tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, giugno 04, 2012


"storia di una grappa (bianca) e del suo incupirsi"

quando la vita mi appariva uno schifo e le giornate passavano fra apatia e ricerca di lavoro l'unico rifugio era rappresentato da L-... lì, ovunque lei fosse, potevo abbandonare le tristi vicende di un'esistenza da infelice disoccupato col cuore spezzato e farmi trasportare dal moto proprio del vivere altrui... il sabato alla libreria delle donne, le domeniche a ciondolare nell'appartamento di un'amica, le serate sul computer a scaricare film e musica, i venerdì in discoteca, le cene infrasettimanali, le escursioni in montagna, gli aperitivi, lo shopping in centro, le mostre alla triennale, i concerti, le manifestazioni, e tanto tanto altro... questo vortice di incontri, appuntamenti, attività, era il pretesto per non lasciarmi il tempo di pensare, perché qualunque cosa ti affligga il segreto è non pensare... non che fossi molto di compagnia, e rivedendo alcune foto forse non ero neanche troppo messo bene, pallido, con l'aria assente, il volto scavato, ma non le importava, mi teneva stretto, tenacemente, impedendomi d'affogare. E così, in questo contesto, venne l'estate, un periodo che per me ha sempre significato montagna, dolomiti, zoldo... e quell'anno non sarebbe stato diverso da tutti gli altri, se non per il fatto che non sarei stato solo: avrei condiviso quei giorni d'estate a Brusadaz con L- ed il mio nuovo fiammante tatuaggio, e così fu.
Furono giorni felici e tempestosi, irrequieti e rilassanti. Ebbi la febbre e le condizioni meteo furono spesso inclementi, ma di entrambe le cose nessuno sembrò preoccuparsene troppo. Profusi quante più energie potessi per renderle il soggiorno piacevole, e fra una camminata, una lettura, un pranzo e una telefonata, ci ritrovammo anche a raccogliere mugole*... accadde in una rara giornata di sole, in un prato colmo di cespugli, con noi nel mezzo, con le mani impiastricciate di resina, col dilemma di come trasportarle, ma con la convinzione di farne un buon uso... e così, carichi di cotanto tesoro, in serata, sugellammo quel momento affogandole in una grappa bianca, lasciando poi allo scorrere del tempo il compito di impreziosirla. I giorni trascorsero veloci e alla fine ognuno tornò al suo vivere milanese. La bottiglia invece rimase lì dove era stata generata, segno tangibile del nostro passaggio, e nell’attesa di un comune futuro ritorno.
Gelosamente conservata dietro un'anta della cucina, al buio, indisturbata, ha ricevuto, ad ogni mio soggiorno, una visita, perché le grappe oltre ad essere bevute vanno anche curate, osservate, girate, coccolate, e così ho fatto, di anno in anno, scrupolosamente... e ogni volta aprire quell'anta mi ha regalato un'emozione, un ricordo, uno spunto di riflessione, un po’ di malinconia... era deciso che non l'avrei bevuta, che nessuno l'avrebbe bevuta, se non alla nostra presenza, quando infine ci saremmo rincontrati, lì, fra quelle quattro mura, e quei monti.

L'incedere del tempo le ha regalato un deciso colore ambrato, tendente al bruno... oserei quasi dire che nell'attesa si è incupita, come incupito lo sono progressivamente diventato io, nonostante la luce del sole, gli amici, i viaggi, il lavoro, e una presunta normalità che tanto mi affligge. E proprio per sfuggire a questo momento, a questa pesantezza, impotenza, sconforto, vuoto, mi ritrovo ancora una volta qui, in montagna, a rimirar una bottiglia, in attesa di giorni migliori... y

clxqp: todd komarnichi - "fame"

*pigne del pino mugo

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