"storia parallela di una piantina grassa e del suo carceriere"
se fosse un libro dovrei intitolarlo così, perché questa è l'essenza della storia, una storia che ha avuto inizio otto anni fa, quando involontariamente recisi un bocciolo, e nell'ispirazione del momento, anziché ripiantarlo, decisi di porlo in un bicchiere, senza terra, ma semplicemente con un goccio di acqua... volevo sperimentarne la resistenza, la capacità di adattarsi, l'indomabile voglia di vita insita nella natura... e poi ero curioso di sapere se in quello stato di costrizione artificiale sarebbe comunque cresciuta, o si sarebbe trasformata in un bonsai, cristallizzando la sua evoluzione... e così, a galleggiare in un bicchierino, circondata da un muro di vetro, è rimasta sul bordo del muretto di casa, sul davanzale della finestra, fra la legna, appoggiata alla ringhiera, in montagna, a 1425 metri d'altitudine, dove l'aria è più sottile, e le condizioni meteo sono estreme... anni su anni, esposta alle intemperie, sepolta dalla neve, arsa dal sole, patendo il gelo invernale e la calura estiva, sempre sola, nel suo bicchierino, arcigna, nel voler resistere, nonostante tutto... e ogni volta era una sorpresa ritrovarla, riscoprirla ancora viva, piccola, nell'acqua, ma non solo, perché piano piano si era incominciato a creare un "terreno", un agglomerato di aghi di pino, muschio, foglie morte, sostanze chimiche, una moltitudine di componenti che ora ne costituivano la base... e ogni stagione le regalava un colore differente, una tinta che si presentava sola o ancor più spesso combinata a molte altre... e così ecco l'arancione, il rosso, il verde, il grigio, il ramato, il nero, il porpora, con mille sfumature, e altrettante tonalità... certi anni ho temuto di averla perduta, e altrettanti mi ci sono dedicato cercando di alleviarne le pene, pensando a come preservarla dalle tempeste, a come farle arrivare l'acqua senza però rischiarne l'affogamento, a come evitarne il rovesciamento... e così, impossibilitata a crescere, si è impegnata nel sopravvivere, nel preservare le risorse, nel centellinare quel poco che aveva a disposizione, in attesa di tempi migliori...
ora, dopo tanto tempo, non ho più ragioni per continuare a conservarla così, ho avuto le risposte che cercavo, ho raggiunto il mio obiettivo, ha raggiunto il suo obiettivo, ha dimostrato una tenacia senza eguali, e adesso quasi mi sento debitore, per tutti questi anni di costrizioni e solitudine... è arrivato il momento di liberarla, sottrarla alle privazioni del vetro, estrarla da quella prigione che per tanti anni è stata la sua casa, e regalarle un vaso, delle terra, dello spazio, dove smettere di sopravvivere e finalmente crescere, fiorire, vivere... come dovrei incominciare a fare io. y
csxqp: ghinzu - “the dragster wave”
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