tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, maggio 19, 2013


un viaggio che sognavo da tanto tempo, per il quale avevo speso tante parole, cercando di convincervi, insistendo, arrivando fino a maledirvi, rinfacciandovi timori, paure, titubanze, preconcetti, e poi l'imprevedibile, la resa dei conti, dopo i veti contrapposti, quando ormai non c'è più tempo, non ci sono alternative, quando infine o si prenota o si resta a casa... e così, a tre giorni dalla partenza, collegati via skype, abbiamo fatto il passo, prenotando, prenotandoci una settimana "ubi eius pedes steterunt", dove poggiarono i suoi piedi, e non solo...
un viaggio che non speravo più di fare, ma che alla fine è maturato, all'improvviso, cogliendoci impreparati, costringendoci a improvvisare...
ma anche un viaggio arrivato al momento sbagliato, incerto fino all'imbarco, nato con premesse indicibili, perché non avevo voglia, forze, spirito, per andare avanti, per lasciarmi tutto alle spalle, mettere da parte i pensieri, i tormenti, e potermi così tuffare in quest'ennesima avventura...

e così, dopo una sera sciagura, e una notte insonne, mi sono presentato in centrale... era deciso, saremmo veramente partiti. E' stato un bene, perché alla fine ho staccato la spina, mi sono lasciato trasportare, verso l'ignoto, abbandonandomi al fluire degli eventi. Non sempre è stato semplice, ma abbiamo fatto di necessità virtù, senza perdere mai la testa (apparentemente), ma facendo affidamento sulla nostra immancabile flessibilità, sulla capacità di adattarci, di improvvisare... nelle difficoltà abbiamo trovato la forza, e alla fine è stato un vagare sorprendente e irripetibile.

Israele è stato accorgersi dell'esistenza dello shabbat quando ormai era troppo tardi, il prendere un treno senza aver capito esattamente se è quello giusto, il ritrovarsi sul mar morto senza i soldi per mangiare, l'avventurarsi in strade sconosciute, il guardarsi intorno senza vedere neanche un viso pallido, il farsi largo fra una selva di fucili, il porre domande senza avere risposte, lo sbagliare autobus e perseverare nell'errore fino all'inevitabile epilogo, il ritrovarsi sperduti a bordo tangenziale, l'accettare un passaggio da uno sconosciuto in mercedes, il contrattare furioso, il venire respinti all'ingresso della spianata del tempio, il varcare una recinzione convinti di poterlo fare, il portare la kippah senza essere ebrei, il subire un'instancabile serie d’interrogatori, il temere la generosità di un anziano palestinese, il non trovare un posto dove far colazione, il perdersi e ritrovarsi in una miriade di viuzze coperte...


ma Israele è stato soprattutto felicità, la felicità di toglierci le scarpe e assaporare l'acqua del mare, la felicità di camminare sulla spiaggia verso Jaffa, di cercare conchiglie, di gustare una spremuta di melograno, di spuntare un buon prezzo al mercato, di varcare come pellegrini le porte di Gerusalemme la sera, di non sapere dove siamo ma andiamo, di affrontare un irto sentiero sotto un sole cocente, di sembrare due disperati in cerca dell'oasi, di assistere allo sfrecciare dei caccia, di sentirsi persi senza paura... è stato la gioia di giocare (e perdere) a scacchi seduti per terra, di vedere il tramonto sulla città santa, di raccontarsi davanti ad una zuppa fumante, di stare comodamente seduti dopo una camminata sfiancante, di scattare foto a manetta, di programmare le giornate senza troppa apprensione, di provare l'humus e i falafel, i dolci kosher e il pane al sesamo... e poi l'emozione del santo sepolcro, dei credenti, della messa greco ortodossa, del muro del pianto, del monte degli ulivi, della chiesa della natività, del cimitero ebraico, luoghi difficili da raccontare, perché vanno vissuti, tastati, ascoltati, annusati, assaporati. E così è stato per noi, noi che da profani abbiamo voluto avvicinarci, e vedere, ma non solo: abbiamo toccato la lastra dove Gesù fu deposto, messo la mano là dove fu posta la croce, ci siamo inginocchiati là dove nacque, e bagnati sulla pietra dell'unzione, abbiamo affidato una preghiera al muro del pianto, acceso una candela al sepolcro, cantato parole sconosciute, sbirciato fra le fessure della moschea, annusato incensi e paraffina.

niente mappe, niente guide, solo noi, con il nostro zainetto, e la voglia di andare, sempre oltre, oltre i muri, i pregiudizi, gli avvertimenti, i contrattempi, le incomprensioni, le paure...

Israele è stato così, una piccola parte di una lunga storia, fatta di amicizia... grazie f. y

clxqp: paolo rumiz, monika bulaj - "gerusalemme perduta"

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