nei miei viaggi. oppure sarà che ogni città che visito con fau diventa per me inguaribilmente speciale. sarà tutto questo, ma istanbul ha sapore di avventura e magia, e ho voglia di tornarci. f

csxqp: göksel - "uzaktan"

1 Commenti:

Blogger Unknown ha detto...

che bel post!!!
fau

10:52 AM

 

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