tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, marzo 09, 2013


"so I pull my collar up and face the cold, on my own..."

adesso che il tornado è passato, adesso che ci sono solo macerie, desolazione e distruzione, adesso è il momento di ricostruire, di ricostruirsi, e andare avanti, anche se è difficile, doloroso, faticoso, anche se non ho energie, voglia, lucidità, anche se vorrei semplicemente abbandonarmi all'oblio, perdermi al largo, dimenticandomi di me stesso, e farmi cullare dall'apatia, narcotizzando un'esistenza che non ha mai avuto molto da offrire...
mi sento stupido, perché non riesco a smettere di piangere, perché non posso darmi pace, perché mi tormento, perché sento l'insostenibile pesantezza del vivere...
lo so che non ho ragioni per stare male, perché sono stato me stesso, con i miei pregi e difetti, ma sempre sincero, onesto, e le ho dato quanto di meglio avessi da offrirle. E non ho nulla da rimproverarmi, nessun rimpianto, perché ho osato, mi sono spinto oltre i miei stessi limiti, ma a quanto pare non basta, per farmi stare meglio. E anche se sono consapevole che non si può chiedere di essere amati, non si può obbligare nessuno a cedere il proprio amore, e che l'amore è così maledettamente sconvolgente perché slegato da ogni logica e razionalità, non riesco a farmene una ragione. Dovrei semplicemente accettare lo stato delle cose, e affrontare la vita a testa alta, senza torturarmi, perché per quanto possa essere duro non ci posso fare nulla, le cose bisogna volerle in due perché accadano...
e adesso mi domando se c'è qualcosa da salvare, se è possibile un nuovo inizio, se mi sento pronto per impegnarmi in un difficile lavoro di conversione, verso un relazionarsi diverso, dove il mio starle vicino non è dettato dall'attrazione ma dalla gioia di condividere un momento, con una ragazza speciale, in serenità, senza patemi, sussulti, incomprensioni. Dirle addio sarebbe la cosa più facile, perché sradicandola dalla mia vita, non avendola più costantemente sotto gli occhi, e con un mare che ci divide, potrei riprendere in mano la mia esistenza lasciando al tempo il compito di lenire le ferite. Tuttavia prendere questa decisione equivarrebbe a dichiarare il mio fallimento, la mia incapacità nel gestire i rapporti, la mia cronica debolezza emotiva, il mio egoismo. Ho sempre preferito rompere i ponti, obbligandomi a grandi rinunce, privandomi anche di affetti che non avevano colpe, e ora mi sorge il dubbio, se ne sia valsa la pena, se sia stata la scelta migliore, o se invece abbia commesso un errore.

Oggi è partita, e con lei una parte di me, che non riavrò più. Ora, in casa, da solo, nel letto, guardo il soffitto, vorrei avere la forza di alzarmi, e invece mi sento schiacciato, della sua assenza. E' il triste momento di riporre i ricordi, le parole, gli scritti, le matite, i progetti, i regali, le emozioni, i pensieri, i sorrisi, tutto ciò che per cinque mesi è stato la mia vita, tutto ciò che parla di lei, lei che è distante, incredibilmente lontana, da me e dai miei sentimenti. E' un fuoco che si spegne, ed io non posso far altro che guardarlo, inerme, vagando con la mente, pensando a ciò che è stato, consapevole che è finita, che è il momento di accantonare il passato, abbandonare la speranza, e riprendere il cammino... scorrete lacrime...

csxqp: the smashing pumpkins - "thirty-three"

2 Commenti:

Blogger tabacchi fc ha detto...

queste storie e questi tormenti sono spesso così maledettamente personali e imperscrutabili che dire qualcosa dall'esterno suona quasi sempre fuori luogo. però sono passato attraverso lo stesso tornado (più volte), e un po' per questo e un po' in virtù della nostra amicizia qualcosa mi sento di potertela scrivere.
io credo che rompere i ponti sia la cosa migliore in questi casi, e non si tratta affatto di fallimento e debolezza, anzi, semmai il contrario, di dignità e di forza. direi che è la scelta più difficile, non quella più semplice. è questione di salute mentale, anche se al momento ti pare che niente abbia un senso senza di lei (nemmeno la salute mentale).
penso anche che lei non fosse poi così speciale, se non è stata capace di capire quanto fossi speciale tu. anche questo ti sembrerà un discorso parecchio insensato ora, ma poco importa, non lo è.
ti ci vorrà del tempo, ma quando metterai tutto in prospettiva (se non l'hai già fatto, vista la lucidità analitica di molte parti del tuo post), se sarai capace non richiuderti del tutto (ed è un se che fa tutta la differenza del mondo), se saprai lasciare il tuo cuore aperto all'imprevisto, se saprai restituirti la giusta dose di autostima, ti sorprenderai a vedere alla fine tutta questa storia, perfino questo suo finale così triste e pieno di lacrime, in una luce positiva.
del resto è qualcuno che conosciamo bene che diceva che i momenti neri possono essere bellissimi. f

2:11 PM

 
Blogger tabacchi fc ha detto...

è come quando c’è un problema e non lo si vuole affrontare, una crisi e ci si lascia, o c’è una tempesta e si preferisce abbandonare la nave… per me rompere i ponti significa questo, e quindi mi sembra la scelta più semplice, vigliacca, perché è facile mollare tutto, tutti, il difficile è affrontare la realtà…
eppure mi rendo conto, egoisticamente, che non voglio sapere nulla della sua nuova vita, del suo esistere lontano da me… e anche se continuo a pensarla, anche se non passa giorno in cui il suo sorriso non fa capolino nella mia mente, anche se vorrei scriverle, parlarle, vederla, so che è tutto maledettamente sbagliato, stupido, fonte di inutili sofferenze…

fermo sul ponte, attendo, indeciso… y

2:58 PM

 

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